sabato 13 luglio 2024

Due poesie di Giorgio Vigolo

 Linea della vita è una fondamentale raccolta poetica di Giorgio Vigolo (Roma 1894 - ivi 1983). Pubblicata nel 1949, rappresenta - come lui stesso affermò in un articolo - un punto di svolta nel suo scrivere versi; in Conclave dei sogni (1935), che può essere definita la sua prima opera totalmente in versi, sussiste ancora una visionarietà che contraddistingue anche le prose dello scrittore romano, pubblicate in riviste o in volumi negli anni precedenti. Quando, all'inizio della Seconda Guerra mondiale, Vigolo fu richiamato per la seconda volta alle armi (aveva già combattuto nella Grande Guerra), subentrò in lui un trauma psicologico che sconvolse anche il suo modo di scrivere: non più pagine in cui sono descritti dei "sogni ad occhi aperti", ma versi che esprimono disillusione, disagio, rassegnazione e pessimismo. Accanto a questi prevalenti stati d'animo, alcune poesie di Vigolo racchiuse in questo volume sembrano ancora manifestare una vitalità, una voglia d'entusiasmarsi per gli spettacoli offerti dalla città di nascita del poeta: la sua amatissima Roma, di cui sempre parlerà nei suoi versi, fino al suo ultimo volume, uscito un anno prima che morisse. Ma c'è, in Linea della vita, anche una sezione intitolata Parlo con l'eco: 14 poesie brevi, in cui a volte si palesa una presenza femminile, alquanto sfumata, con cui il poeta, molto probabilmente, ha avuto un rapporto sentimentale. Ed ecco che, solamente nei versi di questa sezione, Vigolo unisce alla magnificenza dei luoghi che frequenta ogni giorno, la presenza quasi divina di una donna; si crea allora una magica osmosi che induce spesso il poeta a parlare di felicità, di dolcezza e d'amore; allo stesso tempo, quando Vigolo scrive parole entusiastiche nei confronti della presenza femminile usando verbi al passato o all'imperfetto, e, nel contempo, in altri versi si lamenta dell'assenza per non si sa quali ragioni di quel "volto amato", si ha la netta impressione che questa passione reale o immaginaria sia durata ben poco. Rimane il fatto che in queste 14 pagine si respiri un'altra aria rispetto al resto del libro, e che qui vi siano alcuni dei capolavori poetici "assoluti" dello scrittore capitolino. Eccone due esempi in cui si nota la costante presenza e l'estrema importanza della luce del sole: elemento imprescindibile affinché si crei un'atmosfera magica o, ancor meglio, ultraterrena.






Da "PARLO CON L'ECO"


II

Una luce si stacca dalla luce,

un'immagine di lontano

mi viene incontro

nel sole degli alberi

variato d'ombre

come il pensiero che chiede,

che ancora non crede;

tanto dubita l'animo

quando la felicità s'avvicina

e teme di non riconoscerla.





 

XIII


Sorgo alla luce

di questo giorno d'estate

col pensiero di te che mi sale

nel petto, pieno di raggi

e al respiro mette le ali;

sorgo come il sole

alla corsa nel cielo

che d'un morso abbagliante

staccato dal monte

ha nell'alba

la cresta violetta;


  perché so di vederti

oggi e il giorno ha uno scopo.

Una musica guida le ore.


(da "Linea della vita", Mondadori, Milano 1949, p.  166 e 177)


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