domenica 8 giugno 2025

Riviste: "Hermes"

 Hermes è il titolo di una rivista d’arte e letteratura pubblicata a Firenze tra il 1904 ed il 1906; nella veste di direttori si alternarono Giuseppe Antonio Borgese ed Enrico Corradini. La periodicità di Hermes non fu sempre regolare; in totale ne uscirono dodici fascicoli. Tra i collaboratori di questa rivista fiorentina, vi furono Domenico Giuliotti, Giovanni Papini, Marcello Taddei ed Emilio Cecchi. Politicamente e ideologicamente Hermes fu molto vicina ad altre prestigiose riviste di quel preciso periodo storico, come Leonardo e Il Regno; letterariamente parlando, coloro che vi pubblicarono prose e versi, mostrarono una spiccata affinità con la scrittura di Gabriele D’Annunzio, specialmente per quel che concerne il formalismo estetico. Chiudo riportando tre poesie tratte dalle pagine di questa rivista del primissimo Novecento.

 

 


 

 

L'OSPITE

di Giuseppe Antonio Borgese (1882-1952)

 

No, no, non aprire. Se picchiano tu non aprire;

se battono tutta la notte, e tu non udire.

All' alba egli si stancherà.

 

Sta fermo, egli udrà; non respirare, rannicchiati

nell' ombra. Se ode i tuoi passi, egli picchia

più forte. È la pioggia che colma la gora e trabocca

o ancora le ferree sue nocche?

 

Chiudi gli occhi, non ascoltare. Perché

     tremi? Hai l’ arma tua presso di te?

Dormi, egli forse non torna.

 

Crederà che tu dorma. Non aprire: vorresti vederlo

          col volto nascosto nel lungo mantello

          grondante di pioggia? Sentir le pupille ferine

          traverso le palpebre chine?

 

Ahimè! quel suo piccolo rosso fanale,

     giallo rossastro come occhi di micidiale!

     Chi, rincasando tardivo, ne vide il lucor per le scale,

     tremò d’un tremore mortale.

 

Accendi il tuo lume. Lampeggia. Nell’oscurità

          tremi. Senti? non picchia. Ora se ne va.

Hai messo alla porta il paletto e la stanga?

Non credere ch’egli rimanga,

non credere ch'egli ti aspetti.

                          Perché non accendi?

Perché con terrore le braccia protendi?

Ah! la tua lampada è là.

La lampada rossa nell’oscurità!

 

(da "Hermes", novembre 1904)

 

 

 

 

PICCOLA CASA DI MORTI

di Riccardo Forster (1869-1938)

 

Qui noi salimmo uniti per la rampa

ad un asil di genti primitive.

Sul poggio splende il sole come lampa,

cinta da mille lampade votive.

 

Qui l'uomo contro l'uomo non s'accampa.

Non beve la sua bocca alle sorgive

fonti più r aure : in petto non gli avvampa

follia di sogni, di divine rive.

 

Salimmo con la Gioja tutta in fiore!

Ora sembra che giungano nell' orto,

crocisegnato l' ombre, e che ogni morto

 

della mia stirpe chieda al nostro amore,

nell'alta solitudine romita,

per la sua tomba un brivido di vita.

 

(da "Hermes", maggio-giugno 1904)

 

 

 

 

IL RAGNO

di Federico Valerio Ratti (1877-1944)

 

Poi che la ultima nota

via dileguò ne la sera

verso una speranza ignota,

tornò eguale la tastiera.

 

Prima sciacquavano l’onde

contro una scala di marmi

politi, fiorian le sponde

di rose e l'aria di carmi;

 

prima era tutto un immenso

domo d’oro splendente,

dove fra nubi d’incenso

si officiava al Sol nascente:

 

or, poi che l’ ultimo lagno

vanì del cembalo bello,

tutto disparve, e un ragno

solo abita il mio cervello.

 

(da «Hermes», luglio 1906)

 

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