L'erotismo è un
elemento assiduo nei versi dei poeti simbolisti e vuole esprimere la vita nella
sua massima fisicità. Sempre e soltanto attraverso il corpo femminile si
estrinseca questa pulsione che suscita sentimenti di estrema passionalità, i
quali a loro volta, in alcuni casi, assumono aspetti mistico-esoterici. D'altra
parte, la sensualità suscitata dalla visione di una donna affascinante è
qualcosa che, per molti poeti, possiede componenti misteriose; da ciò è facile
per alcuni di essi tramutare le figure osservate in vere e proprie divinità che
a volte assumono aspetti pagani, a volte invece si rifanno ai simboli classici
della cristianità (primo fra tutti quello della Madonna).
Poesie sull'argomento
Ugo Betti:
"Serenata dell'orco" in "Il Re pensieroso" (1922).
Giovanni Camerana:
"Io sarei là, in ginocchio, a contemplarla" in
"Poesie" (1968).
Ricciotto Canudo:
"Il Fiore piacente" e "L'Iniziazione" in "Poesia"
n. 9/12, 1906.
Enrico Cavacchioli:
"Canto di una sera di languore" da "Le ranocchie turchine"
(1909).
Giovanni Alfredo
Cesareo: "Ebe" in "Poesie" (1912).
Arturo Colautti:
"L'Amante" in "Canti virili" (1896).
Girolamo Comi: "Denuda
le libidini tue molli" in "Lampadario" (1912).
Edmondo Corradi:
"L'udii parlare in sogno, e la parola" in "Nova
postuma" (1904).
Cosimo Giorgieri
Contri: "Ridesta" in "Primavere del desiderio e dell'oblio"
(1903).
Corrado Govoni:
"Caffè-concerto" in "Poesie elettriche" (1911).
Luigi Gualdo:
"Storia di mare" in "Le Nostalgie" (1883).
Virgilio La Scola:
"Seduzione" in "La placida fonte" (1907).
Gian Pietro Lucini:
"Li Amanti" in "Il Libro delle Figurazioni Ideali" (1894).
Gian Pietro Lucini:
"La collana" in "Poesia", marzo 1908.
Gian Pietro Lucini:
"Di «Un Pomo»" in "Le antitesi e le perversità" (1971).
Gesualdo Manzella
Frontini: "Monaca" in "Le rosse vergini" (1905).
Tito Marrone:
"Serenata nuziale" in "Cesellature" (1899).
Marino Moretti:
"Diva" in "Poesie 1905-1914" (1919).
Arturo Onofri: "Chi
è questa improvvisa dea che appare?" in "Terrestrità del
sole" (1927).
Nino Oxilia: "Ecco,
del seno tra le eburnee sponde" e "S'è addormentata nuda sul
divano" in "Canti brevi" (1909).
Enrico Panzacchi:
"Est dea..." in "Poesie" (1908).
Giuseppe Piazza:
"Euriale" in "Le eumenidi" (1903).
Romolo Quaglino:
"Le etere strette in vesti di broccato" in "I Modi. Anime
e simboli" (1896).
Romolo Quaglino:
"Antica e nova" in "Cibele Madre" (1903).
Romolo Quaglino:
"Il segreto" in "Poesia" n. 12, 1906.
Emanuele Sella:
"Trittico della voluttà d'amore" in "Monteluce" (1909).
Teofilo Valenti:
"La donna del serpente" in "Le Visioni" (1906).
Giuseppe Villaroel:
"Ninfa" in "La tavolozza e l'oboe" (1918).
Testi
DENUDA LE LIBIDINI
TUE MOLLI
di Girolamo Comi
Denuda le libidini
tue molli
innanzi ai miei
desiri sofferenti,
pungi l'inerzia mia
d'acri tormenti
ed infiltrami i
brividi più folli.
Perirò dei piaceri di
cui bolli
musicando il fulgor
dei tuoi portenti
col lusso dei miei
sensi onnipotenti
e con l'oblio
dell'ideal che volli.
I nostri corpi saran
la fanfara
degli spasimi acerbi
e dei desiri
e della voluttà
spumante e rara:
e sul mare nel quale
ti rimiri
risplenderà la
gioventù mia cara
ripetendo in eterno i
miei sospiri.
(Da "Il
Lampadario")
CHI È QUESTA
IMPROVVISA DEA CHE APPARE?
di Arturo Onofri
Chi è questa
improvvisa dea che appare?
Occhi diafani
stellano di luna
sotto il manto
ondeggiante delle chiome.
Da quella bocca, che
sui denti abbonda
nelle labbra
imbronciate, come un fiore,
la voce non la
intende altri che il mare.
Perché venne fra noi
come una donna?
Quel suo piccolo capo
trasparisce
di mattinate,
d’angioli e di giochi,
e nel girarsi addita
in sua dolcezza
che le pietre
traboccano di foglie,
le flore mettono ali,
e mandre brute
s’appassionano
d’ansie e di pensieri.
E noi, pregando che
assuma una figura
di beltà, la parola
in noi rinchiusa,
ne intravediamo, come
un sogno, il volto
nel modello che in
lei donna respira.
(Da "Terrestrità
del sole")
Nessun commento:
Posta un commento