sabato 22 giugno 2024

Due sonetti di Cosimo Giorgieri Contri

 Cosimo Giorgieri Contri (Lucca 1872 - Viareggio 1943) è un poeta oggi del tutto dimenticato; però, visto che gli ho già dedicato un post proprio in questo blog, non è tanto della sua poesia che qui voglio parlare, quanto di come nacque il mio interesse verso le sue opere in versi, e di come un po' alla volta riuscii nell'impresa di reperire gran parte delle sue composizioni poetiche. Circa trent'anni fa, leggendo alcune parti di volumi antologici e di saggi critici, mi accorsi che il suo nome ricorreva, in particolare quando si parlava dei poeti crepuscolari (il Giorgieri Contri veniva additato come uno dei precursori); nei dizionari di letteratura italiana e nelle enciclopedie universali, era sì possibile trovare il suo nome (tra l'altro, con la data di nascita errata), ma di lui c'era poco altro: il fatto che avesse anticipato i temi cari ai poeti crepuscolari, qualche titolo delle sue raccolte in versi e dei suoi romanzi. Incuriosito da questa trascuratezza, volli approfondire la sua conoscenza. Inizialmente faticai non poco a trovare - magari in qualche vecchia antologia - almeno una poesia dello scrittore toscano; i primi versi che, finalmente, riuscii a leggere, si trovano nel volume Dal simbolismo al deco (Einaudi, Torino 1981): bellissima antologia realizzata dal critico Glauco Viazzi. Qualche anno dopo, acquistai la raccolta Il convegno dei cipressi ed altre poesie (Zanichelli, Bologna 1922): una riproposizione, a distanza di quasi trent'anni dalla prima uscita, del libro di versi più famoso di Giorgieri Contri, seguito da una serie di ulteriori poesie inedite o quasi. In seguito comperai altri volumi poetici di Giorgieri: La donna del sogno (Lattes, Torino 1905); una ristampa anastatica di Primavere del desiderio e dell'oblio (Lattes, Torino 1903) e Mirti in ombra (Casanova, Torino 1913). Ormai credevo di avere a mia disposizione - a parte la raccolta d'esordio Versi tristi (Pozzo, Torino 1887), l'intera opera poetica dello scrittore lucchese. Poco tempo dopo compresi che leggere tutte le poesie di Giorgieri Contri era impossibile; ciò avvenne quando cominciai a sfogliare - virtualmente s'intende - alcuni periodici e riviste letterarie della seconda metà dell'Ottocento e dalla prima metà del Novecento: numerosissime erano infatti le pagine in cui compariva il suo nome, seguito da suoi versi; ovviamente, alcune di queste poesie sparse entrarono a far parte delle raccolte che ho citato, ma ve ne sono un numero cospicuo che non risultano pubblicate in volume. Poco tempo fa ebbi modo di leggere anche la versione "ebook" della raccolta più famosa di Giorgieri: Il convegno dei cipressi (Galli di Chiesa e Guindani, Milano 1894). Così scoprii che nella riproposizione di tale raccolta, edita, come detto, nel 1922, vi erano delle modifiche ai testi e, soprattutto, dei tagli di alcuni componimenti poetici apportati dall'autore. Ecco, per finire, due sonetti da me trascritti, tratti dalla versione originale di Il convegno dei cipressi, non più riproposti da Giorgieri Contri. 




SIBI EI FECIT


Addio. Perdonerete voi, Maria,

se penetrai la vostra anima, è vero?

Fu cotesto amor mio tanto severo,

tanto, e fu puro come un'agonia.


Io non vedrò già mai sotto il vel nero

fiorir la fronte: io non terrò la pia

man che sognai, serrata entro la mia...

Torno all'ombra, Maria, torno al mistero.


Né potrò più sognarvi io, nelle quete

fini d'autunno, errar meco pei piani

roggi da un riso limpido tenuti.


Non vi vedrò io mai sparir pei muti

viali: ahimè le vostre ignote mani

han nelle palme già l'acqua del Lete.


(da "Il convegno dei cipressi", Galli di Chiesa e Guindani, Milano 1894, p. 36)





IL CANTO DEL GALLO

                                             (Ed. Haraucourt.)


Per la dolce notturna aura silente

muove la luna in sue candide forme:

e ingannato dal lume, al dì conforme,

cantare un gallo via pel pian si sente.


Allor nel gran silenzio e nell'enorme

quiete dell'ora, giù, lentamente,

voci di gallo arrivano repente

e par dican: Siam qua: noi non si dorme.


Tal se improvviso un duolo alza il suo grido,

dagli abissi del cuore ampii dormenti,

come un gallo alla luna il rauco strido,


di qua, di là, giungon le voci a torme,

fioche querule lunghe alte dolenti:

siamo qua, siamo qua: noi non si dorme.


(da "Il convegno dei cipressi", Galli di Chiesa e Guindani, Milano 1894, p. 101)

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