Nacque a Nuoro nel 1867 e ivi morì nel 1914. Si laureò in
legge e divenne avvocato; nel 1908 fu colpito da una grave malattia che lo
paralizzò e quindi ne causò la morte precoce a soli quarantasette anni. Molto
vicino alle idee socialiste, spirito romantico, Satta dedicò quasi tutti i suoi
versi al popolo sardo, alle sue tradizioni e alle sue realtà. In particolare è
il territorio circoscritto della Barbagia che spesso viene descritto dal poeta
nuorese; ebbe un pubblico di lettori molto vasto ai suoi tempi e fu molto
apprezzato e stimato dai suoi conterranei, divenendo un personaggio mitico. I
suoi versi risentono dell'influsso di tre poeti: Carducci, Pascoli e
D'Annunzio, che d'altronde furono determinanti e fondamentali per tantissimi
giovani scrittori all'inizio del XX secolo.
Opere poetiche
"Versi ribelli", G. Gallizzi, Sassari 1893.
"Ninna nanna di Vindice", Chenna, Torino 1909.
"Canti barbaricini", La vita letteraria, Roma
1910.
"Canti del Salto e della Tanca", Il Nuraghe,
Cagliari 1924.
Presenze in antologie
"Antologia della lirica italiana", a cura di
Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 271-272).
"Le più belle pagine dei poeti d'oggi", 2°
edizione, a cura di Olindo Giacobbe, Carabba, Lanciano 1928 (vol. 7, pp. 73-80).
"Antologia della lirica italiana. Ottocento e
Novecento", nuova edizione, a cura di Carlo Culcasi, Garzanti, Milano 1947
(pp. 206-208).
"Antologia della lirica contemporanea dal Carducci al
1940", a cura di Enrico M. Fusco, SEI, Torino 1947 (pp. 122-126).
"La lirica moderna", a cura di Francesco Pedrina,
Trevisini, Milano 1951 (pp. 486-488).
"L'antologia dei poeti italiani dell'ultimo
secolo", a cura di Giuseppe Ravegnani e Giovanni Titta Rosa, Martello,
Milano 1963 (pp. 159-161).
"Poeti minori dell'Ottocento italiano", a cura di
Ferruccio Ulivi, Vallardi, Milano 1963 (pp. 771-779).
"Poeti della rivolta", a cura di Pier Carlo
Masini, Rizzoli, Milano 1978 (pp. 355-357).
"L'incanto del Natale", a cura di Giuseppe
Gamberini, Paoline E. L., Milano 1996 (p. 197).
Testi
VESPRO DI NATALE
Incappucciati, foschi, a passo lento
Tre banditi ascendevano la strada
Deserta e grigia, tra la selva rada
Dei sughereti, sotto il ciel d’argento.
Non rumore di mandre o voci, il vento
Agitava per l’algida contrada.
Vasto silenzio. In fondo, Monte Spada
Ridea bianco nel vespro sonnolento.
O vespro di Natale! Dentro il core
Ai banditi piangea la nostalgia
Di te, pur senza udirne le campane:
E mesti eran, pensando al buon odore
Del porchetto e del vino, e all’allegria
Del ceppo, nelle lor case lontane.
(Da "Canti barbaricini")
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