Poesie sull'argomento
Diego Angeli: "Il vischio" in "L'Oratorio d'Amore. 1893-1903" (1904).
Umberto Bottone: "Gli Ulivi" e "I Salici" in "Lumi d'argento" (1906).
Giovanni Camerana: "Autunnale" in "Poesie" (1968).
Enrico Cardile: "Il laureto" in "Sintesi" (1923).
Giovanni Alfredo Cesareo: "L'albero ucciso" in "Le consolatrici" (1905).
Carlo Chiaves: "Il pino" in "Sogno e ironia" (1910).
Sergio Corazzini: "La morte dell'albero" in «Marforio», febbraio 1903.
Italo Dalmatico: "I vecchi" in "Juvenilia" (1903).
Gabriele D'Annunzio: "Ai lauri" in "Poema paradisiaco" (1893).
Luigi Fallacara: "L'albero" in "Illuminazioni" (1925).
Cosimo Giorgieri Contri: "L'alloro" e "Alberi antichi" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).
Cosimo Giorgieri Contri: "Il ginepro" in «Nuova Antologia», aprile 1906.
Corrado Govoni "L'acacia" e "Il pioppo" in "Gli aborti" (1907).
Corrado Govoni: "I pioppi d'argento" in "Poesie elettriche" (1911).
Arturo Graf: "L'abete solitario" in "Medusa" (1890).
Arturo Graf: "Vecchi ontani" in "Dopo il tramonto" (1893).
Giuseppe Lipparini: "L'albero dei sogni" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).
Tito Marrone: "Il pesco" in "Cesellature" (1899).
Pietro Mastri: "L'albero e l'aquilone" in "L'arcobaleno" (1900)
Pietro Mastri: "Olivo e cipresso", "La fronda oscillante" e "L'albero insonne" in "Lo specchio e la falce" (1907).
Mario Morasso: "Le sacre palme nelle notti di passione" e "I giunchi" in "I Prodigi" (1894).
Angiolo Orvieto: "Abeti" in "La Sposa Mistica. Il Velo di Maya" (1898).
Nino Oxilia: "In fondo alla giallognola pianura" in "Canti brevi" (1909).
Enrico Panzacchi: "Notte insonne" in "Poesie" (1908).
Giovanni Pascoli: "I gattici" e "Il pesco" in "Myricae" (1900).
Romolo Quaglino: "La orgogliosa umiltà - Preludio" in "Dialoghi d'Esteta" (1899).
Antonio Rubino: "L'albero umano" in «Poesia», ottobre 1908.
Testi
L'ALBERO
di Luigi Fallacara
Una parola vivida di grazia
al corpo assorto in suo stupore d'atto,
come per gloria d'albero che spazia
su vasta foga di rosso disfatto;
se una constatazione non ci sazia,
noi, smarriti nel vivere compatto,
e tu, esaltata, contorta a disgrazia
di colpa, carne che ancor chiede patto.
Ma così, sempre invano. Pentimento
solo, sconforto di virtù negata;
questo, alla tua grandezza che si sfoglia.
Incongruenza, in cogliere suo intento,
fatta legge; potenza disperata
d'albero umano che non rifà foglia.
(Da "Illuminazioni")