Si noterà, leggendo queste poesie incentrate sull'assenza, che nella maggior parte dei versi affiora una spiccata sofferenza, dovuta alla mancanza della persona amata; quest'ultima spesso è scomparsa per sempre, o è come se lo fosse. I poeti ricordano l'assente in modi diversi: chi descrive i consueti gesti, chi ha ancora nella mente determinate espressioni del viso, chi rammenta le risate, chi sogna ancora la persona amata, e giunge perfino ad odiarla per il semplice fatto che se n'è andata (ma, spiega, è solamente una maniera per attutire il dolore, fingendo che esista ancora). Tutti noi abbiamo qualcuno che ci manca, la cui assenza ci causa sofferenza, anche se non c'è più già da molti anni. E non è un discorso che vale solamente per chi è rimasto solo: si soffre per l'assenza di qualcuno anche se si è in compagnia, perché l'amore e l'affezione verso l'assente erano talmente intense da farsi sentire ugualmente, in ogni caso. Anch'io ho delle persone assenti che mi hanno amato moltissimo, e che amo ricordare; il loro ricordo a volte mi procura della sofferenza, perché sono conscio del fatto che non le rivedrò mai più, ma altre volte mi riconforta perché penso che, comunque, sono stato fortunato: durante la mia vita qualcuno mi ha voluto bene.
LA CASA
di Leopoldo Baroni (1885-1963)
Intenta a que' tuoi lievi
prodigi d'ago, ore e ore
posavi entro l'odore
dell'orto. Allor facevi
raccolta pace. E spesso,
rientrando, così
io t'avvistavo; e, sì,
il tuo sguardo che adesso
altro non m'è che scarso
riverbero su spera
d'attonite acque, m'era
allor, nel segno apparso
d'un riso, e amore a questa
disamorata festa
dei giorni. Vuoto, immenso
vuoto la casa, te
lontana, ora. E sol bruno
tedio alleva. E nessuno
c'è che mi aspetta, ah me!
(da "Anch'io pruno", Nistri-Lischi, Pisa 1960, p. 64)
ASSENZA
di Piero Bigongiari (1914-1997)
Non ha il cielo un segreto che ti culmini,
le tue risa s’iridano al vetro
della sera dolcissima di fulmini.
Al cielo sale nel tuo gesto effimero
la riga d’un diamante, lo smeriglio
ricalcola all’assenza una giunchiglia
morta nel sonno e al tenero fermaglio
del tuo dolore che non si può chiudere
geleranno dagli astri luci blu,
luci sorte alla piega delle labbra
che rimormorano arse cielo al cielo.
Dove un rapido greto si distrugge,
dove odorano (al tuo braccio?) gaggie,
segreto faccio
mia la tua pena che non ti raggiunge.
(da "Stato di cose", Mondadori, Milano 1968, p. 36)
ORA TI PARLO, ASSENTE…
di Roberto Carifi
Ora ti parlo, assente, come se fossi qui
nella luce che bacia questo foglio,
angelo che non avevi un nome,
che forse indovinavo in certe primavere,
che già sentivo in fondo al cuore
quando Dio mi accarezzava nella notte,
tu che non conoscevo, di cui sapevo l’esistenza
da quella mano misteriosa
che mi mostrò la gioia più grande
custodita nel dolore,
tu che mi doni in un fragile sorriso
la vertigine
che solamente danno la bellezza e il bene
lascia che ti chiami amore
semplicemente, così, come colui che prega
chiama amore Dio
e lo ama di più perché assente.
(da "Amore d'autunno", Guanda, Parma 1998, p. 14)
DA TEMPO È L'ASSENZA DI TE
di Libero De Libero (1903-1981)
Da tempo è l’assenza di te
e tutto è da vendere ormai
che mi fa triste erede.
Non più benigno il sole
sulla porta fa nero
l’emblema dei nostri nomi.
Gioventù è una vecchia festa
celebrata da tante parole.
(da "Le poesie", Bulzoni, Roma 2011, p. 227)
LE TRINE BIANCHE
di Donata Doni (Santina Maccarrone, 1913-1972)
C'era la Mamma sulla poltrona
con l'uncinetto e le sue trine bianche.
Che potevi temere?
Quegli occhi sapevano il chiarore
della sua anima di bimba.
Allora la morte era lontana
come una stella assurda,
come un sogno dimenticato.
Fiorivano le trine bianche.
Battevi la porta. Lei t'accoglieva
sulla poltrona. Ora è vuota
e il velluto sbiadito.
Ma l'innocenza resta,
Mamma bambina.
E restano le trine bianche
che l'uncinetto rapido tracciava.
Roma 21 agosto 1965
(da "La carta dispari", Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 1968, p. 49)
SCIVOLA SULLA TUA ASSENZA
di Margherita Guidacci (1921-1992)
Scivola sulla tua assenza
l'alba e una pietà grigia.
Stanotte in sogno ti odiavo. Anche quello
era un sentirti vivo.
(da "Le poesie", Le Lettere, Firenze 1999, p. 311)
L'ASSENZA
di Alessandro Parronchi (1914-2007)
Chiedevi se il bambino
t'avesse nella tua assenza cercata.
Ed ero lieto di dirti che il giorno
era volato via senza che un'ombra
lo turbasse, ma ambedue lieti in gara
fantasticando l'avevam trascorso
egli internato nei suoi giuochi, io libero
da ogni cruccio importuno all'erba nuova
affondando le mani
senza incontrarci il morso del ricordo.
Poi m'accorsi che tu avvertivi in quelle
parole crudeltà,
dispetto amaro di volerti assente
anche nel respiro di quelle ore.
Dunque così pensano le donne.
Ed era invece un timido
riconoscer mio figlio uguale a me
finché l'età puerile lo consenta:
ignaro dei rapporti che tra loro
legano gli uomini ma anche li dividono,
pago soltanto delle luminose
apparenze…
(da "Le poesie", volume I, Polistampa, Firenze 2000, p. 274)
LA NEVE DEGLI IPPOCASTANI...
di Lalla Romano (Graziella Romano, 1906-2001)
La neve degli ippocastani intride
la sabbia dei viali
odorano di miele i tigli
e tu non sei qui
né altrove
sei la nube laggiù
rossa di lampi
(da "Poesie", Einaudi, Torino 2001, p. 51)
L’ASSENZA NUTRE
di Francesco Tentori (1924-1995)
L’assenza nutre la memoria. Sboccia
da radici d’assenza la tua immagine,
viva nell’aria che ti esclude, specchio
per lo sguardo del cuore, e apparsa appena
già domina, è presenza che non tollera
altri pensieri. Chi tu sia e venuta
a che nella mia vita, mi chiedevo
ieri ancora; ora taccio, non distinguo
se do o ricevo, accolgo quanto giunge
sulle acque del vivere e contrasto
quel che posso al saccheggio delle onde.
(da "Nulla è reale", Vallecchi, Firenze 1964, p. 22)
L'ASSENZA
di Diego Valeri (1887-1976)
C'è, scavata nell'aria, la tua dolce
forma di donna; un vuoto
che palpita di te, come l’immoto
silenzio dopo una perduta voce.
quel che posso al saccheggio delle onde.
(da "Poesie", Mondadori, Milano 1962, p. 199)
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William Merritt Chase, "Park Bench" (da questa pagina web) |
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