giovedì 5 aprile 2018

Muore il ragazzo un poco


Muore il ragazzo un poco
Ogni giorno per giuoco.
Per giuoco morde invano
Il cavo della mano.
Trascorre le vacanze ebbro
Tra i maceri cespi di papaveri
Steso sul letto per noia
E diletto a guardare le travi.
Ma lo stornano ombre
Solitarie nel cielo della stanza,
Labili ombre passeggere
sul soffitto. È l' ariete
Che batte ostinato le corna
A capofitto nella quiete.



Questa poesia di Leonardo Sinisgalli fa parte del volume Vidi le Muse, Mondadori, Milano 1943. Io l'ho trascritta da un ristampa del 1997, che è stata pubblicata dall'editore Avagliano di Cava de' Tirreni (si avvale anche delle preziosissime note critiche di Renato Aymone). È l'ultima della prima parte della sezione Il cacciatore indifferente. Fin dal primo verso si avvertono degli echi appartenenti alla poetica dei crepuscolari, in particolare a quella di Sergio Corazzini. Il "sentirsi morire ogni giorno" del poeta romano, diviene qui decisamente meno drammatico, come si evidenzia dal secondo verso (per giuoco) che conferisce all'azione del ragazzo un significato assai più leggero. Piuttosto che un'attività ludica, appare come un tic, invece, il mordersi la mano che, pure, nei versi viene paragonato ad un gioco. Anche la descrizione seguente, relativa alle giornate di vacanza del ragazzo, che ha trascorso quasi interamente disteso su un letto annoiandosi a morte, ricordano in parte certe poesie crepuscolari di Corrado Govoni come Noia (dalle Fiale) o [Quante ore trascorse senza luce] (da Armonia in grigio et in silenzio) e che ben rappresentano un malessere esistenziale già presente in Sinisgalli adolescente, il quale, da quanto ho appreso, era già un assiduo lettore e un fervido ammiratore della poesia dei crepuscolari.


Frontespizio del volume "Vidi le Muse" di Leonardo Sinisgalli, a cura di Reanto Aymone, Avagliano, Cava de' Tirreni 1997.


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