Non so dove i
gabbiani abbiano il nido,
ove trovino pace.
Io son come loro
in perpetuo volo.
La vita la sfioro
com'essi l'acqua
ad acciuffare il cibo.
E come forse
anch'essi amo la quiete,
la gran quiete
marina,
ma il mio destino
è vivere
balenando in
burrasca.
È stata una delle
prime poesie che ho letto di Vincenzo Cardarelli (Corneto Tarquinia 1887 - Roma
1959); si trova alla pagina 60 del volume Opere, stampato dalla Mondadori di
Milano nel 1993; ma è facile trovarla in molte antologie della poesia italiana
del Novecento. Io la lessi - e subito fu di mio gradimento - in un'antologia per
le scuole medie inferiori. Molto breve, ha il pregio di esprimere dei pensieri
limpidi, che accomunano la migliore umanità. Parla dei gabbiani: uccelli
bellissimi che è facile vedere nelle spiagge italiane o in mare; ma, ahimè,
oggi non è raro incontrarli anche in città, nei pressi dei cumuli di rifiuti
che intristiscono numerosi paesaggi urbani. Qui il poeta paragona sé stesso agli
uccelli, di cui, pur non sapendo alcune abitudini, è a conoscenza del loro
insistito, continuo volare nei cieli; sa anche del modo strano che adottano quando
devono catturare dei pesci: una volta adocchiata la preda, si fiondano su di
essa nel momento in cui si trova più vicina alla superficie dell'acqua, per poi
afferrarla col potente becco e quindi ritornare a volare più in alto per
mangiarsela. Come i gabbiani volano continuamente e, apparentemente senza meta,
così il poeta vive sempre in modo inquieto, alla ricerca di qualcosa che non
sa, non riesce a capire; e così come questi uccelli accarezzano la superficie
dell'acqua per cacciare, il poeta si pone di fronte alla propria esistenza, non
riuscendo a viverla a pieno ma soltanto marginalmente. Infine, alla stessa
stregua dei gabbiani, che amano la quiete marina, anch'egli ama la vita tranquilla,
pur essendo conscio del triste destino che lo perseguita: non trovare mai la
pace agognata. Penso che questa meditazione l'abbiano fatta miriadi di esseri
umani amanti del quieto vivere, che, per cause imponderabili sono costretti a
barcamenarsi in situazioni di disagio e di ostilità esterne, continuando a
sperare, anche fino alla morte, di trovare almeno un periodo di quiete nella
loro agitata esistenza. E chissà quanti, tra di essi, hanno invidiato qualche
specie di animale, che a differenza degli umani, trascorre la sua esistenza in
modo pacifico e quieto, senza problemi esistenziali, né ansie o preoccupazioni
di qualunque tipo.