domenica 11 dicembre 2011

Sonetto grigio


Le nebbie de la nordica regione
incombono su 'l mare desolato:
geme il vento con funebre ululato,
silenzioso vola l'alcione.

Tristezza de l'umana passione
che, perenne, ci rode il cuor malato;
oh vanità del corpo inanimato
che mormora la pallida canzone!

Palpita ne li abissi il cuore. Al vento
la Nave erra in balia de la fortuna:
l'Anima parla de le cose morte.

E la grigia marea pare d'argento
su da la riva, al chiaro de la luna:
corre la Nave mia verso la Morte.
 
 




"Sonetto grigio" è la quindicesima poesia della sezione "Sonetti della rosa", ultima di "Cesellature", volume poetico d'esordio di Tito Marrone (1882-1967), poeta siciliano che ingiustamente è caduto nell'oblio e che va considerato come l'anticipatore per eccellenza del crepuscolarismo. Quest'ultima affermazione è comprovata anche dalla poesia sopra riportata, dove, un Marrone ancora diciassettenne, si dimostra già totalmente inserito nelle maggiori correnti poetiche europee dell'epoca (siamo nel 1899), ovvero il decadentismo e il simbolismo; oltre a ciò si possono già notare alcuni indizi della poesia crepuscolare a partire dal "grigio" del titolo, e poi in parole come "mare desolato", "cuor malato" e "cose morte". Ma nella stessa raccolta esistono altre poesie che dimostrano il crepuscolarismo ante litteram di Marrone, come ad esempio "Desolazione" e "Serenata nuziale", di quest'ultima ecco due emblematiche quartine: «Madonna, voi siete bianca / come la neve del monte, / io su la candida fronte / riposi la mano stanca, / / mormori le dolci cose / che Vi fanno beata: / ma la mia voce è malata / e son cadute le rose».

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