Frequentemente, in
queste poesie, si riscontra la presenza del romantico mito dell'Olandese
volante e del suo Vascello fantasma: l'attenzione che i poeti
rivolgono a tale storia nasce dalla condanna del suddetto Olandese alla
navigazione eterna, ovvero ad una lunghissima esistenza tormentata e inutile,
proprio come quella dei poeti che ne parlano, prigionieri di un destino da
incompresi ed esclusi. In altri casi il fantasma si presenta come una sorta di alter
ego e dietro di lui si nasconde la Morte. Spesso i fantasmi, come
tradizione vuole, appaiono di notte e svegliano, sconvolgono, impauriscono chi
li percepisce e li vede. C'è chi li fugge e chi, al contrario, indaga sui
misteri che essi si portano dietro. Naturalmente, non sono assenti le figure
dei morti che riappaiono in forma di spettri. In genere i fantasmi
rappresentano la paura di qualcuno o di qualcosa (molto spesso della morte) e
soltanto di rado hanno a che vedere col desiderio e col sogno.
Poesie sull'argomento
Vittoria
Aganoor: "Sotto le stelle" in "Leggenda eterna" (1900).
Vittoria Aganoor:
"Visione" in "Poesie complete" (1912).
Gustavo
Brigante-Colonna: "Il convento" in "Gli ulivi e le
ginestre" (1912).
Giovanni Camerana:
"Mattutino", "Dies illa" in "Poesie" (1968).
Luigi Capuana:
"A Fasma" in "Semiritmi" (1888).
Giovanni Alfredo
Cesareo: "Il vascello fantasma" in "Poesie" (1912).
Federico De Maria:
"L'Altro" in "Voci" (1903).
Giuseppe Del Guasta:
"Nei viridarii squallidi è cascata" in «Le Varietà», febbraio
1894.
Marcus De Rubris:
"Fantasma notturno" in "La Veglia" (1910).
Giuliano Donati
Pétteni: "Il vascello fantasma" in "Intimità" (1926).
Augusto Ferrero:
"Fantasma invernale" in "Nostalgie d'amore" (1893).
Luisa Giaconi:
"I fantasmi" in «Il Marzocco», settembre 1897.
Luisa Giaconi:
"Una morta" in "Tebaide" (1909).
Arturo Graf:
"Fantasmi", "Il vascello fantasma" e "Le vergini
morte" in "Medusa" (1990).
Luigi Gualdo:
"Fra i monti" in "Le Nostalgie" (1883).
Achille Leto:
"Il vecchio pianoforte" in "Piccole ali" (1914).
Gian Pietro Lucini:
"La Fantasima" in "Il Libro delle Figurazioni Ideali"
(1894).
Marino Marin:
"Larva" in «Rivista Romagnola di Scienze, Lettere ed Arti»,
giugno 1897.
Tito Marrone:
"Fantasmi" in "Cesellature" (1899).
Tito Marrone: "I
necrofori" in «L'Illustrazione abruzzese», gennaio 1905.
Pietro Mastri:
"Fantasmi primaverili" in "L'arcobaleno" (1900).
Antonio Rubino:
"Vascello fantasma" in «Poesia», ottobre 1908.
Emilio e Francesco
Scaglione: "Visione eroica" in "Limen" (1910).
Emanuele Sella:
"Addio" in "Monteluce" (1909).
Domenico Tumiati:
"Medium" in "Poesia", novembre/dicembre 1905.
Domenico Tumiati:
"Erizia" in "Liriche" (1937).
Testi
FANTASMA NOTTURNO
di Marcus De Rubris
I.
Acque de 'l mare:
immobili: senz'onde:
tinte a color di
rosa,
che in contro vi
stendete a l'infinito
cielo, e con molle
posa
v'adagiate
tranquille: o voi, bell'acque!,
che a 'l limite
marino
v'insinuate in lingue
tortuose
ne 'l bacio
vespertino
de 'l sol, che dietro
i giganteschi monti
rifugia, e che la
mite
ombra serale cede:
acque de 'l mare!,
o voi, bell'acque!,
udite:
II.
Sono più che
cent'anni. Ed ogni sera
sovra la rude
scheggia,
in che il maniero
fosco si drizzava,
un fantasma
campeggia:
un solenne fantasma
taciturno,
che ne la notte
guarda
l'immensità de
l'ombre, e par che attenda
l'alba (e così si
tarda
la dipartita) per
gittarsi a l'onde
de 'l sottostante
mare:
Sono più di cent'anni
ch'ei si cela
de 'l mar ne l'acque
chiare!
* * *
E da più di cent'anni
andiam cercando
di quel fantasma
arcano
il simbol dubbioso;
ma finora
il cercare fu vano.
Non alcuna certezza
ancor ci volle
sciolti de la ténebra
che l'intelletto
avvince; ma pesante
c'incombe una latébra
d'ignoranza. - La
nostr'anima anela
de 'l sapere a le
fonti
limpidissime, e va
cercando ognora
incogniti orizzonti.
III.
Ne la profonda notte
siamo ascesi
per la rupe
scheggiosa,
e di là su c'è parso
di sentire
un'eco lamentosa:
là mille braccia,
verso il ciel protese,
parveci di vedere;
e ci sembrò che tutte
s'agitassero
lungo le rupi nere...
* * *
Bell'acque chiare:
adamantine: terse:
onde glauche de 'l
mare!,
ci dite voi cos'è la
grande scena
che ne la notte
appare?
(Da "La
Veglia")
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