mercoledì 29 giugno 2016

Le spiagge in 10 poesie di 10 poeti italiani del XX secolo

Giugno, luglio, agosto e settembre: tempo d'estate, di vacanze e quindi di spiagge. Come è noto, gli italiani, dovendo scegliere un luogo dove andare in villeggiatura, tra montagna, campagna e mare preferiscono quest'ultimo; perciò si spiega l'affollamento delle spiagge italiche: piene di fascino e di svaghi, occasione unica per abbronzarsi, divertirsi e alleviare il malessere causato dall'eccessivo caldo. Ma, se si vuole descrivere il contenuto delle dieci poesie sottostanti, è facile notare che raramente si respira quell'atmosfera spensierata e piacevole che spesso è presente sulle spiagge estive nostrane; in questi versi c'è, quasi sempre, molta malinconia; si parla infatti di spiagge di fine estate o di primo autunno, quando questi luoghi sono ormai stati abbandonati dai villeggianti; altrove si parla di spiagge che hanno visto scene di guerra, oppure di spiagge lontane... Le ore non sono quelle in cui questi posti sono maggiormente affollati, bensì le ore serali: proprio perché, quando sui lidi non c'è più nessuno, i poeti riescono a volare più alto con la fantasia, e trovano pensieri, sogni, immagini, figure che possano aiutarli a creare versi altrimenti impossibili. Sono, insomma, le spiagge della poesia.   





SPIAGGIA
di Gaetano Arcangeli (1910-1970)

Non piove fuoco più su questa landa
di giacenti, ove tento ravvisare
un tormento di vita, ove mi guida
il silente Virgilio della mente...
Tutto è franato a una mite catastrofe
di destini e di secoli, nel suono
di quest'onda perpetua, sempre l'ultima...

(Forse sommessi ridon fra le tende
dell'intralcio di un passo, nella rena,
che alto li rasenta, di un vigile
occhio che inquieto volge qui estranei
pensieri, naufraghi da alte bufere...)

(Da "Solo se Ombra a altre poesie", Mondadori, Milano 1954)





MARINA D'OTTOBRE
di Giorgio Bassani (1916-2000)

Che la pioggia dilavi il cielo, e il sole
basso d’autunno vermiglio sfavilli,
viola si curverà la spiaggia al lieto
urto del mare.

E andremo per la bruma lieve, soli,
nel sonno che dalle verdi e segrete
risacche fuma: sulle dune brilla
in pace il faro.

(Da "L'alba ai vetri", Einaudi, Torino 1963)





SPIAGGIA DI SERA
di Giorgio Caproni (1912-1990)

Così sbiadito a quest’ora
lo sguardo del mare,
che pare negli occhi
(macchie d’indaco appena
celesti)
del bagnino che tira in secco
le barche.

Come una randa cade
l’ultimo lembo di sole.

Di tante risa di donne,
un pigro schiumare
bianco sull’alghe, e un fresco
vento che sala il viso
rimane.

(Da "Come un'allegoria", Degli Orfini, Genova 1936)





RICONOSCIMENTO
di Bartolo Cattafi (1922-1979)

Verso le dodici di oggi
venticinque settembre settantuno
sulla spiaggia chiamata Marchesana
nel golfo tra i due capi
di Tyndaris e di Milae
trovo - bianca bombata
doppiamente bordata di marrone
d'ottima fattura siciliana -
una conchiglia che fu mia piastra
di riconoscimento
la prima volta
quando andavo per mare combattendo
aspettando la nebbia della morte
ed ora chi si ricorda di che tipo
fosse la mia anima
se cartaginese o romana.

(Da "L'aria secca del fuoco", Mondadori, Milano 1972)





Da "SPIAGGE"
di Emilio Jona (1927)

Ritorna a casa ogni vecchia signora
seduta su ispido cemento, lontano
brillano lampare
gli innamorati soltanto vivono
a scaldare coi baci l'umida oscurità.

