Nacque a Catania nel 1888, ed ivi morì, a soli ventuno anni, nel 1909. Un anno prima della scomparsa fondò e diresse, insieme a Giuseppe Vilaroel, la rivista Matelda, a cui collaborò pubblicandovi saggi critici e diverse poesie. Durante la sua brevissima esistenza fece in tempo a pubblicare poche raccolte di versi, in cui si percepisce la sensazione di una morte imminente; di conseguenza le poesie del Giuliano, così semplici, sincere e pregne di malinconia, ricordano da vicino quelle dei crepuscolari, e in particolare - anche per la medesima sorte che disgraziatamente li unisce - la poesia di Sergio Corazzini.
Opere poetiche
"Musica",
Tip. Siciliana, Messina 1904.
"Alloro
giovine", F.lli Battiato, Catania 1905.
"Interludium",
Tip. Edit. L. S. Lentini, Castelvetrano 1906.
"Le ore mattutine", La Vita Letteraria, Roma 1907.
Testi
Da
"FIORI"
I.
Ésile giglio,
che, ne’ giorni belli
di porpora e di
azzurro insieme ornati,
ogni dolore, ogni
amarezza svelli
da 'l core de li
umani sfigurati;
giglio che vivi
solitario, e pelli
somigli
alabastrine di adorati
seni e mai cinti
preziosi anelli
da 'l magico
fulgor come iridati;
giglio, di purità
simbolo, emblema
d’animo buono e
di pietoso core
che calcolo o
interesse mai non prema;
io t'amo, io
t'amo, de lo stesso amore
di Lei, la
Suavissima che trema
d’ogni peccato, e
n’ ha profondo orrore…
(da "Alloro giovine", Battiato, Catania MXMV, p. 55)
IL SOGNO DE LA
VITA
Chi mi disse la
parola sublime?
Io l'udii ne la
notte
in un sogno tinto
di rosa,
da una bocca
invisibile.
Oh, come fu dolce
al mio core!
Parve il blandulo
murmure
di uno sciame di
pecchie
intente a suggere
il miele
da le corolle
odorose.
Parve il bacio
che il mare,
fervido amante
ceruleo
dà a la rena
sitibonda
ne i meriggi
d'estate.
E fluttuò ne la
mia mente
come ne l'acqua
le chiome
de le belle
oceanine,
allor che
spioventi cadono
sovra gli omeri
d'alabastro
e su i carnosi
fiori del seno
da un umore
vitale inturgiditi.
Beato sorrisi a
lo spirito buono
e vissi i primi
istanti
de la vita
perfetta.
Ma i primi raggi
del sole
irruppero ne la
mia camera
e mi destarono.
Avevan sembianza
di scheletri
lumati da ghigni
satanici.
(da "Le ore mattutine", La Vita Letteraria, Roma MCMVII, pp. 39-40)
RISO DI STELLE
Tu pur soave, o
ridere di stelle,
in questa notte
tremula d’agosto!
Un dì spregiai la
vita e fui ribelle;
al sogno or con
devota ansia m'accosto.
Pace solenne. O
firmamento, nelle
tue luci è come
un simbolo riposto:
L'anime umane
sono tue sorelle,
cui splenda in
cielo un luminoso posto...
E vanno, senza
tregua al lor cammino:
salgono con
fallaci ali da terra,
come le mena il
torbido destino:
A volte, con la
vita in aspra guerra,
a volte, liete
d'un sogno azzurrino;
fin che la morte
al varco non le afferra.
14 agosto 1908
(da «Matelda»,
1908)