lunedì 30 maggio 2016

I gigli nella poesia italiana decadente e simbolista

Il giglio o lilium è un fiore molto citato dai poeti simbolisti, decadenti, crepuscolari, liberty ecc. La sua simbologia non si discosta dai canoni classici: rappresenta la purezza, la verginità, la castità, il candore e, più in generale, la religiosità. Ancora una volta, in Italia, furono Gabriele D'Annunzio e Giovanni Pascoli i primi ad inserire i gigli quale argomento portante dei componimenti in versi: il primo ne fa amplissimo uso nel volume L'Isotteo. La Chimera; il secondo dedica ad essi una poesia di Myricae dove i gigli, piantati dalla defunta madre del poeta nel giardino di una casa non più di proprietà della famiglia, continuano a nascere e fiorire, finendo quindi sull'altare della "Madonna dell'acqua". Presso quest'altare, alcune donne che conoscono le sfortunate vicende della famiglia Pascoli, chiedono alla Madonna che Giovanni sia riportato nella sua vecchia casa e qui vi muoia tornando infine ad unirsi ai suoi cari già estinti. Oltre a D'Annunzio, un altro poeta che cita spesso i gigli nei suoi versi è Corrado Govoni, il quale li descrive in modi assai diversi, a volte sorprendendo per associazioni di idee molto lontane dai tradizionali valori a cui si associano questi fiori. Bella la poesia di Gaeta, che racconta, a tal riguardo, una leggenda poco nota. Molto interessante La notte dei gigli di Diego Angeli, dove i fiori muoiono durante una notte di passione amorosa tra un uomo ed una donna vergine: la morte dei gigli, relazionata alla donna, rappresenta la fine della purezza. Un giglio muore anche nella poesia di Tito Marrone, portato fra le mani da una vergine incontrata ed amata intensamente dal poeta. In Sinfonia di gigli di Vincenzo Fago, i fiori parlano e si definiscono: "anime buone disaparite", "calici d'un divino / amore", "speranze rifiorite / sovra un puro orizzonte oltremarino", "canzoni fresche udite / al raggio della luna adamantino". A Marino Marin appare la figlioletta morta che gli mostra una gran quantità di gigli: la visione di quei fiori, in forma di pioggia, estasia il poeta. In Canzone folle di Federigo Tozzi una regina dona al poeta un giglio sicché il suo spirito s'ingigli facendo nascere in lui sentimenti contrastanti di paradisiaco piacere e di religioso dolore. Emilio Girardini nei suoi versi dichiara di preferire il giglio a tutti gli altri fiori perché emblema d'innocenza, candido, spirituale e in opposizione al "secolo carnale". Girolamo Comi vede i tre gigli colti da una donna non ben definita, quale "Augurio bianco, fervido e divino" fatto al mondo. Prettamente religioso è il discorso presente nei sonetti Il giglio solitario di Alessandro Giribaldi e Il giglio del campo di Luigi Fallacara. Nel primo il fiore incarna il Cristo agonizzante, nel secondo è Dio stesso.




Poesie sull'argomento

Rosario Altomonte: "Poema floreale. Il giglio" in «La Stella e L'Aurora Milanese», ottobre 1902.
Diego Angeli: "La notte dei gigli" in "L'Oratorio d'Amore. 1893-1903" (1904).
Girolamo Comi: "L'augurio" in "Lampadario" (1912).
Gabriele D'Annunzio: "Romanza" e "I gigli" in "L'Isotteo. La Chimera" (1890).
Vincenzo Fago: "Sinfonia di gigli" in "Discordanze" (1905).
Luigi Fallacara: "Il giglio del campo" in "Illuminazioni" (1925).
Francesco Gaeta: "Le bellezze del giglio" in "Poesie" (1928).
Giulio Gianelli: "L'astro del giglio" in "Tutte le poesie" (1973).
Emilio Girardini: "Giglio" in "Chordae cordis" (1920).
Alessandro Giribaldi: "Giglio Solitario" "Luna su i Gigli", "Dallo specchio dei Gigli" e "La fine dei Gigli" in "Il 1° libro dei trittici" (1897).
Corrado Govoni: "Gigli votivi", "I gigli" e "Lilium comdium" in "Le Fiale" (1903).
Corrado Govoni "I pierrotti", "Barba-blù" e "I gigli" in "Gli aborti" (1907).
Giuseppe Lipparini: "Il giglio innamorato" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).
Nicola Marchese: "Nivale" in "Le Liriche" (1911).
Marino Marin: "I gigli" in "Luci e ombre" (1904).
Tito Marrone: "Romanza del giglio" in "Cesellature" (1899).
Giovanni Pascoli: "I gigli" in "Myricae" (1900).
Romolo Quaglino: "Tra i diafani gigli" in "I Modi: Anime e Simboli" (1896).
Giacinto Ricci Signorini: "Fior di giglio" in "Poesie e prose" (1903).
Federigo Tozzi: "Canzone folle" in "La zampogna verde" (1911).
Alfredo Tusti: "Gigli" in "Scienza e Diletto", giugno 1904.




