domenica 27 novembre 2022

Antologie: "Poeti d'Italia"

 

Poeti d’Italia (sottotitolo: Da San Francesco a Pasolini) è il titolo di un’antologia che fu pubblicata per la prima volta da tre editori associati: Fabbri, Bompiani e Sonzogno, in Milano nel 1989; una seconda e definitiva edizione (che è quella di cui parlo), uscì due anni dopo, grazie all’editore Bompiani, che la inserì nella collana Tascabili. Si tratta di un cofanetto illustrato che contiene quattro volumetti di circa 150 pagine ciascuno; il primo, che s’intitola DANTE E L’UMANESIMO, si occupa della migliore poesia italiana relativa ai secoli XIII e XIV; il secondo: ARIOSTO E IL RINASCIMENTO, comprende il XV, XVI e XVII secolo; il terzo: LEOPARDI E L’ETÀ ROMANTICA, seleziona i nostri più grandi poeti del XIX secolo; infine, il quarto: PASOLINI E I MODERNI, si occupa del secolo da poco terminato. Ogni volumetto, che vanta una bella copertina con disegnata una simpatica caricatura del poeta più rappresentativo di ogni precisa era temporale, si apre con una introduzione di Giacinto Spagnoletti, che è, insieme a Enzo Golino, il curatore dell’opera antologica (la consulenza è di Maria Corti). Due anni dopo l’uscita di Poeti d’Italia, vide la luce un’altra antologia, intitolata Otto secoli di poesia italiana (Newton Compton, Roma 1993), a cura dello stesso Giacinto Spagnoletti, di cui ho parlato in un post di qualche anno or sono; questa nuova opera, molto si rifà a Poeti d’Italia, pur avendo sia una struttura che una forma differenti (è un unico, cospicuo volume). Chiudo, com’è mia abitudine, riportando tutti i nomi dei poeti presenti in questa antologia, naturalmente seguendo lo schema adottato dai curatori.

 

 



POETI D’ITALIA

 

DANTE E L’UMANESIMO

Francesco d’Assisi, Giacomo da Lentini, Guittone d’Arezzo, Jacopone da Todi, Bonvesin da la Riva, Bonagiunta Orbicciani, Chiaro Davanzati, Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti, Cecco Angiolieri, Francesco da Barberino, Dante Alighieri, Cecco d’Ascoli, Cino da Pistoia, Folgore da San Gimignano, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Franco Sacchetti, Leonardo Giustinian, Luigi Pulci, Matteo Maria Boiardo, Lorenzo de’ Medici, Poliziano, Jacopo Sannazzaro.

 

ARIOSTO E IL RINASCIMENTO

Ludovico Ariosto, Michelangelo Buonarroti, Teofilo Folengo, Vittoria Colonna, Francesco Berni, Giovanni Della Casa, Isabella di Morra, Galeazzo di Tarsia, Gaspara Stampa, Antonio Veneziano, Torquato Tasso, Gabriello Chiabrera, Tommaso Campanella, Giambattista Marino, Giulio Cesare Cortese, Giambattista Basile, Felippo Sgruttendio de Scafato, Francesco Redi, Pier Jacopo Martello, Giorgio Baffo, Pietro Metastasio, Giuseppe Parini, Giovanni Meli, Vittorio Alfieri.

 

LEOPARDI E L’ETÀ ROMANTICA

Vincenzo Monti, Carlo Porta, Ugo Foscolo, Giovanni Berchet, Alessandro Manzoni, Tommaso Grossi, Giuseppe Gioacchino Belli, Giacomo Leopardi, Niccolò Tommaseo, Giuseppe Giusti, Luigi Mercantini, Giosuè Carducci, Olindo Guerrini, Giovanni Pascoli, Cesare Pascarella, Salvatore Di Giacomo.

