domenica 21 luglio 2024

Riviste: "Lacerba"

 

Lacerba è il titolo di una rivista letteraria, artistica e politica, che fu pubblicata a Firenze tra il 1913 ed il 1915. Fu fondata da Giovanni Papini e Ardengo Soffici, che scelsero tale nome pensando a L’Acerba, ovvero al famoso poema di Cecco D’Ascoli, da cui adottarono anche l’epigrafe: «qui non si canta al modo delle rane». Lacerba nacque come rivista quindicinale, per poi divenire settimanale dal gennaio del 1915 fino all’ultimo numero, che praticamente coincise con l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra. Molti di coloro che collaborarono a Lacerba, erano intellettuali provenienti da un’altra celebre rivista: La Voce; ad essi se ne aggiunsero altri, spesso giovani, che avevano una spiccata tendenza al rinnovamento ed alla sperimentazione. Tra i poeti più talentuosi che pubblicarono versi su Lacerba, si ricordano i nomi di Dino Campana, Aldo Palazzeschi, Corrado Govoni, Camillo Sbarbaro e Giuseppe Ungaretti. Ecco, infine, tre poesie che uscirono, per la prima volta, sulla rivista fiorentina.

 


 


TORBIDITÀ

di Camillo Sbarbaro (1888-1967)

 

Nel mio povero sangue qualche volta

fermentano gli oscuri desideri.

Vado per la città solo la notte:

e l'odore dei fondaci al ricordo

vince l'odor dell'erba sotto il sole.

 

Rasento le miriadi degli esseri

sigillati in sé stessi come tombe.

E batto a porte sconosciute, salgo

scale consunte da generazioni.

La femmina che aspetta sulla porta

l'ubriaco che rece contro il muro

guardo con occhi di fraternità.

E certe volte subito trasalgono

nell'andito malcerto, in capo a cui

occhi di sangue paiono i fanali,

le mie nari che fiutano il delitto.

 

Mi cresce dentro l'ansia di morire

senza avere il godibile goduto

senza avere il soffribile sofferto.

La volontà mi prende di gettare

come un ingombro inutile il mio nome.

Con per compagna la Perdizione

a cuor leggero andarmene pel mondo.

 

(da «Lacerba», anno 1, n. 12, giugno 1913)

 

 

 

 

QUATTRO BEGLI OCCHI

di Giovanni Papini (1881-1956)

 

Occhi color di rhum nel bicchiere che brilla

occhi color mattino specchiato nell’acqua tranquilla

occhi-passione della mia maggiore

occhi-piacere della mia minore

occhi nuovi umidi e felici

venuti a risplender per me

nel posto d’occhi che si chiusero in quest’anni

e ch'eran morati e castagni

verdi e celesti come i vostri

Occhi belli delle mie figliuole

così luminosi nelle giornate di sole

pronto soccorso contro le tristezze

più delle bianche risa e de' baci ciliege

e di tutte le vostre carezze

Occhi grandi delle mie bambine

così piccine

che guardate tutto in tondo

alla scoperta del mondo

cinematografico gratuito

per le vostre curiosità

enorme bazar di novità

con libero ingresso all'infinito

Sui vostri occhi sereni

finestre tonde sul paradiso

terrestre

io chino spesso il viso

per rivedere quel che avete visto

per tornare come voi siete

per richiamare sopra i vostri specchi

i miei ricordi più cari e più vecchi

Ma se troppo mi accosto

ogni spettacolo sparisce

La vostra pupilla vibrante di gioia

si turba e s'incupisce

scolorandosi poi nel bigio-noia

e ne' vostri occhi non più vivi

si rifletton soltanto i miei da grande

occhi stanchi e cattivi.

 

(da «Lacerba», anno 2, n. 2, gennaio 1914)

 

 

 

 

CHIAROSCURO

di Giuseppe Ungaretti (1888-1970)

 

Il bianco delle tombe se lo è sorbito la notte

Spazio nero infinito calato

da questo balcone

al cimitero

 

Mi è venuto a ritrovare il mio compagno arabo

che si è suicidato

che quando m'incontrava negli occhi

parlandomi con quelle sue frasi pure e frastagliate

era un cupo navigare nel mansueto blu

È stato sotterrato a Ivry

con gli splendidi suoi sogni

e ne porto l'ombra

 

Rifà giorno

Le tombe scompariscono

appiattate nel verde tetro delle ultime oscurità

nel verde torbido del primo chiaro

 

Le annate dopo le annate

trovatelle a passeggio

in uniforme

accompagnate da suore di carità

 

Ma ora mi reggo tra le braccia

le nuvole che il mio sole mantiene

e all'alba non voglio sapere di più

 

(da «Lacerba», anno 3, n. 16, aprile 1915)

 

 

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