domenica 30 novembre 2025

Riviste: "Aretusa"

 Aretusa è il titolo di una rivista fondata a Napoli nel 1944 da Francesco Flora. Dal 4° numero (settembre-ottobre 1944), a Flora subentrò Fausto Nicolini. Una nuova e decisiva svolta per la rivista si ebbe a partire dal 7° numero (marzo 1945), perché la sede si trasferì a Roma, da bimestrale divenne mensile e alla sua direzione passò Carlo Muscetta. Aretusa chiuse i battenti nell'agosto del 1946. Nata quando ancora non erano del tutto chiare le sorti dell'Italia in guerra, la rivista si pose subito in contrasto con la dittatura fascista, rivendicando una purezza della parola scritta e un umanesimo volto alla libertà in senso lato. Con Muscetta alla direzione, Aretusa si incanalò verso temi concernenti una disamina del ventennio appena trascorso, e di una nuova, fruttuosa collaborazione tra anime appartenenti a varie e diverse opinioni di pensiero. Le pagine della rivista romana non videro soltanto articoli e testi letterari, poiché vi comparvero anche saggi di politica, storia e arte in generale. Tra i collaboratori più illustri di Aretusa si ricordano i nomi di Benedetto Croce, Corrado Alvaro, Vitaliano Brancati, Walter Binni, Alberto Moravia e Libero Bigiaretti. Ecco, per finire, tre poesie comparse per la prima volta su Aretusa.


Prima pagina del primo numero di "Aretusa"
(da questa pagina web)



LA CASA SUL MARE

di Sergio Ortolani


Avevo, nel tempo, una casa

toccata ogn'intorno dal mare.

S'udiva per dentro la scala

il succhio delle onde gonfiare.


Al sommo le cento vetrate

tinnivano fragili ai venti:

era una materia vibratile

musicata dagli elementi.


In quella casa solitaria

cresciuta per me dalle spume

tanto era il mare che l'aria

prendeva un verdissimo lume.


E sulle ignude pareti

che aveano la grana del sale

mettean le tempeste magnetiche

cangianti fluori d'opale.


A volte cortine di fiamme

iridate d'arcobaleni,

come siderali orifiamme

frangiavano i cieli sereni.


Poi diaccia la notte d'acciaio

rendeva ogni luce dal mondo.

I denti d'un solo ghiacciaio

bucavano il mare di piombo.


Passavano bastimenti

con velature d'argento,

senza ciurma, a lumi spenti,

le sartie fischiavano al vento.


Con la fronte alla vetrata

li vedea naufragare pian piano

e quella musica delirata

mi strappava il cuore lontano.


(da «Aretusa», maggio/giugno 1944)





VERSI A GIAIME PINTOR

di Antonio Russi


È permesso a chi cadde nella lotta

di marcire

solo?

È permesso alla foglia imputridita dall'autunno

di sciogliersi nella terra

per sempre?


È permesso alla rondine

abbandonata all'inverno straniero

di nascondersi tra la neve

la testa sotto l'ala?


È permesso al figlio di un paese defunto

di lasciarsi morire con in bocca

un pugno della terra

che si chiama ancora

Italia?


(da «Aretusa» maggio/giugno 1944)





SERENATA

di Giorgio Bassani


Ora che in lenti vortici come una chioma di neve

che oscure dita tormentano, la nebbia delle paludi

fuma alla tua finestra, e una bufera di buie

lacrime ti ridesta dentro sudate e grevi


coltrici; ora che è gelo e tenebra, dà voce

chiusa forma in ascolto a quel tuo tetro grammofono.

Uscita dalla nube al vetro, atroce

calma mano salutami, amaro riso sepolto.


(da «Aretusa», gennaio/febbraio 1946)



Nessun commento:

Posta un commento