venerdì 1 luglio 2016

La montagna in 10 poesie di 10 poeti italiani del XX secolo

La montagna è certamente una delle mete preferite dai villeggianti; e per trovarsi davanti a spettacoli di una bellezza e di una suggestività non paragonabili, basta rimanere nei confini della nostra stupenda penisola. Le catene montuose italiche infatti, posseggono tesori spesso sottovalutati o, perlomeno, non abbastanza considerati. Alcune località alpine in particolare, possono considerarsi dei veri e propri paradisi terrestri. Le dieci poesie che seguono questo preambolo descrivono soprattutto le estasianti atmosfere alpestri che è possibile vivere e godere in determinate stagioni dell'anno. Più d'una volta si fa riferimento al silenzio: caratteristica fondamentale di certi boschi montani, non rintracciabile in altri luoghi terrestri, come scrisse Dino Buzzati in "Il segreto del bosco vecchio" («Ma due o tre volte, quella notte, ci fu anche il vero silenzio, il solenne silenzio degli antichi boschi, non comparabile con nessun altro al mondo e che pochissimi uomini hanno udito»).




SULLA STRADA DI CHAMOIS
di Italo Mario Angeloni (1876-1957)

Un dì, dai verdi prati di Fierna
mentre al mattino le finestre aprivi, —
ché con sollecitudine materna

venìa l'aurora carezzando i clivi, —
te scorgemmo, Chamois, nera distesa
di casolari fra gli argentei rivi.

Là saliremo: fu la muta intesa
del mio cuore e del suo, che gli occhi in alto
levò dalla carrozza alla tua chiesa.

Ed oggi alfine verso il cheto spalto
pellegriniamo a un tuo desco frugale
per la scagliata costa di basalto.

Come un pensiero che la mente assale,
l'avvolge inavveduto e la costringe
di sogno in sogno, dolcemente eguale,

così la via che innanzi si sospinge
per i fianchi montani a sé ne tragge
verso il romito culmine che attinge.

Sosta, trasogna chi invocò da piagge
tumultuanti di città sonore
pace di solitudini selvagge.

Pascendo pure avidità nel cuore
sofferse il male, nel soffrir, sincero,
finché a salvezza non lo volse amore.

Ora l'Alpi egli ha in faccia e sul sentiero
montano, bianca, tra l'azzurro e i fiori
sali dolce, o Maria, con pie leggero

regina della luce e dei colori.

(Da "Il conquistatore", Lattes, Torino 1910)





SILENZIO SUI MONTI
di Gaetano Arcangeli (1910-1970)

Oggi il silenzio dura.
Non voci ciarliere di campane,
di campane senz'anima,
voci di povere bestie umane
malinconiche:
non gridi né voli né stridi
né canti.
Non piccole voci umane:
non voce del cuore
che immalinconisca la pace
di oggi.
La pace di oggi non fugge
né muore
uccisa da piccole voci;
grande voce divina che ascoltiamo
senza neppur respirare.

(Da "Dal vivere", Testa, Bologna 1939)





LA VALLE PERDUTA
di Alfredo Baccelli (1863-1955)

È una valle perduta in mezzo ai ghiacci
Che nessuno vi può mettere il piede.
Se un cacciatore, che non presta fede
Alla leggenda strana,
Tenta il negato varco e vi s'indugia,
La nebbia cala, con sottil malia
L incanta, lo confonde, lo disvia:
Per sempre l'allontana.

Di pini solatii la valle odora,
Mentre fischian marmotte, e bianche lepri
Fra rododendri scherzano e ginepri.
Pendono i rosei pomi
Le prugne nere e le ciliege in fuoco:
D'oro, di lapislazzuli e d'argento
Fiorisce il prato, e squilla alto un concento
Sotto i frondosi domi.

La notte, dove i rigidi cipressi
Levan, come colonne di basalto,
I neri tronchi in alto, in alto, in alto,
Verso il bruno zaffiro,
Che par si fonda al palpito degli astri,
Le fate, bianche più di bianche nevi
E come nebbie vanescenti e lievi.
Siedono tutte in giro.

V'è la pensosa e taciturna figlia
Del Passato che dorme e non ritorna,
E con le gemme dell' Inganno adorna
Quella de l'Avvenire:
V'è la figlia del Sogno che sospira.
La figlia della Gioia che non pensa,
E quella de la Fede che dispensa
La forza di morire.

Dagli occhi verdi come lo smeraldo
Raggiano per la notte un sottil lume,
E piano piano al pallido barlume
Va di dolcezza un canto.
Come un ricordo caro o una speranza.
Acque e venti lo portano lontano:
Lo portano dov'è il dolore umano.
Dov'è la morte e il pianto.

(Da "Alle porte del cielo", Zanichelli, Bologna 1921)





MALOIA
di Giovanni Bertacchi (1869-1942)

Io son salito all'umida e tardiva
primavera dell'Alpe: al mesto prato
io vidi il verde che ricompariva
quale il novembre ve l'avea lasciato.

Cinque mesi di neve! Or nel crucciato
mattin di giugno, dalla val saliva
e pioggia e bruma e vento: un tormentato
fumar di larve sulla fosca riva.

I monti, intorno, erano bianchi ancora.
Varia così, quella scena parea
la ruina immortai d'un verno stanco...

Là, verso Sils, un monte tutto bianco
pallidissimamente rilucea
come nel nimbo d'una fioca aurora.

