venerdì 17 marzo 2017

La fioritura

Scrissi una poesia
tutta di primavera,
piccoletta, leggera,
vibrante d'armonia.

Quando l'ebbi finita
sorrisi e la stracciai.
Di quella carta sai
feci una gran fiorita.

I pezzetti minuti
bianchi, cadder nell'orto
e non so che sconforto
ebbi per quei rifiuti.

Poi risi: ogni pezzetto
di carta era stellina,
fior di melo, pruina,
caduti a mio dispetto.

Tornai alla mia lieta
scrivania, rondinotto.
Sentii dire lì sotto:
«Lassù ci sta un poeta».




Questa poesia di Marino Moretti è tratta dal volume Tutte le poesie (Mondadori, Milano 1966). Si trova alla pagina 485, nella sezione Fraternità, che in parte riprende, con molte varianti, la raccolta omonima pubblicata dal poeta romagnolo nel 1905. Probabilmente, quando la scrisse, Moretti non aveva ancora compiuto venti anni. All'apparenza semplice e cantabile, la lirica è in realtà molto profonda e possiede un discreto numero di simbolismi. Come si evince dal titolo, l'ambientazione è quella primaverile; il poeta parla al passato, descrivendo un evento che gli ha cambiato la vita: la stesura della sua prima composizione in versi. Moretti ci dice che questa primissima poesia aveva come argomento principale la primavera e che non era molto lunga; aggiunge quindi altri aggettivi che vogliono significare l'estrema semplicità e la piacevole leggerezza dei versi che aveva appena scritto. Ma, probabilmente non soddisfatto di quella sua prima creatura, tanto da sorriderne (forse perché avvertì un senso di ridicolezza), stracciò il foglio in piccoli pezzi e lo gettò dalla finestra. A questo punto avvenne una sorta di miracolo: i pezzetti di carta, caduti nell'orto sottostante la casa del poeta, si trasformarono in piccoli fiori: simili a quelli che si notano su molti rami degli alberi all'inizio della primavera. Il giovane Moretti, dopo aver osservato questa stupefacente trasformazione (che in realtà era soltanto un'illusione ottica), tornò alla sua scrivania. In quel momento avvertì il suono di una voce misteriosa che diceva: «Lassù ci sta un poeta». Era come un segnale, qualcosa che lo rendeva consapevole del fatto che i suoi versi, apparentemente stupidi ed inutili, sarebbero stati letti da chissà quante persone, e che al suo nome sarebbe stato aggiunto quel sostantivo così importane: "poeta". Si tratta, in sostanza, di una visione premonitrice, che, similmente alle illuminazioni dei religiosi, spinge una persona a compiere precise azioni e a credere in determinate cose. Da questo evento, insomma, nacque la poesia di Marino Moretti che nel giro di pochi anni diventò uno dei poeti più famosi d'Italia e che, ancora oggi, è presente nelle migliori antologie della poesia italiana novecentesca.

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