domenica 16 settembre 2018

"Biscuits de Sèvres" di Pier Ludovico Occhini


Di Pier Ludovico Occhini (Arezzo 1874 - ivi 1941) avevo parlato qualche anno fa, dedicandogli un post e facendolo rientrare tra i poeti dimenticati. Ma in verità, il poeta toscano non fu mai preso in grande considerazione, se si esclude qualche menzione apparsa sulla rivista Il Marzocco. Quanto alle antologie, a me risulta che il solo Glauco Viazzi lo inserì in Dal simbolismo al dèco, facendo precedere i quattro suoi componimenti poetici selezionati da una interessante e dottissima introduzione. E visto che, da quanto ne so, è questo l'unico scritto che tratti della poesia di Occhini, su di esso mi baso per parlare della sua raccolta più importante: Biscuits de Sèvres.
Il libro è rarissimo (soltanto tre biblioteche italiane lo posseggono); fu pubblicato dalla Tipografia Paggi di Firenze nel 1897; si avvale di 112 pagine in cui sono comprese 41 poesie separate dalle seguenti tre sezioni: Biscuit de Sèvres; Viole; Cofanetto di nozze. L'ultima sezione citata si divide in due parti e un intermezzo. Occorre aggiungere che Occhini, tre anni prima di questa, aveva dato alle stampe un'altra raccolta di versi: Ghirlanda minima, pubblicata dalla Tipografia Landi di Firenze; tutte le poesie di quest'ultimo volumetto ad esclusione di Ave, sono presenti in Biscuits de Sèvres, all'interno della sezione Cofanetto di nozze.
Tornando al saggio critico di Viazzi, presente alle pagine 89 e 90 della citata antologia, egli definisce i versi di Occhini: "uno scriver tutto di pittura", affermando poi che il libro andrebbe letto come se fosse "una raccolta di quadri tutti dedicati allo stesso tema"; ebbene, non si può negare che il critico abbia ragione, basta leggere le prime poesie, dove si percepisce l'estrema importanza dei colori nei versi di Occhini; lo stesso Viazzi ne parla in questo frammento del medesimo saggio:

Il sistema di Biscuits de Sèvres si realizza anzitutto cromaticamente, su due dominanti fondamentali, il verde e il rosa, variamente in combinazione con l'ametista, il turchese, il violetto ed il bruno.

Altra caratteristica dominante del volume poetico di Occhini è l'ambientazione settecentesca delle scene descritte e dei personaggi presi in considerazione. Anche in questo contesto, Viazzi è riuscito ad individuare l'operazione letteraria dello scrittore toscano, che, per certi versi, va considerato un anticipatore del crepuscolarismo. Leggiamo a tal proposito un altro frammento dello stesso in cui si ribadisce la stretta parentela di certe descrizioni paesaggistiche con la migliore pittura del XVIII secolo:

La coerenza di Biscuits de Sèvres per certo organizza soltanto materiali di repertorio, unità culturali già stabilite, l'aristocratico mondo di figure que vont charmant masques et bergamasques, eppertanto anche parchi e boschi nobiliari, con le fontane l'erme i laghi e le dame e i cavalieri, un décor settecentesco all'insegna di Watteau, Boucher, Fragonard, ma variando l'eros da gioiosità a malinconia, volgendo il principio del piacere in principio di estenuazione e mancamento, la concretezza in fantasmatico.

Chiudo riportando tre fra le migliori poesie di Biscuits de Sèvres; le prime due fanno parte della sezione iniziale, che porta il titolo del volume, mentre l'ultima si trova nella seconda sezione intitolata Viole. Come risulterà facile notare leggendole, in tutte si respira un'aria languida e autunnale; vengono descritti personaggi più o meno definiti che passeggiano lungo vie intristite da un senso di sfinimento; importanza non marginale viene data ai colori delicati dell'autunno e a quelli smorti degli abiti dei personaggi descritti.



RICHIAMI

Vanno i poveri vecchi per la via
e cadono le foglie a la mite aria...
Triste la turchiniccia compagnia
va per la gialla strada solitaria;

triste - ché triste su su reca il vento
lieve una pastorale di lontano
e piange l'acqua di un fiume d'argento
e cadono le foglie a mano a mano.

Vanno i poveri vecchi, tristi in cuore
- gli abiti turchinicci han tinte smorte -
e sentono in ogni foglia che muore
essi sentono il gelo della morte...

(da "Biscuit de Sèvres", p. 13)




NE L'ESTATE DI SAN MARTINO

Sotto il cielo turchese
lungo taciti viali
una dama va soletta
ne' tepori mattinali.

Intorno autunno langue
sfoglia sfoglia i fiori già
che le cadon su la nuca
e su i rosa falpalà.

Un abate violetto
già le disse un madrigale...
Ella pensa i cari omaggi
a la sua beltà nivale;

ma non più giovine dama
lentamente or triste va...
Sol fiorisce il crisantemo
ne l'aiole qua e là.

(da "Biscuit de Sèvres", pp. 29-30)




DOLCE LARVA

Dopo la pioggia tingonsi di rosa
i pioppi. Sul sentiero ella non è...
Ma vedo ne la nebbia lagrimosa,
come un sogno, l'Amata innanzi a me.

Cresce la nebbia. Tra licheni intanto
ha voci la fontana ammutolita.
Ella i celestiali occhi d'incanto
volge di una tristezza indefinita.

Cadono fiori miti al suo passaggio,
molli petali, goccie qua e là:
par che nel pianto di un estinto maggio
a me la spinga una gentil pietà

e torni dolcemente con la gonna
del colore di pallido turchese
bella come una Vergine Madonna
dipinta da un estatico senese...

Ma invan le chieggo - In riva a le vivaci
acque rimani... Perché no? perché?... -
Ella passa... ed i fiori come baci
le si sfogliano mollemente ai piè.

(da "Biscuit de Sèvres", pp. 53-54)

4 commenti:

  1. Poeta cui si deve anche, a ragione attribuire il titolo di precursore del crepuscolarismo, assieme al Diego Angeli della "Città di vita". Ciò mi pare evidente in certi "quadrati cromatici" govoniani che qualcosa forse devono ad Occhini. Quando ebbi la fortuna di leggere il suo libro mi parve che l'autore ponesse anche l'attenzione su Verlaine, in particolare su certi cammei delle "Feste galanti"

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    1. Tutto giusto. Aggiungerei, a proposito di opere poetiche anticipatrici del crepuscolarismo, uscite su per giù in quegli anni, "Il convegno dei cipressi" di Cosimo Giorgieri Contri e "Mysterium" di Giovanni Tecchio.

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  2. E queste ultime da te citate anticipano addirittura le su citate opere. Mi pare siano addirittura entrambe del 1894

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    1. Sì, anche se è giusto ricordare che tutti debbono molto ad un'altra opera poetica fondamentale, anche per i crepuscolari: "Poema paradisiaco" di Gabriele D'Annunzio, uscito l'anno precedente.

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