Giugno, luglio,
agosto e settembre: tempo d'estate, di vacanze e quindi di spiagge. Come è
noto, gli italiani, dovendo scegliere un luogo dove andare in villeggiatura,
tra montagna, campagna e mare preferiscono quest'ultimo; perciò si spiega
l'affollamento delle spiagge italiche: piene di fascino e di svaghi, occasione
unica per abbronzarsi, divertirsi e alleviare il malessere causato
dall'eccessivo caldo. Ma, se si vuole descrivere il contenuto delle dieci
poesie sottostanti, è facile notare che raramente si respira quell'atmosfera
spensierata e piacevole che spesso è presente sulle spiagge estive nostrane; in
questi versi c'è, quasi sempre, molta malinconia; si parla infatti di spiagge
di fine estate o di primo autunno, quando questi luoghi sono ormai stati
abbandonati dai villeggianti; altrove si parla di spiagge che hanno visto scene
di guerra, oppure di spiagge lontane... Le ore non sono quelle in cui questi
posti sono maggiormente affollati, bensì le ore serali: proprio perché, quando
sui lidi non c'è più nessuno, i poeti riescono a volare più alto con la
fantasia, e trovano pensieri, sogni, immagini, figure che possano aiutarli a creare versi altrimenti
impossibili. Sono, insomma, le spiagge della poesia.
SPIAGGIA
di Gaetano Arcangeli
(1910-1970)
Non piove fuoco più
su questa landa
di giacenti, ove
tento ravvisare
un tormento di vita,
ove mi guida
il silente Virgilio
della mente...
Tutto è franato a una
mite catastrofe
di destini e di
secoli, nel suono
di quest'onda
perpetua, sempre l'ultima...
(Forse sommessi ridon
fra le tende
dell'intralcio di un
passo, nella rena,
che alto li rasenta,
di un vigile
occhio che inquieto
volge qui estranei
pensieri, naufraghi
da alte bufere...)
(Da "Solo se
Ombra a altre poesie", Mondadori, Milano 1954)
MARINA D'OTTOBRE
di Giorgio Bassani
(1916-2000)
Che la pioggia dilavi
il cielo, e il sole
basso d’autunno
vermiglio sfavilli,
viola si curverà la
spiaggia al lieto
urto del mare.
E andremo per la
bruma lieve, soli,
nel sonno che dalle
verdi e segrete
risacche fuma: sulle
dune brilla
in pace il faro.
(Da "L'alba ai
vetri", Einaudi, Torino 1963)
SPIAGGIA DI SERA
di Giorgio Caproni
(1912-1990)
Così sbiadito a
quest’ora
lo sguardo del mare,
che pare negli occhi
(macchie d’indaco
appena
celesti)
del bagnino che tira
in secco
le barche.
Come una randa cade
l’ultimo lembo di
sole.
Di tante risa di
donne,
un pigro schiumare
bianco sull’alghe, e
un fresco
vento che sala il
viso
rimane.
(Da "Come
un'allegoria", Degli Orfini, Genova 1936)
RICONOSCIMENTO
di Bartolo Cattafi
(1922-1979)
Verso le dodici di
oggi
venticinque settembre
settantuno
sulla spiaggia
chiamata Marchesana
nel golfo tra i due
capi
di Tyndaris e di
Milae
trovo - bianca
bombata
doppiamente bordata
di marrone
d'ottima fattura
siciliana -
una conchiglia che fu
mia piastra
di riconoscimento
la prima volta
quando andavo per
mare combattendo
aspettando la nebbia
della morte
ed ora chi si ricorda
di che tipo
fosse la mia anima
se cartaginese o
romana.
(Da "L'aria secca
del fuoco", Mondadori, Milano 1972)
Da
"SPIAGGE"
di Emilio Jona (1927)
Ritorna a casa ogni
vecchia signora
seduta su ispido
cemento, lontano
brillano lampare
gli innamorati
soltanto vivono
a scaldare coi baci
l'umida oscurità.
