La finestra
rappresenta la possibilità di osservare l'esterno, ovvero di guardare ed
interpretare la realtà. Se la finestra è chiusa, ovviamente vuole significare
una mancanza di interesse per ciò che accade "al di fuori", oppure
può palesare una rinuncia alla vita, o, ancora, rappresentare una perdita, la
fine di qualcosa. Quando la finestra è aperta, le immagini, gli odori e i
rumori provenienti dall'esterno possono trasmettere il trionfo della vita o, al
contrario, della morte. Spesso, soprattutto nei poeti crepuscolari, chi sta
alla finestra osserva paesaggi piovosi, che stanno a indicare una
interpretazione della realtà e della vita assolutamente negative, poiché
dominate dalla tetraggine e dalla noia. Vista dall'esterno, la finestra può
avere altre simbologie, spesso legate al mistero e all'amore (quest'ultimo
rappresentato da giovani e belle donne affacciate).
Poesie sull'argomento
Italo Mario Angeloni:
"Neve rossa" in "Il conquistatore" (1910).
Antonino Anile:
"Lontananza" in "Poesie" (1921).
Francesco Cazzamini
Mussi: "Convalescenza in settembre" in "Fogline d'assenzio"
(1913).
Sergio Corazzini:
"La finestra aperta sul mare" in "Le aureole" (1905).
Giuseppe Deabate:
"Finestra" in "Il canzoniere del villaggio" (1897).
Federico De Maria:
"La sua finestra" in "La leggenda della vita" (1909).
Lionello Fiumi:
"Due prigionieri" in "Polline" (1914).
Domenico Gnoli:
"Veglia" in "Eros" (1896).
Corrado Govoni:
"Su la mia finestra, la pioggia"
in "Armonia in grigio et in silenzio" (1903).
Corrado Govoni:
"Le finestre" in "Poesie elettriche" (1911).
Olindo Malagodi:
"La fronda alla finestra" in "Un libro di versi" (1908).
Guido Marta: "La
finestra aperta", "Finestra sul canale" e "Finestra sul
giardino" in "La neve in giardino" (1922).
Pietro Mastri: "Spesso, in qualche viucola sperduta"
in "La Meridiana" (1920).
Nicola Moscardelli:
"Finestra chiusa" in "La Veglia" (1913).
Nino Oxilia:
"Alla finestra mentre piove" in "Gli orti" (1918).
Aldo Palazzeschi:
"Le finestre di Borgo Tramontano" e "La finestra terrena"
in "Poemi" (1909).
Teresah:
"Mistero" in "Il libro di Titania" (1909).
Testi
LONTANANZA
di Antonino Anile
Son chiuse le
finestre de la nota
tua casa. Io passo
solo per la via,
con chiusa dentro
l'anima l'ombria,
che più m'invade,
d'una angoscia ignota.
Non un tempio
deserto, a cui non resta
un solo nume, un solo
altare, è triste
come ora la tua casa.
Non esiste
una tristezza al
mondo eguale a questa!
Tu sei lontana.
Piovono dolore
le finestre del tuo
vedovo lare;
io passo per la via
solo: e mi pare
che intorno pianga in
ogni cosa un cuore
umano, pianga
un'esistenza vinta,
pianga una parte
dell'anima mia,
Tu sei lontana. Io
passo per la via
solo e vivente d'una
vita estinta!
(Da
"Poesie")
ALLA FINESTRA MENTRE
PIOVE
di Nino Oxilia
Piove e la pioggia
lascia andare al vento
le sue chiome
leggere;
torce il vento i
capelli d'acqua; sento
l'anima a fili
torcersi e cadere.
I fili del telegrafo,
sottili
tagliano il muro in
faccia;
vanno le gocce
d'acqua sopra i fili
ad una ad una e l'una
e l'altra caccia.
Sono le vene
dell'abisso umano
questi fili;
imprecisi
nervi del sogno,
recano lontano
i pensieri degli
uomini divisi.
Che passa ora? Che
passa ora, nell'attimo,
sui fili paralleli?
Ecco il mio cuore,
umanità che batti
diversa in questo
stesso attimo i cieli!
Ecco il mio cuore!
Piove e l'acqua striscia
grigia nell'aria
scialba:
pensieri in corsa, io
vi darei la liscia
cava anima a riparo
fino all'alba.
Fino all'alba che
rida il sole. Andare
è bello, al sol, sui
ponti
sonori di ferrati
archi; passare
dalla gioia dei
liberi orizzonti
a città tumultuose
ove divine
parole e gesti iniqui
s'alternano nei
sottosuoli obliqui,
dentro ai palazzi e
dentro alle officine;
poi nel fumo oleoso
di bitume,
vomitato da gole
profonde, ritrovare
un altro fiume
e ribalzare nello
stesso sole...
andare è bello!
andare è bello! Ma
piove e i pensieri
vanno
sotto la pioggia
nell'oscurità
silenziosi verso un
nuovo affanno:
vanno, e le vene del
dolore umano
recano sotto i venti
i pensieri degli
uomini lontano,
i pensieri degli
uomini piangenti.
Che passa, ora, che
passa, ora, nell'attimo,
sui fili paralleli?
Ecco il mio cuore,
Umanità che batti
diversa in questo
stesso attimo i cieli.
Ecco il mio cuore! Dà
la pioggia al vento
le sue chiome
leggere;
torce il vento i
capelli d'acqua; sento
l'anima a fili
torcersi e cadere.
(Da "Gli
orti")
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Carl Vilhelm Holsøe, "Waiting by the window" |