Invecchia la tua morte
nelle mie notti
ove rotolano sogni
come vuote botti.
Ma di giorno sempre più giovane
sei e regina, da quando
la tua morte invecchiando
in me ti ha disciolta
in tutte le cose
che amavo una volta.
Sei le rose
gialle e i cornicioni bruciati a taglio
di luce contro il celeste ottobre,
il barbaglio
del ditale d'oro
nel cesto da lavoro,
sei la mensa serale,
la lagrima e l'allegria,
del morire la dolce profezia.
Tutte queste cose e altre:
ma sei tu ancora
tu sola
precisa e loquente perché
sono loro
- le cose le rose il ditale d'oro -
che sono diventate
te.
COMMENTO
Regina del giorno è il titolo di una poesia di Luigi Santucci (Milano 1918 - ivi 1999), che si trova alle pagine 85 e 86 del volume Di te mi scorderò, pubblicato dalla Mondadori di Milano nel 1969. Santucci scrisse poche poesie, e alcune di esse le dedicò al pubblico infantile; quindi si può dire che il volume del '69 sia un'eccezione nella carriera letteraria dello scrittore milanese; peculiarità della raccolta poetica è che le sessantasette liriche ivi presenti siano incentrate su un unico argomento: la recente scomparsa della madre del poeta. In questi versi Santucci esterna tutta la sua disperazione per la gravissima perdita avuta da poco, ed è facile percepirla, perché in quasi tutte le poesie si nota una drammaticità sconvolgente e una dichiarata incapacità di continuare a vivere senza la presenza preziosissima di una mamma straordinaria. I versi che di sopra ho voluto riportare, però, sembrano superare tale senso di tragedia: qui il poeta riesce a trovare conforto alla definitiva assenza della madre pensando che essa, grazie ad una sorta d'incantesimo, si sia tramutata negli oggetti della casa di famiglia, così come nei fiori del giardino di casa; riesce ad intercettare la sua presenza anche in specifici momenti del giorno, come la abituale cena, e pure nei suoi stati d'animo particolarmente intensi - siano essi dominati dalla tristezza o dalla gioia -; la trova viva perfino ricordando certe sue frasi in cui preannunciava la sua morte. A tal proposito, tra le cose che gli ricordano più la madre, Santucci nomina un ditale d'oro (oggetto che spesso usavano le massaie nell'atto del cucire) e delle rose gialle; tutto ciò mi ha fatto ricordare che anche mia madre usava un ditale - pur se non d'oro -, nei momenti in cui si appropinquava a cucire degli strappi in indumenti come i calzini; ed anche lei amava le rose di tutti i colori possibili ed immaginabili (le piantò nel nostro giardino in gran quantità). Non potendo più avere le rose, sono andato a cercare quel vecchio ditale di mia madre, e l'ho trovato proprio in un cesto - come dice il poeta - da lavoro; la fotografia che precede questo mio commento ritrae i due oggetti della mia mamma che sono ancora qui, malgrado la sua assenza perduri da quasi un decennio; e, rifacendomi alla fantasia del poeta, anch'io oggi, giorno in cui si festeggiano tutte le mamme assenti e presenti, voglio pensare che lei viva in questi e in tanti altri oggetti ancora presenti nella "nostra" casa.
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