domenica 30 agosto 2015

Enrico Panzacchi: poeta tra il vecchio e il nuovo

Alcuni poeti italiani della seconda metà del XIX secolo, pur avendo doti non indifferenti,  non hanno avuto adeguati riconoscimenti dalla critica, e  oggi sono appena ricordati. Uno di questi è Enrico Panzacchi (Ozzano dell'Emilia, 1840 - Bologna, 1904), un letterato e un uomo di cultura a tutto tondo, che, oltre alla poesie, scrisse anche saggi critici relativi alla musica e all'arte in generale. Come poeta attraversò varie tendenze dell'epoca: fu in parte carducciano, risentì del clima decadente che già in Italia proponeva la poesia di D'Annunzio, fu influenzato dagli ultimi strascichi del romanticismo, e, infine, ispirò alcuni versi di Giovanni Pascoli (soprattutto quelli di Myricae). A mio avviso, la parte migliore della sua cospicua opera poetica, si trova in certi componimenti decadenti, che a volte mostrano dei toni melanconici, altre volte sensuali. Insomma il Panzacchi migliore va ricercato nelle liriche maggiormente tese verso la poesia emergente, il cui arrivo, sia lui che altri suoi coetanei, in modo indiretto e inconsapevole, favoriranno (mi riferisco, ovviamente, alla poesia dei crepuscolari). Seguendo quest'ultimo ragionamento ho selezionato tre componimenti in versi del letterato emiliano, tutti rintracciabili alla sezione intitolata Fantasie del volume ricapitolativo delle sue Poesie, edito da Zanichelli nel 1908.





Opere poetiche
"Piccolo romanziere", Ricordi, Milano 1872.
"Funeralia", Zanichelli, Bologna 1873.
"Lyrica", Zanichelli, Bologna 1877.
"Vecchio ideale", F.lli David, Ravenna 1879.
"Nuove liriche", Treves, 1888.
"Visioni e immagini", Zanichelli, Bologna 1894.
"Alma natura", Zanichelli, Bologna 1894.
"Rime novelle", Zanichelli, Bologna 1898.
"Cor sincerum", Treves, Milano 1902.
"Poesie", Zanichelli, Bologna 1908.





Presenze in antologie
"Dai nostri poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903 (pp. 294-302).
"I Poeti Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano 1913 (pp. 1201-1206).
"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 212-213).
"La fiorita francescana", a cura di Tommaso Nediani, Istituto italiano d'arti grafiche, Bergamo 1926 (pp. 72-74; 104)
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947 (pp. 107-108).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al 1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 60-63).
"Poeti minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda, Bologna 1955 (pp. 178-179).
"Un secolo di poesia", a cura di Giovanni Alfonso Pellegrinetti, Petrini, Torino 1957 (pp. 119-122).
"Poeti minori dell'Ottocento", a cura di Luigi Baldacci, Ricciardi, Napoli 1958 (pp.1045-1055).
"Poeti minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi, Milano 1963 (pp. 549-555).
"Poesia dell'Ottocento", a cura di Carlo Muscetta ed Elsa Sormani, Einaudi, Torino 1968 (volume secondo, pp. 2200-2222).
"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. 3, p. 188).
"Poesia italiana dell'Ottocento", a cura di Maurizio Cucchi, Garzanti, Milano 1978 (pp. 335-338).
"L'albero a cui tendevi la pargoletta mano", a cura di due anonimi, Mursia 1979 (p. 218).
"Bizantini e decadenti nell'Italia umbertina", a cura di Elsa Sormani, Laterza, Bari 1981 (pp. 72-78).
"Antologia illustrata della poesia", a cura di Elvira Marinelli, Giunti, Firenze 2001 (p. 353).




Testi
SOGNANDO

Nell'aria era un effluvio 
di morte rose; ed io 
camminava sui margini 
del fiume dell'Oblio, 

che con l'onda profonda 
ripetea senza velo 
gli alberi della sponda 
e i puri astri del cielo. 

A notte, in gran silenzio 
dormian tutte le cose; 
passavano, passavano 
l'acque silenziose. 

Ma dall'alta corrente 
che le portava al mare 
udia soavemente 
una voce cantare 

(era la bionda Ofelia 
natante, addormentata 
in mezzo al fiume, d'alighe 
e fior campestri ornata): 

«Sul flutto che mi porta 
non splende mai l'aurora; 
vo come foglia morta 
verso ignota dimora. 

Come la nebbia tenue 
che mi lambe le chiome, 
ondeggiando m'inseguono 
fantasmi senza nome. 

Dolce l'oblio; di Lete 
alle dolcissim'onde 
la stanca ala volgete, 
anime vagabonde. 

Quante la vita ha glorie, 
quanti ha sogni l'amore, 
la voluttà non valgono 
del mio divin sopore». 

Così sonava il canto 
per la liquida via; 
e, fascinato, intanto 
col cuore io lo seguia. 

Nell'aria era un effluvio 
dolce di morte rose; 
passavano, passavano 
l'acque silenziose. 

(Da "Poesie")




NELL'HOTEL NON C'È PIÙ ALCUNO

Nell'hotel non c'è più alcuno: 
per le loggie, sulle scale, 
sulle porte numerate 

cala il vespro algido e bruno; 
e quiete sepolcrale 
tien le stanze inabitate. 

Nelle stanze i bianchi letti, 
ove il popol dei bagnanti 
sognò il mare e l'allegria, 

paion tanti cataletti 
tristi, immobili, aspettanti 
che il becchin li porti via. 

Io, postremo abitatore 
e novissimo cliente 
dell'albergo abbandonato. 

guardo all'ultimo chiarore 
che dilegua in occidente; 
guardo al mare ottenebrato. 

Odo errar per le pareti 
un sommesso favellio 
che racconta arcane istorie; 

e dai bianchi sepolcreti 
del silenzio e dell'obblio 
sorgon, sorgon le memorie. 

Le memorie in lunghe schiere 
passan, languide, il crin sciolto, 
l'alma empiendo di sconforti; 

e mi par di rimanere 
freddo, esamine, sepolto 
sotto un mucchio di fior morti. 

(Da "Poesie")




TERRIBIL SIRENA INVERNALE

Par dentro alla neve, tra gli alberi, 
la piccola casa sepolta. 
Tu canti; e non sai nella tenebra 
chi fuori, pensoso, t'ascolta; 

t'ascolta cantare, cantare 
in mesti volubili metri. 
Rosseggian riflesse nei vetri 
le fiamme del tuo focolare. 

Ho freddo. Nei sensi, nell'anima 
mi filtra un affanno mortale. 
Tu evochi le care memorie, 
terribil sirena invernale! 

Danno echi d'angoscia e di pianti 
gli avori del tuo pianoforte; 
un tetro pensiero di morte 
esala ne' dolci tuoi canti.

(Da "Poesie")

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