(Da "Liriche umane", Libreria Editrice Nazionale, Milano 1903)





VILLAGGI ALPESTRI
di Antonio Cippico (1877-1935)

Oh su le verdi aeree pendici,
ne l'ombra della bianca alpe od in vetta,
piccola casa e piccola chiesetta,
che de l'infanzia a i dì, m'ebbi felici!

Giuoco di bimbo, allora! ora, sospiro;
qual vi riveggo, o lindi ermi villaggi,
cuspidi aguzze e bianchi romitaggi,
tetti d'ardesia, fumiganti in giro!

Natività novella d'infantile
innocenza! ne 'l cuor vecchio il miraggio
de 'l trastullo d'allora évoca il maggio
sfiorito de 'l mio cuor primaverile.

Come la casa, dunque, e la chiesetta
d'allora, che fiorir ne 'l mio dominio
di bimbo, or sorgon, qual per vaticinio
antico, i pii villaggi a l'alpe in vetta!

(Dalla rivista «Nuova Antologia», aprile 1904)





DOLOMITI
di Antonia Pozzi (1912-1938)

Non monti, anime di monti sono
queste pallide guglie, irrigidite
in volontà d'ascesa. E noi strisciamo
sull'ignota fermezza: a palmo a palmo,
con l'arcuata tensione delle dita,
con la piatta aderenza delle membra,
guadagnamo la roccia; con la fame
dei predatori, issiamo sulla pietra
il nostro corpo molle; ebbri d'immenso,
inalberiamo sopra l'irta vetta
la nostra fragilezza ardente. In basso,
la roccia dura piange. Dalle nere,
profonde crepe, cola un freddo pianto
di gocce chiare: e subito sparisce
sotto i massi franati. Ma, lì intorno,
un azzurro fiorire di miosotidi
tradisce l'umidore ed un remoto
lamento s'ode, ch'è come il singhiozzo
rattenuto, incessante, della terra.

(Da "Parole", Garzanti, Milano 1998)





MONTAGNA
di Giorgio Orelli (1921-2013)

Giungo dove non ronzano i beati,
in questa ganna di pieno silenzio.
Le gallinette stanno immobili
con i loro colli di pietra
e la marmotta uscita al primo sole
non teme d'essere uccisa
né fischierà.

Nessuno annulli la montagna,
ora, leggera e come costruita
con le carte da gioco dell'infanzia.

(Da "Poesie", Meridiana, Milano 1953)





SILENZIO ALPESTRE
di Ceccardo Roccatagliata Ceccardi (1871-1919)

Pensier che muto in sogno il cuor m'immaga
quando a Settembre l'aria mattutina
già tempera l'Estate, e il ciel affina
di un nitido languor ch'entro dilaga.

Oh allor ripide ascese! Allor vagare
da un balzo un ermo fluttuar di monti
tra l'infinito!; e scrutar borghi e ville,
e città curioso immaginare
ai remoti biancor' de gli orizzonti.

E lassù coglier soffi di tranquille
voci, come a lor riva: eco di squille,
tinnir di mandre: ed un zirlìo di grilli;
grilli de l'Alpe: da cui par zampilli
una pace di mondi altri presàga.

(Da "Sonetti e poemi", Traversari, Empoli 1910)





SULL’ORTOBENE
di Sebastiano Satta (1867-1914)

Meriggiano le pecore e i pastori.
Elci e felci non fremono a una stanca
Ala di vento; il mare si spalanca
Da monte Bardia fino a Galtellì.

L’ombra di un volo e un grido di rapina:
L’aquila. Con un dondolìo lento
Si rimescola il branco sonnolento:
L’ombra dilegua in seno al mezzodì.

(Da "Canti barbaricini", La Vita Letteraria, Roma 1910)





ASSENZIO
di Andrea Zanzotto (1921-2011)

La deserta stagione
nell'acqua dei cortili
le sue gioie scompone
precipita dai clivi.

Verso i monti delle alpi
torna azzurro ed assenzio
di venti, torna ai campi
la sagra del silenzio.

E il tuo freddo rimpianto
sta sui vacui confini
contro il porpureo vanto
dei mosti e dei giardini

mentre l’astro crudele
dalle attardate sfere
rigèrmina e fedele
cresce nel suo potere.

Sigillo augusto, degna
fine, voto profondo,
spada che a morte segna
per sempre il cielo e il mondo,

delle tenebre alunno
che impietrisci l’aurora!
Nell’ombra dell’autunno
il chiuso bosco odora.


(Da "Dietro il paesaggio", Mondadori, Milano 1951)



Konrad Petrides, "The Rax mountain"

3 commenti:

  1. Ceccardo Roccatagliata Ceccardi era delle mie parti!o meglio, scelse di stare qua! E'il nostro poeta!
    Pensavo di aggiungerti nel blogroll.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, Ceccardo visse per molti anni in Toscana, pur essendo nato in Liguria. Ho letto il significato della parola "blogroll", di cui, scusa l'ignoranza, non sapevo nulla; se vorrai aggiungermi ne sarò lieto. Ho letto già molti articoli del tuo interessante e originale blog, complimenti.

      Elimina
  2. Ceccardo visse a Ortonovo, il comune in cui sono cresciuta, proprio al confine tra le due regioni, ma noi della Lunigiana non siamo "misti", siamo "altri".

    RispondiElimina