 

PASOLINI E I MODERNI

Gabriele D'Annunzio, Trilussa, Filippo Tommaso Marinetti, Guido Gozzano, Umberto Saba, Corrado Govoni, Clemente Rebora, Virgilio Giotti, Aldo Palazzeschi, Dino Campana, Sergio Corazzini, Delio Tessa, Vincenzo Cardarelli, Camillo Sbarbaro, Giuseppe Ungaretti, Biagio Marin, Eugenio Montale, Giacomo Noventa, Carlo Betocchi, Salvatore Quasimodo, Sandro Penna, Alfonso Gatto, Attilio Bertolucci, Giorgio Caproni, Vittorio Sereni, Mario Luzi, Albino Pierro, Andrea Zanzotto, Pier Paolo Pasolini.   

domenica 20 novembre 2022

Gli amici in 10 poesie di 10 poeti italiani del XX secolo

 

Col passare degli anni, un po’ tutta l’umanità - a seconda delle personali esperienze e della soggettiva sensibilità - comprende quanto sia importante avere amici; l'amicizia è un sentimento umano intenso e rarissimo, che può rivelarsi fondamentale per affrontare le difficoltà e i dolori che la vita spesso ci propina. Ovviamente, più l'amicizia è intima e sincera, più ci scalda il cuore. Purtroppo, molto spesso riteniamo di avere degli amici che, a ben guardare, non sono tali; ciò comporta profonde delusioni e anche rabbia, se non addirittura odio, verso persone che hanno barato, che ci hanno ingannato e, in alcuni casi, si sono rivelati veri e propri nemici. Tuttavia, è difficile che nel percorso esistenziale, un uomo o una donna non abbiano mai trovato almeno un amico o un'amica autentici. In queste 10 poesie si parla raramente delle amicizie "vere", mentre prevalgono i versi diretti ad amici perduti; tali perdite si devono a svariati motivi: per lontananza, per decesso, per provata falsità o per sopravvenuta incompatibilità di carattere. Insomma, anche in queste poesie c'è la prova che l'amicizia è qualcosa di estremamente prezioso e raro, e, una volta trovato il vero amico, è probabile che il rapporto confidenziale possa interrompersi facilmente. Si può rinunciare all'amicizia, magari per non soffrire quando questa viene a mancare, ma non si può smentire il fatto che la vita priva di amici è assai dolorosa e difficile, per qualsiasi essere umano. 

 

 

L’AMICIZIA IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO

 

 

AGLI AMICI

di Gian Carlo Artoni (1923-2017)

 

Come più strettamente ramo a ramo

lega l'inverno, ridotti all'essenza

di cose che smarrito

hanno l'ombra e l'incanto:

così di noi si possa dire, quando

giunga al fine la vita lentamente

sia spezzato nel cuore quel silenzio

che affollava di noi le più segrete

ore ed i giorni,

perché chi mai si potrà abbandonare

tra braccia amiche - e non sentirsi affranto

come a una resa - se ognuno raccoglie

per sé sicuro al volto un orizzonte

e d'altri fuochi arde, né la fiamma,

altra che sia, ora nasconde?

 

[da "Lo stesso dolore e altre poesie nel tempo (1949-1966)", Diabasis, Parma 2014, p. 103]

 

 

 

 

CANZONE PER L'AMICO PERDUTO

di Carlo Bernard (1909-1992)

 

Quando anche tu partisti,

compagno rovinato,

io compresi che al mondo

non v'è forza che possa trattenere

gli amici intorno a noi.

 

S'era ancora nel tempo

in cui sembrano atroci

le più lievi pene;

quando per poco nel volto

si assume un'aspra piega

e si muta il saluto in una sfida.

 

Per ritrovare intatta

fuor degli anni l'immagine

della nostra vita di allora,

oggi mesto ritorno

sulla sinistra riva del gran fiume,

ove, tra l'erbe dure,

sorgeva chiara, improvvisa,

tante finestre al sole,

l'ultima casa che abitammo insieme.

 

Qui sereni perdemmo l'allegria

in facili riposi, contemplando,

sulla bianca parete di calce

il maestoso e vuoto

paesaggio di fronde.

 

Odorava allora anche l'inverno,

di nebbia umida e frolla

e di campagne sommerse

nella molle estate;

quando il fiume nel suo corso lento

flutti sonori e pieni ci recava

di notturni acquarii.

