L'annata lava con la pioggia il suo cadavere.
Il tempo à un abito da povero.
L'anima mia è un orto senza chiave.
I miei pensieri sono come gigli in un ricovero.
De l'edifizio verde
de la speranza più non resta una pietra.
Lo scudo contro i colpi spietati del male perde
la tempera. La via dell'avvenire è tetra.
Oh come è triste questo sommario!
Ed è forse ancora lontano
l'invocato calvario.
E tutto sembra vano, e tutto è vano...Il vento a le porte
urta insistentemente;
ed il mio cuore si sente
pieno di foglie morte.
Questi versi sono tratti dalla seconda opera poetica di Corrado Govoni (1884-1965), intitolata "Armonia in grigio et in silenzio" e pubblicata nel 1903 (nel medesimo anno, pochi mesi prima di questa, il poeta emiliano aveva dato alle stampe la sua opera in versi d'esordio: "Le fiale"). Questo libro è considerato come il primo esempio di poesia crepuscolare, ovvero una poesia dai toni dimessi, dalle sfumature malinconiche, tutta intenta alla descrizione ed alla elencazione delle "piccole cose" e dei "poveri sentimenti"; una poesia che si veniva a porre in deciso contrasto con quella dannunziana, lontana anni luce dalle tematiche dei crepuscolari. Govoni fu l'apripista di questa nuova poetica, ma i suoi versi non possono certo definirsi totalmente innovativi, in quanto Govoni nel comporre queste poesie tenne ben presente alcuni scrittori francesi e belgi che sono stati etichettati come tardo-simbolisti e corrispondo ai nomi di Jules Lafourge, Albert Samain, Maurice Maeterlinck e Georges Rodenbach, in particolare quest'ultimo fu fondamentale per Govoni, in quanto cantore del grigiore e della tristezza di alcune città del Belgio, come ad esempio Bruges (e Rodenbach è l'autore del romanzo "Bruges la morta", opera basilare per molti poeti crepuscolari che da lì attinsero per creare i loro versi più ispirati); Govoni, che nel periodo in cui pubblicò questo volume viveva a Ferrara, trasformò la città emiliana in una Bruges italiana.
"Sommario" è la ventunesima lirica della prima sezione del libro di Govoni, intitolata "Canto fermo", ed a me sembra anche una delle più belle, soprattutto l'ultima quartina ha un fascino ed una originalità particolarmente alti. La foto che segue il testo poetico è tratta dall'antologia "Poesia italiana del Novecento", a cura di Edoardo Sanguineti, Einaudi, Torino 1969.
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