sabato 20 settembre 2014

La prima fase poetica di Giorgio Bassani

Certamente Giorgio Bassani, come scrittore, è diventato famoso per i suoi romanzi e i suoi racconti, non per le sue poesie. Ciò nonostante, a mio parere i suoi versi (che scrisse già dalla sua giovinezza) sono di valore eguale, se non superiore, alle sue prose. Questo vale soprattutto per il primo ventennio (che va grosso modo dal 1942 al 1962) di produzione poetica dello scrittore ferrarese, ovvero da Storie di poveri amanti (Astrolabio, Roma 1945) a L'alba ai vetri (quest'ultimo, pubblicato da Einaudi nel 1963, chiude, riepilogando le precedenti raccolte, la sua prima fase poetica). I versi di Bassani, molto belli e originali, devono non poco anche ad altri poeti che evidentemente lo hanno influenzato ed ispirato. Sulla rivista Paragone, nel 1956, e successivamente come poscritto alla raccolta citata L'alba ai vetri, Bassani parlò delle sue poesie dichiarando quali fossero stati i suoi punti di riferimento; ecco, per meglio chiarire, l'inizio dell'articolo:

"Nel 1942 il primo impulso a scrivere versi mi venne, più che dalla vita e dalla realtà, dall'arte, dalla cultura. Mi avevano colpito le poesie di due vecchi compagni d'università: Francesco Arcangeli e Antonio Rinaldi; e quelle di Pompeo Bettini, che Benedetto Croce aveva ristampato nell'inverno precedente. Da Laterza seguivo, oltre a ciò, i miei amici storici dell'arte - lo stesso Francesco Arcangeli, Giuseppe Raimondi, C. L. Ragghianti, Cesare Gnudi, Giancarlo Cavalli - sulle tracce dei pittori ferraresi e bolognesi del Cinque e Seicento: cosicché la campagna tra Ferrara e Bologna, che il mio treno percorreva quasi quotidianamente, mi mostrava attraverso i colori, intrisi d'una luce come velata, di quelle antiche pitture. La primavera del '42! Stalingrado, El Alamein, e il futuro incerto, oscuro... Eppure, nonostante tutto, la vita non mi è mai più apparsa così bella, così bella e struggente come allora". 

Ai poeti citati da Bassani, che molto hanno contribuito al fare poetico dello stesso, sarebbero secondo me da aggiungere anche alcuni corregionali come Gaetano Arcangeli, Riccardo Bacchelli, Attilio Bertolucci e, per la presenza di una sottile vena malinconica, Marino Moretti.
Tornando alla raccolta intitolata L'alba ai vetri, si nota una certa severità dell'autore nel selezionare i versi fino ad allora scritti e pubblicati. Vi sono infatti altre poesie che non figurano qui, di indubbio valore. In conclusione voglio trascrivere due poesie che fanno parte di questo volume.





ARS POETICA

E non resti di me che un grido, un grido lento,
senza parole. Nessuna mai parola: ché premio
m'eri, o frana celeste ed intima, tu sola.
Nel cielo senza tremito, quest'onda, quest'accento...

(da "L'alba ai vetri", Einaudi, Torino 1963, p. 66)


***


CANZONE

Tu che un profumo richiami per me
dal nulla tutti i fiori
che negli anni hai sommesse ombre distrutti,

distruggimi, purché
ogni sera, a un'addio d'esuli cori,
io ritorni dal nulla per chi m'amò a rivivere.

Di nulla incoronato, fammi per sempre re
di chi m'ha amato.

(da "L'alba ai vetri", Einaudi, Torino 1963, p. 67)

1 commento:

  1. Ho letto alcuni dei libri più importanti di Bassani: non sapevo, però, che avesse scritto anche delle poesie. Grazie, Leonardo, per aver colmato questa mia lacuna.

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