domenica 26 luglio 2020

La natura nella poesia italiana decadente e simbolista


Nel descrivere paesaggi, fenomeni e trasformazioni naturali, i poeti decadenti e simbolisti rimangono spesso estasiati; così, gli spettacoli offerti dalla natura divengono qualcosa di arcano e nello stesso tempo incomparabilmente bello. Sia in chi ha una fede religiosa, sia in chi non ce l'ha, nascono emozioni e sentimenti che vanno oltre la sfera del razionale, e la natura diviene così ella stessa divinità (o manifestazione del divino). Però ci sono anche i poeti che, rifacendosi al Leopardi, vedono nella natura una sorta di entità lontana e del tutto indifferente sia alle sorti dell'umanità, sia a quelle di qualunque altro essere vivente; tra questi c'è sicuramente Carlo Vallini, che, come spiega bene il titolo di una sua poesia, in modo assai amaro fa dell'ironia sull'esistenza dell'uomo e sul mondo in cui vive; più subdolo e sarcastico si dimostra Antonio Rubino, che giunge a dire: «...e il mondo è come un cuore, / come un immenso cuore che deliri». Ma più vicino al Leopardi è sicuramente Arturo Graf, che chiaramente accusa la natura di essere ambigua e incomprensibile, e di porre insidie e trappole nei luoghi che appaiono tra i più rassicuranti. Provocatoria è la lirica di Enrico Cavacchioli che, in perfetta sintonia con i proclami del futurismo, incita la natura affinché distrugga il vecchio armamentario del mondo, in modo da poterlo sostituire con una "nuova civiltà". Non mancano coloro che provano a personificare la natura: Giovanni Alfredo Cesareo, per esempio, la vede come un "Avola cieca" che vive in completa solitudine, sedendo "fuori del tempo e fuori dello spazio".



Poesie sull'argomento

Enrico Cavacchioli: "Sermone alla natura" in "Le ranocchie turchine" (1909).
Giovanni Cena: "Le forme" in "Homo" (1907).
Giovanni Alfredo Cesareo: "L'Avola" in "Le consolatrici" (1905).
Girolamo Comi: "Cantico dell'Argilla" in "Cantico dell'Argilla e del Sangue" (1933).
Ugo Codogni: "Alla Terra" in "Poesia", gennaio 1906.
Italo Dalmatico: "Io, solo, in vetta, a la montagna..." in "Juvenilia" (1903).
Luigi Donati. "Sinfonia" in "Poesia di passione" (1928).
Giulio Gianelli: "Le guide" in "Mentre l'esilio dura" (1904).
Corrado Govoni: "Amo" in "Gli aborti" (1907).
Arturo Graf: "O natura!" in "Medusa" (1990).
Giuseppe Lipparini: "Circe" in "Le foglie dell'alloro. Poesie (1898-1913)" (1916).
Marino Marin: "Provvida è la natura..." in "Sonetti secolari" (1896).
Nino Oxilia: "Sotto i ciuffi dell'erba umida..." in "Canti brevi" (1909).
Guido Ruberti: "All'amica lontana" in "Le Evocazioni" (1909).
Antonio Rubino: "La bellezza del mondo" in «Poesia», ottobre 1908.
Emanuele Sella: "Il Nascimento d'una Pianta Nuova" in "Rudimentum" (1911).
Emanuele Sella: "Infantia mundi" in "L'Ospite della Sera" (1922).
Giovanni Tecchio: "In alto" in "Canti" (1931).
Federigo Tozzi: "In Maremma" in "La zampogna verde" (1911).
Carlo Vallini: "L'ironia" in "Un giorno" (1907).



Testi

IO, SOLO, IN VETTA ALLA MONTAGNA...
di Italo Dalmatico

Io, solo, in vetta a la montagna. Passa
il corpo di una nuvola fra il monte
e il sole: e l'ombra passa su la fronte
de le rocce. Laggiù, fuma la grassa

terra che l'uomo avidamente squassa,
preme, frange, apre, semina con pronte
mani, levando gli occhi a l'orizzonte
torbido. (Morte generosa ingrassa

le terre onde verrà pane per noi).
Liberi, in alto, i falchi. E laggiù, cupi
servi, pia madre terra, i figli tuoi,

ne l'ombra fredda, dentro il solco breve,
bestie al pascolo, cani a l'acqua, lupi
ringhiosi su gran campi di neve.

(da "Juvenilia", p. 42)




INFANTIA MUNDI
di Emanuele Sella

Madre Natura tiene l'occhio fisso
sopra un bimbo piangente: e questo bimbo
è il Mondo: sulle teste alita un nimbo
di stelle e sotto i piedi ella ha l'abisso.

E come ella si libri sullo spazio
è un cieco enigma, e come ella lo guidi
e lo governi e pe' cammini infidi
ne blandisca col cantico lo strazio.

Ma d'un tratto si sente venir meno
per la fatica; ...odesi in lontananza
un armento che lento lento avanza
nell'aspra notte sotto il ciel sereno.

(da "L'ospite della sera", p. 32)





Alfons Maria Mucha, "Nature"
(da questa pagina web)



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