domenica 14 luglio 2024

La capra

 Questa fu una delle prime poesie di Umberto Saba (1883-1957) che lessi, sempre per mia iniziativa, su una pagina di un vecchio libro di scuola. È anche una tra le più belle del poeta triestino. Così come San Francesco d'Assisi parlava con gli uccelli, Saba parla ad una capra; sa bene che l'animale non lo capisce, e non può rispondergli, eppure si rivolge a lui come se un dialogo fosse possibile. Quante volte gli esseri umani, si rendono conto che parlare ai propri simili è inutile o deleterio; e quante volte rinunciano a farlo, preferendo, magari, un dialogo impossibile con un animale domestico: cane, gatto, canarino ecc. Sì, è vero che gli animali non possono risponderci, e neppure possono capire cosa gli stiamo dicendo, ma è altrettanto vero che da loro, esseri semplici e spontanei, non possiamo aspettarci nulla di malevolo. Per questo, quando parlare a qualunque essere umano ci riesce difficile o impossibile, decidiamo di stare in compagnia degli animali, e di parlare esclusivamente con loro: i nostri soli, veri amici.




LA CAPRA


Ho parlato a una capra. 

Era sola sul prato, era legata. 

Sazia d'erba, bagnata 

dalla pioggia, belava. 

  

Quell'uguale belato era fraterno 

al mio dolore. Ed io risposi, prima 

per celia, poi perché il dolore è eterno, 

ha una voce e non varia. 

Questa voce sentiva 

gemere in una capra solitaria. 

  

In una capra dal viso semita 

sentiva querelarsi ogni altro male, 

ogni altra vita. 


(da: Umberto Saba, "Poesie scelte", Mondadori, Milano 1992, p.21)


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