Io pure avrei amato
camminare
con una ragazza di
nome...
inaccessibile
ragazza, perduta alle intimità,
ma gli alberghi si
sono vuotati d'un fiato
come bicchieri di
ubriachi
le ragazze sono
fuggite verso accaldate città
è rimasta la sabbia
soltanto nelle mani,
umido stampo delle
dita, le cabine
perse ai vestiti, ai
colori del mattino
e sono tornato a me
solo
come si torna la sera
di gente caduta.
Sul vetro troppe
volte era scritta
un'immagine per
essere vera.
(Da "Tempo di
vivere", Mondadori, Milano 1955)
SULLA SPIAGGIA
di Eugenio Montale
(1896-1981)
Ora il chiarore si fa
più diffuso.
Ancora chiusi gli
ultimi ombrelloni.
Poi appare qualcuno
che trascina
il suo gommone.
La venditrice d'erbe
viene e affonda
sulla rena la sua
mole, un groviglio
di vene varicose. È
un monolito
diroccato dai picchi
di Lunigiana.
Quando mi parla resto
senza fiato,
le sue parole sono la
Verità.
Ma tra poco sarà qui
il cafarnao
delle carni, dei
gesti e delle barbe.
Tutti i lemuri umani
avranno al collo
croci e catene.
Quanta religione.
E c'è chi s'era
illuso di ripetere
l'exploit di Crusoe!
(Da "Diario del
'71 e del '72", Mondadori, Milano 1973)
A MAGGIO IN SPIAGGIA
di Nico Orengo
(1944-2009)
A Maggio in spiaggia
Maria cambia faccia.
Il tempo lieve,
minuscolo a punti di neve,
il ristorante con
pesci e fiori accogliente...
Ci fosse musica
sarebbe niente,
perché a parlarti mi
viene da ingoiarti.
(Da "Narcisi
d'amore", Guanda, Parma 1995)
LA SPIAGGIA
di Vittorio Sereni
(1913-1983)
Sono andati via tutti
-
blaterava la voce
dentro il ricevitore.
E poi, saputa: - Non
torneranno più - .
Ma oggi
su questo tratto di
spiaggia mai prima visitato
quelle toppe
solari... Segnali
di loro che partiti
non erano affatto?
E zitti quelli al tuo
voltarti, come niente fosse.
I morti non è quel
che di giorno
in giorno va
sprecato, ma quelle
toppe di inesistenza,
calce o cenere
pronte a farsi
movimento e luce.
Non
dubitare, - m'investe
della sua forza il mare -
parleranno.
(Da "Gli
strumenti umani", Einaudi, Torino 1965)
DALLA SPIAGGIA
di Teresah (pseud. di
Corinna Teresa Ubertis, 1877-1964)
Quando la sera colle
dita d'oro
ti foggia al capo
costellazioni
in corona di luce,
ecco, m'appari.
Sali a specchio dell'onde:
ài nel tesoro
degli occhi il radiar
di visioni
che non so, l'ombra
degli ignoti mari.
Freme il tuo sogno,
la tua vela freme
da sconosciuti
aneliti agitata,
porta la nave tua
carichi d'ale...
Non io teco verrò a
le rive estreme
onde mi chiami, per
la mia placata
anima degna di un
sogno immortale!
Naviga verso i regni
del mistero,
bianco nocchiero: a
me non diè la morte
alate vele per varcar
le soglie.
Dalla spiaggia
solinga, prigioniero
spirito, guardo
lontanar le morte
speranze nella notte
che m'accoglie.
(Da "Nova
lyrica", Roux & Viarengo, Torino 1904)
SPIAGGIA
di Diego Valeri
(1887-1976)
Mare, mi basta il tuo
canto fondo,
la tua immensa voce
fanciulla
che pare nata adesso
dal nulla,
nel fresco mattino
del mondo.
Non ti vedo: vedo il
bell'oro
opaco della sabbia
distesa,
e una fascia di cielo
accesa
sopra l'orizzonte
sonoro.
Ma tu sei là, respiro
il tuo fiato
ch'à il sapore di
tutta la vita...
E forse in
quest'attimo è uscita
Venere santa dal tuo
flutto salato.
(Da
"Poesie", Mondadori, Milano 1962)
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Georges Lacombe, "La baia" |
Accipicchia!
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