lunedì 14 luglio 2014

L'erotismo nella poesia italiana decadente e simbolista

L'erotismo è un elemento assiduo nei versi dei poeti simbolisti e vuole esprimere la vita nella sua massima fisicità. Sempre e soltanto attraverso il corpo femminile si estrinseca questa pulsione che suscita sentimenti di estrema passionalità, i quali a loro volta, in alcuni casi, assumono aspetti mistico-esoterici. D'altra parte, la sensualità suscitata dalla visione di una donna affascinante è qualcosa che, per molti poeti, possiede componenti misteriose; da ciò è facile per alcuni di essi tramutare le figure osservate in vere e proprie divinità che a volte assumono aspetti pagani, a volte invece si rifanno ai simboli classici della cristianità (primo fra tutti quello della Madonna).



Poesie sull'argomento 

Ugo Betti: "Serenata dell'orco" in "Il Re pensieroso" (1922).
Giovanni Camerana: "Io sarei là, in ginocchio, a contemplarla" in "Poesie" (1968).
Ricciotto Canudo: "Il Fiore piacente" e "L'Iniziazione" in "Poesia" n. 9/12, 1906.
Enrico Cavacchioli: "Canto di una sera di languore" da "Le ranocchie turchine" (1909).
Giovanni Alfredo Cesareo: "Ebe" in "Poesie" (1912).
Arturo Colautti: "L'Amante" in "Canti virili" (1896).
Girolamo Comi: "Denuda le libidini tue molli" in "Lampadario" (1912).
Edmondo Corradi: "L'udii parlare in sogno, e la parola" in "Nova postuma" (1904).
Cosimo Giorgieri Contri: "Ridesta" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).
Corrado Govoni: "Caffè-concerto" in "Poesie elettriche" (1911).
Luigi Gualdo: "Storia di mare" in "Le Nostalgie" (1883).
Virgilio La Scola: "Seduzione" in "La placida fonte" (1907).
Gian Pietro Lucini: "Li Amanti" in "Il Libro delle Figurazioni Ideali" (1894).
Gian Pietro Lucini: "La collana" in "Poesia", marzo 1908.
Gian Pietro Lucini: "Di «Un Pomo»" in "Le antitesi e le perversità" (1971).
Gesualdo Manzella Frontini: "Monaca" in "Le rosse vergini" (1905).
Tito Marrone: "Serenata nuziale" in "Cesellature" (1899).
Marino Moretti: "Diva" in "Poesie 1905-1914" (1919).
Arturo Onofri: "Chi è questa improvvisa dea che appare?" in "Terrestrità del sole" (1927).
Nino Oxilia: "Ecco, del seno tra le eburnee sponde" e "S'è addormentata nuda sul divano" in "Canti brevi" (1909).
Enrico Panzacchi: "Est dea..." in "Poesie" (1908).
Giuseppe Piazza: "Euriale" in "Le eumenidi" (1903).
Romolo Quaglino: "Le etere strette in vesti di broccato" in "I Modi. Anime e simboli" (1896).
Romolo Quaglino: "Antica e nova" in "Cibele Madre" (1903).
Romolo Quaglino: "Il segreto" in "Poesia" n. 12, 1906.
Emanuele Sella: "Trittico della voluttà d'amore" in "Monteluce" (1909).
Teofilo Valenti: "La donna del serpente" in "Le Visioni" (1906).
Giuseppe Villaroel: "Ninfa" in "La tavolozza e l'oboe" (1918).



Testi

DENUDA LE LIBIDINI TUE MOLLI
di Girolamo Comi

Denuda le libidini tue molli
innanzi ai miei desiri sofferenti,
pungi l'inerzia mia d'acri tormenti
ed infiltrami i brividi più folli.

Perirò dei piaceri di cui bolli
musicando il fulgor dei tuoi portenti
col lusso dei miei sensi onnipotenti
e con l'oblio dell'ideal che volli.

I nostri corpi saran la fanfara
degli spasimi acerbi e dei desiri
e della voluttà spumante e rara:

e sul mare nel quale ti rimiri
risplenderà la gioventù mia cara
ripetendo in eterno i miei sospiri.

(Da "Il Lampadario")





CHI È QUESTA IMPROVVISA DEA CHE APPARE?
di Arturo Onofri

Chi è questa improvvisa dea che appare?
Occhi diafani stellano di luna
sotto il manto ondeggiante delle chiome.
Da quella bocca, che sui denti abbonda
nelle labbra imbronciate, come un fiore,
la voce non la intende altri che il mare.
Perché venne fra noi come una donna?
Quel suo piccolo capo trasparisce
di mattinate, d’angioli e di giochi,
e nel girarsi addita in sua dolcezza
che le pietre traboccano di foglie,
le flore mettono ali, e mandre brute
s’appassionano d’ansie e di pensieri.
E noi, pregando che assuma una figura
di beltà, la parola in noi rinchiusa,
ne intravediamo, come un sogno, il volto
nel modello che in lei donna respira.

(Da "Terrestrità del sole")

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