domenica 27 agosto 2023

La poesia di Alessandro Parronchi

 

Ritengo che Alessandro Parronchi (Firenze 1914 – ivi 2007) sia uno dei migliori poeti italiani del XX secolo, soprattutto in considerazione dei versi da lui scritti e pubblicati a partire dalla metà del secolo da poco conclusosi. L’excursus poetico di Parronchi mostra delle mutazioni anche piuttosto drastiche; infatti, le prime tre raccolte del poeta fiorentino - che attraversano tutto il quinto decennio del Novecento - debbono essere ricondotte a quell’ermetismo tutto toscano e in particolare fiorentino, che le accomuna alle opere poetiche uscite, su per giù negli stessi anni, di Mario Luzi e Piero Bigongiari. Ma, a partire da L’incertezza amorosa (1952), la poesia di Parronchi perde gran parte delle peculiarità iniziali, evidenziando una sempre più limpida chiarezza; da qui in poi, come dicevo all’inizio del post, i suoi versi – che spaziano su varie tematiche: dall’amore all’attualità, dalla natura alla religiosità – si mostrano in tutta la loro bellezza, anche quando il poeta esterna in modo lampante le sue preoccupazioni, i suoi timori e, più raramente, la sua rabbia verso un’umanità che lui non comprende. Difficile è stato per me scegliere soltanto tre poesie dall’intera opera poetica di Parronchi (le trascrivo dopo l’elenco delle sue raccolte poetiche), poiché sono moltissime quelle che amo e che rileggo spesso, dai due volumi che le raccolgono in toto.

 

Alessandro Parronchi

 


Opere poetiche

 

“I giorni sensibili”, Vallecchi, Firenze 1941.

“I visi”, Edizioni di «Rivoluzione», Firenze 1943.

“Un’attesa”, Guanda, Modena 1949.

“L’incertezza amorosa”, Schwarz, Milano 1952.

“Per strade di bosco e città”, Vallecchi, Milano 1954 (nuova ed. Polistampa, Firenze 1994)

“Coraggio di vivere”, All’Insegna del Pesce d’Oro, Milano 1956.

“La noia della natura”, «Quaderni del Critone», Lecce 1958.

“Coraggio di vivere” (nuova ed. ampliata), Garzanti, Milano 1961.

“L’apparenza non inganna”, Scheiwiller, Milano 1966.

“Pietà dell’atmosfera”, Garzanti, Milano 1970.

“Umori”, Galleria Pananti, Firenze 1978.

“Replay”, Garzanti, Milano 1980.

“Prime e ultime”, Edizioni Pandolfo, Padova 1981.

“Ombra mai fu”, Galleria Pananti, Firenze 1982.

“Intime”, bidiellepi, Urbino 1983.

“Expertise per Vittorio”, Scheiwiller, Milano 1986.

“Climax”, Garzanti, Milano 1990.

“Il rispetto della natura”, Galleria Pananti, Firenze 1990.

“Quale Orfeo?”, Galleria Pananti, Firenze 1991.

“L’incertezza amorosa” (nuova ed. ampliata), Galleria Pananti, Firenze 1992.

“Nuovo cammino”, Galleria Pananti, Firenze 1994.

“Diadema – auto antologia 1934-1997”, Mondadori, Milano 1998.

“Le poesie” (2 volumi), Polistampa, Firenze 2000.

 



 

 Testi

 

ANCORA INVERNO

 

Fiochi albori rasentano la strada,

rigido è il biancospino alle ringhiere

delle ville deserte, un’eco solo

della lor vita rompono i latrati

la pace della notte: ecco, una lampada

che nessuno ha sospeso arde, scintilla

a un ignoto balcone.

E dai palazzi strascica nel lume

di luna una lontana

brigata, un soffio di scirocco porta

rumore di fontane

da una valle scoscesa fra gli ulivi.

Frammenti di bei giorni illuminati

e di prati portati via dal vento

risorgono indecisi... Sarà giorno!

Altre luci più rosa già al crepuscolo

son prossime, a me care

anime nel fruscìo

degli alberi sorridono in segreto.

 

(da "Le poesie", Polistampa, Firenze 2000, vol. I, p. 33)

 

 

 

 

LE TRE ETÀ

 

Fanciullo, spesso m'isolavo

dai giuochi dei compagni, non di rado

in appartati soliloqui il senso

delle cose indagando, abbrividivo

qualora un teschio s'affacciasse a una parete

o nei sogni risorgesse improvviso.

 

Vecchio, ancora m'affascina il segreto

della natura. E quando riattraverso

le montagne per cui passai fanciullo,

mi sorprende indicibile bellezza,

m'incanta inaspettata meraviglia,

e più che vado avanti più scopro

problemi inesauribili a cui manca

spazio. Ed anche, mi sembra, a questa età,

meditare la morte, solo un lusso

che i frati, o i saggi, possono concedersi.

 

Quello di cui non seppi

serbare l'essenza

fu il tempo dell'amore,

frutto maturo

subito dissolto...

Le corse a perdifiato

le passeggiate al vespero, la luna

alta sopra la casa,

le notti insonni, gl'incensi bruciati

alle dee mattutine,

nulla ne serbo. Perché quei momenti

eran sempre al di là del desiderio

o già trascorsi. Un caro

volto sulle mie mani s'accostava

ma per affondare

nel buio del passato, il dolce fianco

che oscillava al mio fianco era realtà

oltrepassata prima di raggiungerla.

 

(da "Le poesie", Polistampa, Firenze 2000, vol. II, p. 417)

 

 

 

 

O MERLO CHE SALTELLI...

 

O merlo che saltelli allegro al bordo

della via e al nostro rapido passaggio

non rinfili d'un balzo nella siepe,

non temere soltanto il cacciatore.

Ogni presenza d'uomo è a te nemica.

Cerca scampo al tuo vivere, Francesco

da tanto abbandonò queste contrade

e non ritorna più. Tieni presente

che in ogni uomo è in potenza un assassino.

 

(da "Le poesie", Polistampa, Firenze 2000, vol. II, p. 617)

 

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