domenica 6 settembre 2015

La finestra nella poesia italiana decadente e simbolista

La finestra rappresenta la possibilità di osservare l'esterno, ovvero di guardare ed interpretare la realtà. Se la finestra è chiusa, ovviamente vuole significare una mancanza di interesse per ciò che accade "al di fuori", oppure può palesare una rinuncia alla vita, o, ancora, rappresentare una perdita, la fine di qualcosa. Quando la finestra è aperta, le immagini, gli odori e i rumori provenienti dall'esterno possono trasmettere il trionfo della vita o, al contrario, della morte. Spesso, soprattutto nei poeti crepuscolari, chi sta alla finestra osserva paesaggi piovosi, che stanno a indicare una interpretazione della realtà e della vita assolutamente negative, poiché dominate dalla tetraggine e dalla noia. Vista dall'esterno, la finestra può avere altre simbologie, spesso legate al mistero e all'amore (quest'ultimo rappresentato da giovani e belle donne affacciate).



Poesie sull'argomento

Italo Mario Angeloni: "Neve rossa" in "Il conquistatore" (1910).
Antonino Anile: "Lontananza" in "Poesie" (1921).
Francesco Cazzamini Mussi: "Convalescenza in settembre" in "Fogline d'assenzio" (1913).
Sergio Corazzini: "La finestra aperta sul mare" in "Le aureole" (1905).
Giuseppe Deabate: "Finestra" in "Il canzoniere del villaggio" (1897).
Federico De Maria: "La sua finestra" in "La leggenda della vita" (1909).
Lionello Fiumi: "Due prigionieri" in "Polline" (1914).
Domenico Gnoli: "Veglia" in "Eros" (1896).
Corrado Govoni: "Su la mia finestra, la pioggia" in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).
Corrado Govoni: "Le finestre" in "Poesie elettriche" (1911).
Olindo Malagodi: "La fronda alla finestra" in "Un libro di versi" (1908).
Guido Marta: "La finestra aperta", "Finestra sul canale" e "Finestra sul giardino" in "La neve in giardino" (1922).
Pietro Mastri: "Spesso, in qualche viucola sperduta" in "La Meridiana" (1920).
Nicola Moscardelli: "Finestra chiusa" in "La Veglia" (1913).
Nino Oxilia: "Alla finestra mentre piove" in "Gli orti" (1918).
Aldo Palazzeschi: "Le finestre di Borgo Tramontano" e "La finestra terrena" in "Poemi" (1909).
Teresah: "Mistero" in "Il libro di Titania" (1909).



Testi

LONTANANZA
di Antonino Anile

Son chiuse le finestre de la nota
tua casa. Io passo solo per la via,
con chiusa dentro l'anima l'ombria,
che più m'invade, d'una angoscia ignota.

Non un tempio deserto, a cui non resta
un solo nume, un solo altare, è triste
come ora la tua casa. Non esiste
una tristezza al mondo eguale a questa!

Tu sei lontana. Piovono dolore
le finestre del tuo vedovo lare;
io passo per la via solo: e mi pare
che intorno pianga in ogni cosa un cuore

umano, pianga un'esistenza vinta,
pianga una parte dell'anima mia,
Tu sei lontana. Io passo per la via
solo e vivente d'una vita estinta!

(Da "Poesie")





ALLA FINESTRA MENTRE PIOVE
di Nino Oxilia

Piove e la pioggia lascia andare al vento
le sue chiome leggere;
torce il vento i capelli d'acqua; sento
l'anima a fili torcersi e cadere.

I fili del telegrafo, sottili
tagliano il muro in faccia;
vanno le gocce d'acqua sopra i fili
ad una ad una e l'una e l'altra caccia.

Sono le vene dell'abisso umano
questi fili; imprecisi
nervi del sogno, recano lontano
i pensieri degli uomini divisi.

Che passa ora? Che passa ora, nell'attimo,
sui fili paralleli?
Ecco il mio cuore, umanità che batti
diversa in questo stesso attimo i cieli!

Ecco il mio cuore! Piove e l'acqua striscia
grigia nell'aria scialba:
pensieri in corsa, io vi darei la liscia
cava anima a riparo fino all'alba.

Fino all'alba che rida il sole. Andare
è bello, al sol, sui ponti
sonori di ferrati archi; passare
dalla gioia dei liberi orizzonti

a città tumultuose ove divine
parole e gesti iniqui
s'alternano nei sottosuoli obliqui,
dentro ai palazzi e dentro alle officine;

poi nel fumo oleoso di bitume,
vomitato da gole
profonde, ritrovare un altro fiume
e ribalzare nello stesso sole...

andare è bello! andare è bello! Ma
piove e i pensieri vanno
sotto la pioggia nell'oscurità
silenziosi verso un nuovo affanno:

vanno, e le vene del dolore umano
recano sotto i venti
i pensieri degli uomini lontano,
i pensieri degli uomini piangenti.

Che passa, ora, che passa, ora, nell'attimo,
sui fili paralleli?
Ecco il mio cuore, Umanità che batti
diversa in questo stesso attimo i cieli.

Ecco il mio cuore! Dà la pioggia al vento
le sue chiome leggere;
torce il vento i capelli d'acqua; sento
l'anima a fili torcersi e cadere.


(Da "Gli orti")  


Carl Vilhelm Holsøe, "Waiting by the window"

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