Giuliano Donati Pétteni nacque a Bergamo nel 1894 e vi morì nel 1930. Precocissimo fu il suo esordio poetico che avvenne nel 1910 con la raccolta "Alba". Appena finito il liceo partì per la prima guerra mondiale dove si fece onore ma si procurò anche alcune ferite che col tempo si dimostreranno letali. Tornato dal fronte si laureò in lettere e, successivamente, professò l'insegnamento in alcuni licei della penisola italiana. Collaborò a vari giornali e riviste leterarie tra cui «Il Secolo» di Milano; pubblicò volumi di saggi e di poesie. I suoi versi attingono spesso dal materiale tematico dei crepuscolari e quindi mettono in luce l'animo profondamente malinconico dell'autore.
Opere poetiche
"Alba", Tip. Verdoni, Bergamo 1910.
"Primo vere", Tip. Verdoni, Bergamo 1910.
"Versi dorati", Tip. Conti, Bergamo 1916.
"Intimità", Zanichelli, Bologna 1926.
Presenze in antologie
"Antologia della lirica italiana", a cura di Angelo Ottolini, R. Caddeo & C., Milano 1923 (pp. 358-359).
"Novissima antologia", a cura di Pasquale Ceravolo, Quaderni di «Il Pensiero», Bergamo 1929 (pp. 141-143).
Testi
VENGO DA STRANE LONTANANZE...
Vengo da strane lontananze e ancora
riprenderò domani il mio cammino.
Da dove, verso dove? Ecco è vicino
forse il mio giorno e l'anima l'ignora.
Ma tu mi dici: "Della primavera
cogli le rose, è voluttà d'un fiore
la vita, ed abbandonati all'amore
poichè langue nei cuori una chimera.
Sorridi. La speranza un nuovo giorno
dischiude, credi al sogno che s'implora;
l'amor accogli quando fa ritorno:
nulla è perduto e non passata è l'ora."
Ma tace in me placato ogni desio,
e guardo, là, sul fiume della vita,
in disparte, pel mare dell'oblio
degli uomini la triste dipartita.
E nulla chiedo. Al cuore non bisogna
più nulla. In me s'è spenta la passione
e dolce m'è questa rassegnazione
d'anima che non piange e che non sogna.
(Da "Intimità")
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