giovedì 11 maggio 2017

Il sogno

- Stai sognando? Rispondi!
                                             - Ero lontano...
Fuori da questo tempo e questo spazio,
in luoghi dove non arriva l'occhio
della TV col suo nembo di cenere,
che in questo tempo e spazio scopre nuovi
paesi dove la nostra ansia dilaghi.
Altri i miei cieli. E i sogni anche più vaghi.




Questi pochi versi sono di Alessandro Parronchi e fanno parte del volume Coraggio di vivere, edito da Garzanti nel 1960. È la nona poesia compresa nell'ultima sezione intitolata Il paesaggio dipinto (1955-'60), che raccoglie le poesie cronologicamente più recenti rispetto alle altre del libro. Il primo verso inizia con una domanda, cui segue un'esclamazione; si tratta, probabilmente, della voce della compagna del poeta. Ebbene, mentre tutti e due si trovano seduti in una stanza della loro casa davanti al televisore acceso, la donna si accorge che il suo compagno non è presente: lo coglie infatti assorto in chissà quali pensieri... Da qui l'iniziale domanda, seguita da un comando dovuto al fatto che l'uomo continua a rimanere in silenzio. Poi la risposta del poeta: la sua confessione di viaggiare con la mente al di fuori del tempo e dello spazio reali, in cerca, forse, di un mondo più gradevole rispetto a quello che mostra lo schermo della TV (definito eloquentemente come nembo di cenere, visto che a quel tempo esistevano soltanto apparecchi televisivi in bianco e nero); c'è da aggiungere poi, che nel periodo in cui fu scritta questa poesia la televisione era giunta nelle case degli italiani da pochi anni, ed esisteva, quindi, soltanto un unico canale della Rai. Parronchi, insomma, cerca semplicemente di evadere dalla realtà troppo oppressiva, soprattutto nei momenti in cui, terminato l'orario di lavoro, si ritrova con la famiglia, nella propria casa davanti alla TV che, invece di distrarlo, parla di guerre lontane, di crisi mondiali od altre cose simili, immettendo nella mente del poeta soltanto un'ansia insopportabile. Ecco quindi spiegata la fuga verso altri cieli e verso sogni vaghi che possono trovarsi soltanto in mondi irreali. E tale discorso è validissimo anche ai giorni nostri: il tempo della globalizzazione in cui qualunque fatto avvenga nel mondo ha una risonanza massima che giunge dovunque. Per il resto, la TV offre spettacoli quasi sempre mediocri (per non dire pessimi), e l'unico modo per fuggire da una realtà deprimente rimane ancora una volta il sogno, la fantasia, la ricerca artificiosa di qualcos'altro al di fuori del nostro problematico e angusto mondo...

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