 

Come peggiorato è il nostro sentimento

così anche il fiume è oggi cambiato:

un triste viale separa le case

che chiudono le rive in bianchi steli,

simile a lunga e fredda tomba d'acqua.

 

(da «Circoli», giugno 1937)

 

 

 

 

LETTERA AD UN AMICO MORTO

di Elena Bono (1921-2014)

 

Tu siedi solo presso le Nere Correnti,

non sai più nulla di me.

Io vado solo per l'Ingannevole Strada

ed ho perduto il tuo volto.

Oggi ho trovato quei versi che scrissi per te:

«I fiori del sambuco».

- I fiori del sambuco su dal veloce torrente:

pallore di isole

galleggiare immoto

odore senza memoria... -

Sopra il dolore del cuore

lungamente ho versato

l'odore senza memoria

dei fiori del sambuco,

odore pesante

pesante

sul peso del cuore.

Un giorno...

un giorno, di me, di te che cosa?

«I fiori del sambuco...».

 

(da "Poesie. Opera omnia", Le Mani, Recco 2007, p. 345)

 

 

 

 

AMICA...

di Gustavo Brigante Colonna (1878-1956)

 

Amica, il nome buono onde vi chiamo

Non cela insidioso empio pensiero:

Limpido è il nome, ed il mio cor sincero

Assente in dirlo al candido richiamo.

 

Inganni ad altri voi tendete; io tramo

Sottili intrighi ad altre, e ne vo fiero:

Infidi entrambi, nel gioco leggiero

Parafrasando la menzogna: - t'amo...

 

Infidi ad altri; a noi, se l'ora inclini

Su la futile danza cortigiana,

Giova sentirci semplici e vicini,

 

E, dimessi la maschera e il sorriso,

Motteggiatori nella farsa vana,

Securamente riguardarci in viso.

 

(da «Vita Letteraria», marzo 1910)

 

 

 

 

AGLI AMICI

di Franco Fortini (1917-1994)

 

Si fa tardi. Vi vedo, veramente

eguali a me nel vizio di passione,

con i cappotti, le carte, le luci

delle salive, i capelli già fragili,

con le parole e gli ammicchi, eccitati

 

e depressi, sciupati e infanti, rauchi

per la conversazione ininterrotta,

come scendete questa valle grigia,

come la tramortita erba premete

dove la via si perde ormai e la luce.

 

Le voci odo lontane come i fili

del tramontano tra le pietre e i cavi...

Ogni parola che mi giunge è addio.

E allento il passo e voi seguo nel cuore,

uno qua, uno là, per la discesa.

 

(da "Tutte le poesie", Mondadori, Milano 2014, p. 214)

 

 

 

 

PER LA MORTE DI UN AMICO

di Gino Geròla (1923-2006)

 

Il tuo tempo s'è spento, sulla terra

il peso dei tuoi occhi

apre una notte immensa.

Corrono l'aria brividi. È crollato

il mondo fra le tue pareti.

Vive solo la fiamma

dei doppieri. Smarrita

rompe la nostra voce nella veglia

del tuo volto vetrato.

E fuori il giorno già risveglia i tetti,

sciami di canti portano gli uccelli

per le strade dell'alba. Il cuore antico

delle stagioni imperturbato pulsa.

 

[da "La valle e periferia (1943-1995)", Edizioni Osiride, Rovereto 2001, p. 54]

 

 

 

 

AGLI AMICI

di Daria Menicanti (1914-1995)

 

Quando come un convitato sazio

lascerò il vostro banchetto, amici,

sola e persuasa

sola e guardinga

senza salutare nessuno nessuna,

non richiamatemi indietro, per favore:

così sono stanca di tante vite

di tutte queste possibilità.

Dunque lasciatemi scendere ai morti

restare insieme con i miei morti

ricchezza della mia solitudine.

Al tempo lasciatemi, il tempo fraterno,

che su di me leggermente si chiuda.

