E nel giorno in
cui si festeggiano i primi cinquant'anni dallo sbarco dell'uomo sul suolo
lunare, mi sembra cosa opportuna pubblicare una serie di poesie dedicate al
satellite più importante per tutti noi, esseri umani che abitiamo il pianeta
Terra. Comincio dai poeti italiani del secolo XIX, che certamente non
s'immaginavano minimamente un futuro allunaggio, e guardando la luna avevano
nella mente tutt'altri pensieri rispetto a quelli dei poeti del XX e del XXI
secolo. Tra le dieci poesie che propongo, spicca Alla luna di Giacomo Leopardi, per bellezza, intensità e
disperazione; il poeta marchigiano dedicò al satellite terrestre altri versi
indimenticabili, che è inutile io ricordi e che rimangono tra le pagine più
grandiose della poesia mondiale di tutti i tempi. Famose anche le tre quartine
di Gabriele D'Annunzio, che spesso sono state inserite nelle antologie
scolastiche vecchie e nuove. Forse più di qualcuno si rammenta anche della Ballata alla luna scritta dallo
scapigliato Emilio Praga, che evidenzia alcune caratteristiche tipiche di uno
dei movimenti letterari più importanti e più rivoluzionari dell'Ottocento. Stupenda
è Quiete lunare, di Arturo Graf, che
parla di luoghi enigmatici e atmosfere insolite, ovvero di un mondo suggestivo
e fantastico che si può osservare soltanto in una notte di plenilunio. Ci sono
poi altre poesie che non hanno avuto grande risalto, pur possedendo delle
qualità notevoli; per confermare questa mia opinione si possono leggere i versi
qui presenti di Alfio Belluso, Maria Alinda Bonacci Brunamonti, Agostino
Cagnoli, Augusto Caroselli, Luigi Carrer e Giacinto Ricci Signorini; mi pare
anche questo un modo per ricordare e magari rivalutare dei poeti troppo presto
dimenticati.
LUNA INVERNALE
di Alfio Belluso
(1855-1904)
Fra gli alberi
nudi e silenti
Che sporgon su'
muri dell'orto,
Sospirano gelidi
i venti.
Il disco
manchevole e smorto
La luna fra
nuvole e veli
Nasconde
nell'alto de' cieli.
Trascorre la
notte invernale
Fra sibili arcani
e singulti...
Nell'umide
tenebre, quale
Mistero di
spasimi occulti
E inganno di
sogni dubbiosi
Affanna e lusinga
i riposi?
S'addensan, si
squarcian nel cielo
Le nubi cacciate
dal vento,
E passa tra 'l
pallido velo
La luna: un
immane lamento
Par s'oda da
lungi venire...
Lamento d'un
grande martìre.
(da
"Cerere", Giannotta, Catania 1899)
ALLA LUNA
di Maria Alinda
Bonacci Brunamonti (1841-1903)
Di te nel verso
mio cantar m'è grato,
Alma Selene, che
d'argenteo lume
Il viso infiori,
e dall'Olimpo reggi
La notturna
quiete e le parvenze
De'bruni sogni. A
te, che il firmamento
Col vigile e
lucente occhio rischiari,
S'inchinano le
stelle, allor che il bianco
Carro conduci ed
i nivei cavalli
Elevantisi su
dalla marina.
Quando ai stanchi
mortali in ogni parte
Sonno e pace la
tarda ora concede,
Solinga
peregrina, il tuo viaggio
Compi silenziosa
e sulle cime
Delle selve, dei
colli e pei sentieri,
Delle case sui tetti
e sovra l'acque
De laghi posi il
tuo candido raggio.
Trema il cauto
ladron della tua vista,
Cui tutto
l'universo si rivela:
Ma con lene
armonia canterellando
Per tutto il
corso delle notti estive
Sul ramoso
arboscel, di te si loda
L'usignoletto.
