Pietà, pietà cuori
duri
Pietà per l'uccello
migratore
Che ha perduto un'ala
in volo.
Pietà per l'orfano
gitano
Che s'è giocato a
carte
Sella e cavallo
Suicida in una
prigione.
Pietà per il giovane
Nessuno
Ucciso in Cina
O un qualsiasi altro
luogo
Clima razza
condizione.
Pietà per chi muore
all'impiedi
Dentro una camera
d'affitto.
Pietà per chi cade
Pietà per chi si
lascia cadere.
Pietà, pietà cuori
duri
Voi che siete sempre
seduti
E apprendete dai
giornali
La morte degli altri.
Questa poesia l'ho
estratta dal volume Stellacuore di
Raffaele Carrieri (Taranto 1905 - Pietrasanta 1984) edito da Mondadori nel
1970. In tale libro sono riunite le raccolte più significative del poeta
pugliese; Pietà cuori duri fa parte
della sezione Il trovatore, che uscì
in volume singolo, sempre dalla Mondadori, nel 1953. È stata una delle prime
poesie di Carrieri che ho letto ed apprezzato trovandola in un'antologia della
poesia novecentesca italiana. Ahimè, questo ottimo poeta viene troppo
spesso escluso dalle selezioni antologiche, soprattutto se si
parla degli ultimi trent'anni.
Sono versi che
parlano della pietà umana negata agli sconfitti, ai poveri e a tutti coloro
che, costretti a vivere in luoghi e in situazioni difficili, non riescono ad
andare avanti e decidono di togliersi la vita. Il poeta invoca la pietà
rivolgendosi polemicamente a coloro che sono
sempre seduti (in contrasto con chi muore
all'impiedi), ovvero agli intellettuali e ai benestanti in generale, che,
soventemente, vengono a conoscenza della morte di questi diseredati della terra
leggendo i giornali. L'elenco dei soggetti che, in vari luoghi del mondo e in
diversissime situazioni perdono la vita, comprende gli orfani, i giocatori
d'azzardo, i ribelli e i disperati (identificati in chi si lascia cadere); molte somiglianze le ritrovo nel testo di una
stupenda canzone di Francesco De Gregori: Santa
Lucia (si trova nell'album Bufalo
Bill del 1976), in cui, come nella poesia di Carrieri, viene invocata una
sorta di pietà per l'umanità sofferente.
Una amara riflessione
finale: la struttura della società attuale, come quella del passato, in verità
non prevede alcun sentimento di pietà, né di solidarietà e tanto meno di
misericordia per coloro che restano indietro e poi, di conseguenza, cadono.