 

(da "Il concerto del grillo", Mimesis, Milano-Udine 2013, p. 209)

 

 

 

 

CANZONETTA DEL FALSO AMICO

di Renzo Pezzani (1898-1951)

 

Anforetta di veleno

cuore di serpentello

annidato nel nome di fratello

come lo spino del buon fieno.

 

Spiga tarda e maligna

che sole e piova si busca

poi che tra buone spighe alligna,

ma al mulino dà solo crusca.

 

O velato d'effimera grazia,

fiore di cicuta greca!

Nuvola bassa e bieca

che il giardino guata e strazia.

 

Piccola putrida fogna:

se canti è il rospo che canta:

contro il cielo il tuo fango vanta

contro l'ala, la carogna.

 

La luce del dì gli occhi ti fora

come il lombrico ti denuda;

trenta danari bastarono a Giuda

tu per tradirmi ne chiedi ancora.

 

Viperetta di nova pelle

che piangi con falso lagno

mi morderai il calcagno

ma l'anima è con le stelle.

 

(da «L'Eroica», marzo 1930)

 

 

 

 

AMICO TI CONOSCO

di Gianni Rodari (1920-1980)

 

Amico, ti conosco, sei di quelli

che bisogna far vivere a spintoni,

cacciare avanti a calci,

sempre in cerca d'una spalla, d'una giacca

per piangervi sopra lacrime troppo dolci,

sempre in crisi come uno che ha perso l' ombrello

in un giorno di nubifragi,

con le tasche piene di drammi, di fiammiferi

che non si accendono,

di passioni scadenti,

di lamenti appiccicaticci,

sempre in caccia di qualcuno che porti il tuo zaino,

con le orecchie piene di buone parole

che rubi agli altri,

ruberesti il lecca-lecca a un bambino,

nel filobus ti appoggi sulla schiena del vicino,

amico, vorrei tanto non conoscerti,

poterti cambiare con un miliardo di zanzare.

 

(da "Il cavallo saggio", Editori Riuniti, Roma 1990, p. 60)

 

 

 

 

IL GRANDE AMICO

di Leonardo Sinisgalli (1908-1981)

 

È qui l'amico a cui diedi

metà della mia anima.

Conserva le mie lettere

di ragazzo dentro un cofanetto.

Mimì non si è mosso

da cinquant'anni, sfascia

le sedie, le botti, rilegge

gli stessi libri.

Gli vado incontro

ma passa oltre,

deve pensare che io sia morto.

 

(da "Mosche in bottiglia", Mondadori, Milano 1975, p. 16)

 

 

 

JC Mar, "Amistad - Friendship"
(da questa pagina web)

 


 

 


domenica 13 novembre 2022

Poeti dimenticati: Agostino John Sinadinò

 

Nacque a Il Cairo nel 1876 e morì a Milano nel 1956. Poeta italo-egiziano la cui esistenza è avvolta nella leggenda (di lui non si hanno notizie sicure), fu uno dei massimi esponenti del simbolismo poetico nostrano, divenendo punto di riferimento imprescindibile per i cenacoli poetici nati in Sicilia, che comprendevano scrittori più o meno famosi, come Tito Marrone, Enrico Cardile, Umberto Saffiotti ed Angelo Toscano. Fu un altro poeta però, ovvero Gian Pietro Lucini, a porlo in evidenza e a segnalarne l'importanza nell'opera critica e in parte antologica, intitolata Il Verso Libero. Le sue pubblicazioni furono rare e preziose (scomparvero dalla circolazione in brevissimo tempo). Verso la fine del settimo decennio del XX secolo, grazie al critico letterario Glauco Viazzi che lo inserì in diverse antologie da lui stesso curate, il Sinadinò venne riscoperto; fu ancora Viazzi che curò un'antologia esauriente delle sue opere in versi, mentre alcuni anni fa è stato finalmente ristampato il volume più rivoluzionario e oscuro del poeta italo-egiziano: La Festa. Poeticamente, Sinadinò può essere definito un convinto seguace di Mallarmè, ma certamente va ben distinto dal maestro francese, per un timbro del tutto personale che ha permesso la nascita e lo sviluppo di un autentico simbolismo italiano.

