domenica 16 giugno 2024

"Mia giovinezza" di Ada Negri

 Quando, più di trent'anni or sono, mi appassionai della poesia italiana del '900, una volta chiesi a mia madre che era piuttosto ferrata in fatto di letteratura, chi fosse la migliore poetessa italiana del XX secolo; lei ci pensò un po', quindi mi disse che a suo parere era Ada Negri (Lodi 1870 - Milano 1945). Mi meravigliai, perché io non conoscevo affatto questo nome; lei continuò dicendomi che quando era giovane (verso la fine degli anni '50), la Negri ancora veniva letta e ricordata; poi, per motivi che non sto qui a dire, è stata ignorata per circa quarant'anni. Qualche anno dopo, guardando attentamente gli scaffali di una libreria romana, vidi - finalmente - un libro che raccoglieva una piccola parte delle poesie di Ada Negri; questo libro s'intitola Mia giovinezza, e fu pubblicato dalla Rizzoli di Milano nel 1995. La struttura di Mia giovinezza è la seguente: dopo un Avvertimento non firmato, ma comunque molto bello, inizia la vera e propria selezione delle poesie della Negri (in tutto 41); la scelta, si è concentrata sulla seconda fase poetica della scrittrice lodigiana, che va rintracciata dalla raccolta Vespertina (1930), a Fons amoris (postuma, 1946). Effettivamente anch'io concordo nella decisione di privilegiare questa fase più matura, poiché avendo letto pressoché tutte le poesie della Negri, ritengo che sia la migliore per diversi motivi; volendo sintetizzare, si può dire che nella fase più matura del suo excursus poetico, la Negri si dimostri meno istintiva, e privilegi l'aspetto meditativo che si arricchisce di alcuni elementi fondamentali, relativi ad una sincera fede religiosa, una lieve ma facilmente riscontrabile malinconia e una propensione a dare sempre maggiore spazio ai ricordi più struggenti, spesso collegati con le manifestazioni stagionali della natura, che aiutano la poetessa a far rivivere dentro di lei i migliori momenti della sua vita passata. Dopo le poesie, si può leggere un saggio del poeta Davide Rondoni, intitolato La sorpresa nell'accostarsi; nell'ultimo capitolo di detto saggio, viene ripercorsa tutta la carriera poetica e non solo della scrittrice lombarda. Quindi segue una Cronologia, dove, divisi in tre caselle distanziate si elencano una serie di eventi riguardanti La vita politica e sociale, La vita e le opere di Ada Negri e La vita letteraria e artistica; tale elenco parte dal 1870, ovvero la data di nascita della Negri, e si conclude con il 1945: anno che coincide con la scomparsa della poetessa. Chiude il volume una Nota bibliografica. Ecco, infine, due poesie trascritte da Mia giovinezza.





I CANDELABRI 


Gl’ippocastani a maggio, in fronda e fiore 

son quali immensi candelabri accesi. 

A cento, a mille ardono i bianchi ceri 

sui candelabri di smeraldo, eretti 

verso l’azzurro a render grazie a Dio 

dator d’ogni bellezza in cielo e in terra. 

Ma chi li accese, i palpitanti ceri? 

Chi veglia a che durin le fiamme, sino 

a quando il maggio languirà nel giugno? 

E il dolce vento che le move, quale 

musica esprime, ch’io n’ho riverenza 

senza capirla? E perché mai non sono 

una d’esse? Gran sorte, o Dio, risplendere 

per Te com’esse mentre il maggio dura, 

morir com’esse col morir del maggio. 


(da: Ada Negri, "Mia giovinezza", Rizzoli, Milano 1995, p. 50)





OMBRE D'ALI


Cielo di giugno, azzurra giovinezza 

dell’anno; ed allegrezza 

di rondini sfreccianti in folli giri 

nell’aria. Ombre ombre d’ali  

vedo guizzar sul bianco arroventato 

del muro in fronte: ombre a saetta, nere: 

vive, al mio sguardo, più dell’ali vere. 

Traggon dal nulla, scrivono col nulla 

parole d’un linguaggio 

perduto; e le cancellano  

ratte, fuggendo via fra raggio e raggio. 


Vita che mi rimani, 

fin ch’io veder potrò quelle parole 

strane apparire scomparir sul muro 

candente al sole

(forse un tempo io le dissi a chi m’amava, 

egli le disse a me, bocca su bocca), 

vita che mi rimani, ancor dolcezza 

puoi darmi. Basta 

l’ombra d’un bacio alla memoria, basta 

l’ombra d’un’ala alla felicità. 


(da: Ada Negri, "Mia giovinezza", Rizzoli, Milano 1995, p. 63)


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