domenica 20 agosto 2023

Crepuscolo di libeccio

 

Crepuscolo violento

già preso dall'ansia

di una notte di vento;

e l'ultima luce azzurrina

di un lembo di cielo

è spenta da un cortinaggio

di nubi consumate

da un tediosissimo viaggio.

E nell'aria tremante

passano brevi folate,

alito febbricitante

di giornate malate

rabbia imprecante

di ore dannate;

aliti di veleno

sopra le cose terrene

ch'erano così serene

nel giorno sereno.

Crepuscolo malato

di un male indefinito,

mezzo annuvolato

cielo scolorito,

scolorita città

presa da sconsolazione;

dal grido di disperazione

dell'aridità.

 

[1927]

 



 

La poesia che ho riportato in questo post, intitolata Crepuscolo di libeccio, è di Gaetano Arcangeli (Bologna 1910 – ivi 1970), e fu pubblicata per la prima volta in volume, nel 1939, all'interno della raccolta di poesie e prose Dal vivere che uscì presso l'editore Testa di Bologna. Io l'ho trascritta dalle pagine 78 e 79 della ristampa di questa opera prima (per Arcangeli, allora diciannovenne, fu sostanzialmente il debutto nella letteratura italiana), che vide di nuovo la luce nel 1994, grazie all'editore Scheiwiller di Milano, il quale, nei successivi anni, ripubblicò, volume dopo volume, l'intera opera poetica dello scrittore bolognese.

I versi descrivono un crepuscolo particolarmente movimentato, a causa di un vento fastidioso, di libeccio o garbino (proveniente da sud-ovest) che trasmette sensazioni negative al poeta. Non è precisata la stagione, e neppure il luogo, ma s'intuisce che tale avvenimento si svolga nei pressi del capoluogo emiliano, probabilmente durante l'estate; è possibile invece sapere che i versi furono scritti nel 1927 - come sta a dimostrare l'anno riportato all'interno delle parentesi quadre in calce alla poesia -. Come dicevo, le sensazioni provate dal diciassettenne poeta sono negative, e trasmettono allo stesso inquietudine, ansia e tristezza. Si preannuncia una notte ventosa, e le nubi sopraggiungenti appaiono consumate dal lungo e noioso viaggio che hanno fatto per giungere proprio lì. Si avvertono delle brevi folate di vento, tutt'altro che piacevoli perché talmente calde da far pensare al poeta che provengano direttamente dall'inferno. La giornata, prima di quel momento, era stata serena e tranquilla; ma ora la situazione è cambiata drasticamente, e, con lo scemare della luce, il cielo si è scolorito, a causa delle sopraggiunte nuvole, immettendo una sorta di sconsolatezza negli animi, e una conseguente disperazione causata dall'aridità. Quest'ultimo sentimento, forse non è riferito soltanto al tempo ed al luogo, ma anche all'anima del poeta.

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