 

 

Opere poetiche

 

"Le Presenze invisibili", Cartoleria & Tipografia A. Zoller, Alessandria d'Egitto 1898.

"Melodie", Stamperia del Tessin-Touriste, Lugano 1900.

"La Festa", Tipografia del Tessin-Touriste, Lugano 1901.

"Il Dio dell'Attimo", Stabilimento A. Mourès, Alessandria d'Egitto 1910.

"Il Dio dell'Attimo" (2° ed. ampliata), Bottega di Poesia, Milano 1924.

"Vitae subliminalis Aenigmata", Corbaccio, Milano 1934.

"Poesie", Guida, Napoli 1972.

 



 

Presenze in antologie

 

"Il Verso Libero", a cura di Gian Pietro Lucini, Edizione di Poesia, Milano 1908 (pp. 607-611).

"Poeti simbolisti e liberty in Italia", a cura di Glauco Viazzi e Vanni Scheiwiller, Scheiwiller, Milano 1967-1972 (vol. I, pp. 178-183; vol II, pp. 231-241; vol. III, pp. 242-250).

"Dal simbolismo al déco", a cura di Glauco Viazzi, Einaudi, Torino 1981 (Tomo primo, pp. 137-147).

 

 

Testi

 

 

PERSUASIONE ALLE TRISTEZZE IRRIMEDIABILI

 

   Se, d'invisibili corni, flutti di vaporate viole, sogni e preghiere, evanescenze e trame, labilmente, la Sera effonda...

 

   mani di penombre pensose esàgitino in cadenza floreali turiboli...

 

   ali viaggiatrici d'aromi nostagici soavemente melòdino eccessive dolcezze...

 

   silenzi altissimi règnino i luoghi selvaggi mitigati dai muschi e dai mirti...

 

   ho persuaso dolcemente alla pallida anima nove e irrimediabili tristezze:

 

                    _________

 

   Sonorità ebre di campane, tanto stancamente apparse nel dormi-veglia d'una mattina domenicale, mentre che i naufraghi entravan nel porto;..

 

   Dissonanze armoniche d'uma melodia nordica, solcate da gli aròmati dei giardini esausti;..

  

   L'anima di un vedovo assalita dall'odore fiero dell'intònaco, nella stanza della defunta recente;..

 

   Il dono ingenuo d'una vita in uno sguardo troppo lento;..

 

   Un fervore perdutamente solitario;..

 

   E una visitazione di dolcezze senza scampo;..

 

   Una presenza inesplicabile in un sogno sereno;..

 

   E il rimpianto anteriore delle cose che non possederemo mai;..

 

   Delle parole e dei gesti che non esprimeremo mai;..

 

   I mali ignoti d'un destino superiore;..

 

   E tutte le musiche e tutti i poemi e tutti gli universi irrivelati ancòra;..

 

   Il rimpianto di sonorità defunte;..

 

   Una progressione cromàtica interrotta - (senza rimedio);..

 

   La dolente captività d'un fuggitivo amore;..

 

   E tutto l'indicibile d'un'anima che si vela;..

 

   L'attesa misteriosa d'una rivelazione;..

 

   Una monotonia d'acque piangenti senza posa;..

 

   Un remoto stormire di rame patetiche, una notte di stupori e di calme;..

 

   Ed ogni fede ed ogni sogno ed ogni pensiero ed ogni audacia ed ogni smarrimento inutili;..

 

   E le fisionomie strane di certe vecchie cose consunte;..

 

   E i molli labri che cedono ad un bacio ambiguo;..

 

   E la glosa tiepida delle piove d'autunno a traverso un sonno debole;..

 

   Ed un amore che sia come il Sogno d'un Sonno senza fine;..

 

   E i giochi infantili d'un mentecatto;..

 

   Fievoli lance di sole su l'origliere d'una malata longànime;..

 

   Ed il tepor de' capelli d'una giovine donna troppo amata;..