Disiata sempre
Al viator sei tu,
quando t'innalzi
Dall'onde
cristalline: ai Numi cara
Non men che alla
infelice umana prole,
Alma Selene
dall'argenteo riso,
Veneranda,
bellissima, lucente.
(da
"Versi", Le Monnier, Firenze 1875)
ALLA LUNA
di Agostino
Cagnoli (1810-1846)
Tarda è la notte;
alcuna
Voce non odo; il vento
Tace, e tu, stanca Luna,
Tieni il confn del ciel.
Onde partirsi, e teco
Volgere ad altro lito,
Ogni astro impallidito
Par che si metta un vel.
Ferma un istante;
questa
Ultima luce oh quanto
Torna soave e mesta
A sventurato amor!
Mestizia alla sventura
Sai che si fa dolcezza:
Ferma, e la tua tristezza
Tutta mi versa in cor.
Tu non m’ascolti:
omai
Tramonti, e dir mi sembri
Co’ moribondi rai
Ch’io pur tramonterò.
Ah! qual tu adesso, in breve
Tramonterà mia stella:
Tu sorgerai più bella,
Io più non sorgerò.
(da
"Poesie", Calderini, Reggio 1844)
ALLA LUNA
di Augusto
Caroselli (Roma 1853 - ivi 1899)
Io vo' lodarti, o
Luna
Però che lingua
alcuna
Di poeta non tace
I pregi tuoi. Mi
piace
Lo spuntar che tu
fai
D'oltre i colli;
né mai
La sera ne
radduce
Questa candida
luce,
Ch'io non prenda
diletto
Nel cangiarsi
d'aspetto
I boschi e
l'ampie valli:
Pe' rischiarati
calli
La gente
s'accompagna,
E la bella
campagna
Suona di risa e
canti;
Trionfano gli
amanti,
Ché il tuo raggio
discreto
Non tradisce il
segreto,
Ma d'un vago
languore
Pinge ogni atto
d'amore.
Poca, breve è la
gioia;
Il dolore e la
noia
Signoreggiano
intera
La vita, e sola
vera
Dolcezza è
nell'oblio:
Luna pietosa, il
mio
Letto ne spargi e
schiara
Placidi sogni;
cara
T'avrò; né lode
alcuna
Fia che ti mandi,
o Luna.
(da "I poeti
della Scuola romana dell'Ottocento", Cappelli, Bologna 1962)
A CHE RISPLENDI,
O LUNA?
di Luigi Carrer
(1801-1850)
A chi risplendi,
o luna? In chiuse stanze,
Cui lungo di
doppieri ordin rischiara,
D'allegra
gioventù fervon le danze
E più d'un alma a
delirar impara.
Ma donna di
pudiche alme sembianze,
Mentre passa le
notti in veglia amara,
Rianda i corsi
tempi e le speranze,
Quando la vita a
lei parve sì cara.
Vanne di
quell'afflitta alla dimora,
O luna, e d'un
gentil raggio ricrea
La cameretta
ov'ella siede e plora.
Sovvienti quando
meco ella movea
Per ermi calli?
Oh come dolce allora
Su quella fronte
il tuo raggio battea!
(da "Poesie
edite ed inedite", Tasso, Venezia 1845)
O FALCE DI LUNA
CALANTE
di Gabriele
D'Annunzio (1863-1938)
O falce di luna
calante
che brilli su
l'acque deserte,
o falce
d'argento, qual messe di sogni
ondeggia al tuo
mite chiarore qua giù!
Aneliti brevi di
foglie,
sospiri di fiori
dal bosco
esalano al mare:
non canto non grido
non suono pe 'l
vasto silenzio va.
Oppresso d'amor,
di piacere,
il popol de' vivi
s'addorme...
O falce calante,
qual messe di sogni
ondeggia al tuo
mite chiarore qua giù!
(da "Canto
novo. Intermezzo", Treves, Milano 1896)
QUIETE LUNARE
di Arturo Graf
(1848-1913)
Nel gemmeo seren
del firmamento
La luna tersa,
radïosa, brilla,
E gli ermi campi
innonda e la tranquilla
Immensità del suo
lume d’argento.