Testi

GIGLIO SOLITARIO
di Alessandro Giribaldi

Sta il Cristo, come in tenera agonia,
su l'acque morte a l'anima del vento,
dove la gloria più che l'ariento
non sa l'ora né l'atra tenebria

da che vince lo stridulo lamento
de le folaghe ogni malinconia
ogni tristezza intorno. Ora la pia
faccia reclina (quale sogno spento

l'Anima accende a la mondana luce?)
ne l'acque morte come in un passato
amor si specchia in voto millenario,

quasi per esser nel gran Sogno in due.
Ma l'acqua mostra un volto estenuato
e l'immenso dolor del Solitario.

(Da "Il 1° Libro dei Trittici")




I GIGLI
di Marino Marin

Ella apparve così sola a me solo
tutta odorosa e fresca come fosse
venuta da un ceruleo suo brolo
ignoto al mondo: e non avea più tosse.

E disse: "Guarda (oh come ardean le rosse
cardenie sul marmoreo poggiolo!)
guarda i miei gigli." E sorridendo scosse,
povera bimba! il candido lenzuolo.

Piovvero i gigli e non fu mai più grande
letizia. Oh madre! Io bene avrei voluto
cingertene le chiome venerande:

ma tu, madre, non c'eri: e, sol ch'io chiuda
gli occhi, rivedo ne lo sguardo muto
sparsa di gigli la stanzetta nuda.

(Da "Luci e ombre")




GIGLI
di Alfredo Tusti

Gigli, forme d'amor spirituali,
colombi familiari sempre aneli
al volo, quale non vi tarpò l'ali
onde volare non possiate ai cieli?

Gigli, vasi d'argento rituali
sorretti a pena dai tremanti steli
come da bianche man sacerdotali
che una stola di verde all'uomo celi;

O Gigli, io penso un biancheggiante polo
ove una teoria bianca d'umili
vergini inceda lentamente su le

nevi; io penso e il pensier portami a volo
verso un candor di gigli alti e sottili
fiorenti in mezzo a un livido padule.

(Dalla rivista «Scienza e diletto»)




George Hitchcock, "Les lys blancs"

8 commenti:

  1. Gli ibridi attuali, con i loro colori chiassosi, ai quali io stessa indugio, non potrebbero ispirare versi cosi'delicati.

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    1. Vero. Probabilmente era il periodo storico in cui vivevano questi poeti a favorire una spiccata sensibilità verso la bellezza della natura.

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  2. Mi servirebbe un'indicazione, se tu potessi suggerirmi un testo che celebro'a suo tempo, l'Esposizione di Milano del 1906.

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    1. In questa pagina è descritto un libro che se ne occupa specificatamente: http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=1501.107

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    2. Su maremagnum.com è possibile acquistare quest'altro libro che si occupò dell'esposizione nel periodo in cui si svolse: https://www.maremagnum.com/libri-antichi/esposizione-di-milano-1906/147709937

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    3. Grazie, magari provo in sbn. Te l'ho chiesto perche'volevo evitarmi la ricerca, sono veramente impegnata in questo periodo e leggo solo quello che mi serve per studio.

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    4. Prego. Sul sito www.archive.org c'è questo libro scaricabile in vari formati:
      https://archive.org/details/lartenellesposiz00ojet
      ed altri ancora che trattano dell'esposizione.

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  3. In ogni caso da qua a fine settembre spero di trovarla, mi piacerebbe inserirla in una mostra.

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