martedì 10 ottobre 2023

"Lettera scritta di sera"

 Malgrado il suo nome non compaia praticamente mai nelle antologie più o meno note, Francesco Tentori (Roma, 18 marzo 1924 – Roma, 15 marzo 1995)  è stato un ottimo poeta italiano del XX secolo. Autore di una decina di raccolte di versi, che si dipanano lungo l'intera seconda metà del Novecento (la prima, I destini, è del 1949 e l'ultima, Migrazioni è del 1997), Tentori è stato maggiormente valutato nella sua attività di traduttore (che io in verità conosco pochissimo). I suoi versi migliori, a mio parere, si trovano nelle raccolte pubblicate negli anni '60 del XX secolo: Lettere a Vilna (1960), Nulla è reale (1964) e Lo stormire notturno (1968). Dal primo volume che ho citato, ho trascritto la bellissima Lettera scritta di sera. È la prima poesia della sezione che ha lo stesso titolo della raccolta. Tutte le sette poesie di questa sezione sono, in sostanza, delle epistole in versi dirette a Vilna: la donna con cui, in quel preciso periodo (1954-1957), il poeta aveva una relazione amorosa. I due versi iniziali, oltre ad evidenziare la lontananza dei due innamorati, fanno percepire la solitudine del poeta, che si trova, di sera, in una città in cui ha vissuto dei momenti felici con Vilna; per consolarsi pensa a lei, e con la fantasia riesce a vederla, malgrado la sua assenza. Seguono nove versi in cui il poeta descrive il paesaggio che vede intorno a lui, caratterizzato da alberi già quasi del tutto spogli, da uccelli autunnali che volano di ramo in ramo, da fioche luci e da un silenzio tremendo: tutti elementi che acuiscono la malinconia di chi soffre fortemente l'assenza della donna. Il poeta non riesce a superare questo momento difficile, e allora vaga per la casa deserta, cercando di fare qualcosa per distrarsi; ma ogni oggetto caro, e perfino gli amati libri, non riescono a farlo allontanare dal pensiero di lei. Unica consolazione è per lui scrivere una lettera alla sua donna, chiedendogli se il luogo in cui si trova ora ha le stesse peculiarità della città in cui vive l'uomo; in realtà sa bene che non è così, perché Vilna ora risiede in una località balneare, contraddistinta da un clima più mite, ventoso, da odori e suoni differenti. Infine il poeta si domanda se anche a lei, di notte mentre dorme, appaiono "figure amorose"; se, insomma, il poeta è ancora presente nei suoi sogni. Nei due versi finali c'è un'amara affermazione relativa all'impossibilità di potersi amare come si vorrebbe, quando si è così lontani l'uno dall'altra. Lettera scritta di sera fu inserita dal Tentori anche nella raccolta Migrazioni (Passigli, Firenze 1997, p. 18) in una versione diversa rispetto all'originale, che invece ritengo sia la migliore.





LETTERA SCRITTA DI SERA


La tua immagine mi visita di sera

in questa città che conosci.

È una sera già quasi autunnale

con autunnali uccelli per il cielo

già vuoto, già spogliato delle foglie

ed una luce scarna, melanconica

come un velo tra il mondo e noi.

Non s'odono campane e anche gli uccelli

volano silenziosi. Che fare

in una sera così sola, assorta

e turbata? Noi siamo lontani.


Ho vagato per la casa deserta,

per le stanze così grandi nel buio,

coi corpi degli oggetti familiari

abbandonati dal giorno sulla riva.

Esita l'ora, incerta. Anche i libri

giacciono inanimati e non sprigionano

il richiamo sottile. Vaghe ombre

attraversano l'aria e giunte al muro

tastano inquiete, sospirando. Che fare:

scrutare ancora gli avidi fantasmi?

No. Ti scrivo: Poiché siamo lontani.


Non è la stessa luce, la stessa stagione

quella che tu respiri e che ti porta

l'odore e il suono del mare

presso il cespuglio di ginestre? Ma il cielo

sarà più umano, più vicino e un vento

errerà sulla sabbia suscitando

nella notte figure amorose 

che ti accarezzano nel sonno. Sogni

di me forse, mi chiami? Ma che fare:

la distanza delude il desiderio.

Amore incalza; ma siamo lontani.


(da "Lettere a Vilna", Vallecchi, Firenze, pp. 11-12)


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