Io pure avrei amato camminare
con una ragazza di nome...
inaccessibile ragazza, perduta alle intimità,
ma gli alberghi si sono vuotati d'un fiato
come bicchieri di ubriachi
le ragazze sono fuggite verso accaldate città
è rimasta la sabbia soltanto nelle mani,
umido stampo delle dita, le cabine
perse ai vestiti, ai colori del mattino
e sono tornato a me solo
come si torna la sera
di gente caduta.

Sul vetro troppe volte era scritta
un'immagine per essere vera.

(Da "Tempo di vivere", Mondadori, Milano 1955)





SULLA SPIAGGIA
di Eugenio Montale (1896-1981)

Ora il chiarore si fa più diffuso.
Ancora chiusi gli ultimi ombrelloni.
Poi appare qualcuno che trascina
il suo gommone.
La venditrice d'erbe viene e affonda
sulla rena la sua mole, un groviglio
di vene varicose. È un monolito
diroccato dai picchi di Lunigiana.
Quando mi parla resto senza fiato,
le sue parole sono la Verità.
Ma tra poco sarà qui il cafarnao
delle carni, dei gesti e delle barbe.
Tutti i lemuri umani avranno al collo
croci e catene. Quanta religione.
E c'è chi s'era illuso di ripetere
l'exploit di Crusoe!

(Da "Diario del '71 e del '72", Mondadori, Milano 1973)





A MAGGIO IN SPIAGGIA
di Nico Orengo (1944-2009)

A Maggio in spiaggia
Maria cambia faccia.
Il tempo lieve, minuscolo a punti di neve,
il ristorante con pesci e fiori accogliente...
Ci fosse musica sarebbe niente,
perché a parlarti mi viene da ingoiarti.

(Da "Narcisi d'amore", Guanda, Parma 1995)





LA SPIAGGIA
di Vittorio Sereni (1913-1983)

Sono andati via tutti -
blaterava la voce dentro il ricevitore.
E poi, saputa: - Non torneranno più - .

Ma oggi
su questo tratto di spiaggia mai prima visitato
quelle toppe solari... Segnali
di loro che partiti non erano affatto?
E zitti quelli al tuo voltarti, come niente fosse.

I morti non è quel che di giorno
in giorno va sprecato, ma quelle
toppe di inesistenza, calce o cenere
pronte a farsi movimento e luce.
                                                 Non
dubitare, - m'investe della sua forza il mare -
parleranno.

(Da "Gli strumenti umani", Einaudi, Torino 1965)





DALLA SPIAGGIA
di Teresah (pseud. di Corinna Teresa Ubertis, 1877-1964)

Quando la sera colle dita d'oro
ti foggia al capo costellazioni
in corona di luce, ecco, m'appari.

Sali a specchio dell'onde: ài nel tesoro
degli occhi il radiar di visioni
che non so, l'ombra degli ignoti mari.

Freme il tuo sogno, la tua vela freme
da sconosciuti aneliti agitata,
porta la nave tua carichi d'ale...

Non io teco verrò a le rive estreme
onde mi chiami, per la mia placata
anima degna di un sogno immortale!

Naviga verso i regni del mistero,
bianco nocchiero: a me non diè la morte
alate vele per varcar le soglie.

Dalla spiaggia solinga, prigioniero
spirito, guardo lontanar le morte
speranze nella notte che m'accoglie.

(Da "Nova lyrica", Roux & Viarengo, Torino 1904)





SPIAGGIA
di Diego Valeri (1887-1976)

Mare, mi basta il tuo canto fondo,
la tua immensa voce fanciulla
che pare nata adesso dal nulla,
nel fresco mattino del mondo.

Non ti vedo: vedo il bell'oro
opaco della sabbia distesa,
e una fascia di cielo accesa
sopra l'orizzonte sonoro.

Ma tu sei là, respiro il tuo fiato
ch'à il sapore di tutta la vita...
E forse in quest'attimo è uscita
Venere santa dal tuo flutto salato.


(Da "Poesie", Mondadori, Milano 1962)



Georges Lacombe, "La baia"

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