 

   Ed una bocca appassita innanzi tempo;..

 

   E tutte le infermità tènere e delicate d'una creatura sensitiva;..

 

   La morbidezza acuta delle sensazioni musicali;..

 

   La nebulosa imprecisione delle sensazioni gaie;..

 

   Ed il presentimento oscuro di più sottili sensi;..

 

   La stupefazione appassionata delle anime semplici;..

 

   E la lassitudine torpida che invade le membra esasperate dei voluttuarî, come un avvertimento e come una persuasione capziosa a morire;..

 

   E tutte le fallaci apparenze;..

  

   Le irrimediabili tristezze mortali;..

 

   La tristezza delle pietre;..

 

   Vivere, dover vivere;..

 

                       ________

 

   ...Come ebbe ascoltate tutte le tristezze, le immemorabili e irrimediabili tristezze della terra; come la giornata fu spenta, ed il mio canto fu spento, ed ogni brama ed ogni speranza furono spente.., l'Anima (a similitudine d'una vergine che si ridesti d'un lungo e innaturale sopore) dolcemente si lasciò trarre alla persuasione...

 

(da "Le presenze invisibili", Zoller, Alessandria d'Egitto 1898, pp. 9-18)

 

 

 

 

LE NUVOLE

 

  Un'orchestra di rose

rompe su da i cipressi

di San Miniato (fasci

di gridi ardui, inespressi).

 

  Una quadriga barbara

fingono ver' lo specchio

biondo lascivo; irrùe

fin sopra il Ponte Vecchio.

 

  Si sfanno. Indi uno stanco

figurano asfodèlio

vòlto d'adolescente

velenato d'aromi.

 

(da "Melodie", Lugano 1900)

 

 

 

 

Da "TEOFANIA"

 

  Rutilando giùbili d'oro,

dai novissimi preludi

dell'Avvento, m'è delicata disciplina

e salutévole il sapore d'una

TRISTEZZA,

           (- modulata gli accordi floreali -) errante

lungh'esse le geometrie de' tuoi giardini,

                                           o Monarca

PENSIERO! -

 

  Legge ella con infinito diletto: Paludes, e va scegliendo

gli àridi viali e la sua tenerezza si duole - senza alimento -

e le sue mani di làgrime fànno

lentamente il gesto di chi volge

le pàgine (deluse) - con fruscìo. -

                             Se la sera s'accasci, s'accascia

ella, come una vuota visione; piange, smarritamente,

come una piova.

    Sopravvéngono allora

le Silenziarie (sogni?...) per comporle un'armònica

morte.

Unànime il mistero

notturno s'accresce, vi discende, di suoni, liquidamente, ma

più nel luogo d'allegoria dove

il suo corpo leggiero si giace.

 

(da "La Festa", Tessin-Touriste, Lugano 1901)

 

 

 

 

SENSUALITÀ

 

  La sensualità del Poeta è un'azzurra fontana di amore tramato, che, a pena tocchi la delicata opacità delle apparenze, di quel toccare solo beata, ivi si frange - riconoscente. -

 

  Tutto che muore vivrà. Tutto che vive morrà.

 

  Tutto che muore è dolce: le foglie; le mani; le tenere pupille delle donne. Con il dolor che le cangia e ferisce, con la sostanza del Dolore puro, il Poeta le foggia immortali.

 

  È nel mistero della Voluttà che bisogna ricercare il senso Dolore-Musica o Vita.

 

  Il Tempo m'apparirebbe sì un malato di «dandysmi» delicati, che più non soffra il verberare duro di asperità e soltanto sopporti le caducità tenere; intermesse gamme semitonate; belletti fascinatori della polvere e di ceneri; dissolvimenti; immoralismi e rovine.

 

  Nel mio soffrire più acuto è non so qual segreta gioia.

  Forse ch'io contemplo, allora, in me trasfigurata e sororale, la divina fugacità delle cose che più amo.

 

(da "Il Dio dell'Attimo", Bottega di Poesia, Milano 1924, pp. 16-17)