Fronda non trema,
e non trafiata il vento,
Muto fra l’erbe
il picciol rio sfavilla;
Un usignuolo
innamorato trilla
Sopra una rama il
suo dolce lamento.
In fondo al ciel
due nuvolette stanche
Vanno insieme
alïando, e d’un leggero
Sogno in balia
mutan l’aeree forme.
Laggiù laggiù,
con le sue croci bianche,
Co’ suoi negri
cipressi il cimitero
Nella quiete
luminosa dorme.
(da
"Medusa", Loescher, Torino 1890)
ALLA LUNA
di Giacomo
Leopardi (1798-1837)
O graziosa luna,
io mi rammento
Che, or volge
l'anno, sovra questo colle
Io venia pien
d'angoscia a rimirarti:
E tu pendevi
allor su quella selva
Siccome or fai,
che tutta la rischiari.
Ma nebuloso e
tremulo dal pianto
Che mi sorgea sul
ciglio, alle mie luci
Il tuo volto
apparia, che travagliosa
Era mia vita: ed
è, né cangia stile,
O mia diletta
luna. E pur mi giova
La ricordanza, e
il noverar l'etate
Del mio dolore.
Oh come grato occorre
Nel tempo
giovanil, quando ancor lungo
La speme e breve
ha la memoria il corso,
Il rimembrar
delle passate cose,
Ancor che triste,
e che l'affanno duri!
(da
"Canti", Hoepli, Milano 1900)
BALLATA ALLA LUNA
di Emilio Praga
(1839-1875)
O notturno splendore,
o vergine divina!
Tu che commuovi,
sorridendo, il core
dell'uomo e
dell'oceano,
solitaria dei
cieli,
adoro la tua
luce, amo i tuoi veli!
Te fra le viti e
i gelsi
del mio suolo
natio,
fanciullo io vidi
e ad astro mio ti scelsi;
fosse felice o in
lagrime,
da quel giorno, o
mia Dea,
quest'anima
sperando, a te volgea!
Come sei bella, o
luna,
quando il viso ti
specchi
nel mite tremolio
della laguna;
come bella, fra i
pallidi
scogli della
montagna,
quando sul
ghiaccio il tuo raggio si bagna!
Ma chi dirà,
divina,
di che fulgor ti
vesti,
se tu sorgi
infocata alla marina?
Il pelago
scatenasi,
e placido e
giocondo
il tuo disco
s'innalza e irradia il mondo!
Ed io ti amai sul
piano,
ti amai, luna,
sui monti,
e nel cupo fragor
dell'oceàno...
ma non mi tocchi
l'anima
quando, dimessa e
stanca,
seguiti il sole
in camiciuola bianca!
O vergine
d'amore,
se tua beltà lo
vince,
non indugia a
pregar nostro Signore,
che, quando il
sol ci illumina,
ti tenga in
paradiso,
perch'io solo di
notte amo il tuo viso!
(da
"Poesie", Treves, Milano 1922)
O LUNA, CHE CON
FALCE...
di Giacinto Ricci
Signorini (1861-1893)
O luna, che con
falce ampia d'argento
I dolci sogni
mieti,
E li mandi col
vento
Nell'isola
incantata a' tuoi poeti:
Tu che, benigna,
nella tua contrada
Spiri i lenti
sussurri,
E stilli la
rugiada
Che si versa sui
gran calici azzurri;
O tu, potente,
che coi maliardi
Occhi, per ogni
via,
La nostra terra
guardi,
Sai dove dorme la
fanciulla mia?
Ella dorme laggiù:
in quella stanza
Lascia cadere, o
luna,
Un sogno di
speranza
Che le
inghirlandi la sua testa bruna.
(da
"Rime", Vignuzzi, Cesena 1888)
John Atkinson Grimshaw, "A Moonlit Evening"
(da questa pagina web)