giovedì 8 dicembre 2016

Le isole nella poesia italiana decadente e simbolista

Le isole dei poeti decadenti sono spesso immaginarie, simili a paradisi terrestri sconosciuti a tutti (o conosciuti da pochi eletti); lì vivono fantasiosi re dai contegni bizzarri, donne particolarmente affascinanti, bambini già deceduti che assumono comportamenti decisamente inconsueti; lì crescono rose a non finire, o piante rarissime. In altri casi le isole sono lugubri e terrificanti; molte poesie di questo genere hanno trovato l'ispirazione dal famoso quadro: L'isola dei morti, del pittore elvetico Arnold Böcklin. C'è poi chi, con estrema nostalgia, ricorda una favolosa isola del passato, in cui ha vissuto un periodo particolarmente felice. In qualche caso l'isola ha un evidente riferimento alla separazione, alla voglia di fuggire dal mondo e dall'umanità. Infine vengono citate e descritte isole reali della Grecia (Delo, Chio ecc.), e ne consegue una descrizione particolareggiata di un periodo storico molto lontano (quello dell'antica Grecia), con relativi personaggi mitologici. Sostanzialmente, le isole di questi poeti vogliono mettere in luce il desiderio di una vita "altra", assolutamente differente da quella reale; di rado invece si riscontra la presenza di un'aldilà mostruoso, cupo, agghiacciante, che simboleggia la paura della morte.



Poesie sull'argomento

Diego Angeli: "L'isola" in "L'Oratorio d'Amore. 1893-1903" (1904).
Giovanni Camerana: "Ad Arnoldo Böcklin" in "Poesie" (1968).
Emanuele Castelbarco: "L'isola" in "Pause e motivi" (1915).
Giovanni Chiggiato: "Sogno d'una notte d'aprile" in "Rime dolenti" (1898).
Sergio Corazzini: "Isola dei morti" in "L'amaro calice" (1905).
Cosimo Giorgieri Contri: "L'isola del passato" in "Primavere del desiderio e dell'oblio" (1903).
Domenico Gnoli: "L'isoletta" in "Jacovella" (1905).
Arturo Graf: "Isola arcana" in "Medusa" (1890).
Arturo Graf: "L'isola dei morti" in "Le Danaidi" (1897).
Virgilio La Scola: "Delo" in "La placida fonte" (1907).
Giuseppe Lipparini: "L'isola dei morti" in "Nuove poesie" (1903).
Enzo Marcellusi: "Il re" in "I canti violetti" (1912).
Pier Ludovico Occhini: "L'isola felice" in "Biscuits de Sèvres" (1897).
Arturo Onofri: "L'isola canora" in "Liriche" (1912).
Tullio Ortolani: "L'isola della morte" in "In solitudine" (1899).
Angiolo Orvieto: "L'isola delle rose" in "La sposa mistica. Il velo di Maya" (1898).
Aldo Palazzeschi: "La regola del sole" in "L'incendiario" (1910).
Luigi Siciliani: "L'isola dei sogni" in "Rime della lontananza" (1906).
Agostino John Sinadinò: "CHIO! - ignorata origine..." in "La festa" (1900).
Teofilo Valenti: "L'isola dei cigni" in "Le visioni" (1906).
Remigio Zena, "L'invito di Lesbo" e "Ricovero" in "Le pellegrine" (1894)



Testi

L'ISOLA DELLA MORTE
di Tullio Ortolani

- L'isola quella della morte? - Quella -
Ed era fra l'immota acqua ed il cielo
sì profondo il silenzio, ed era nella
anima nostra un desiderio anelo

d'alta quiete, che ci parve enorme
il rumor de la prora su la riva
lieve urtando. Qui mirammo forme
misteriose di deserto e viva

la visione de la nera morte.
Noi camminammo su la bianca terra
sterile, muti noi varcammo porte
le quali mai nessuna notte serra.

Voci? non l'eco del leggero passo
lungo i canali putridi che ancora
torvo il passato maceran nel basso
fondo de l'acqua; non ad ora ad ora

per l'aer grido d'un uccello sperso,
onda di vento, murmure di foglie.
Sì che ristemmo, come alcun che verso
mova ad un tempio e fermisi a le soglie.

Ristemmo. Era già l'anima smarrita?
Una nube lontana tra splendori
lontani veleggiava, unica vita
che rispondesse al battito dei cuori.

(Da "In solitudine")




L'ISOLA
di Emanuele Castelbarco

Tu che sei nata in isola lontana
asprigna e forte di selvaggio mare
certo conosci questa voglia strana
di chiudere sé stessi come bare,

di seppellir nel cuor del proprio cuore
ogni nostro sorriso ed ogni pianto,
giù nel profondo, perché uman rumore
il divino non turbi intimo incanto.

Come vanisce d'isolane rive
voce per l'acque risonanti e fonde
ma, rinchiusa, più intensa vibra e vive
ripercossa contro il cerchio delle sponde,

così l'anima mia solinga e intenta
verso una meta, che con ansia agogno,
lungi dal chiasso uman che non la tenta,
nell'isola si chiude del suo sogno.


(Da "Pause e motivi")


Arnold Böcklin, "Die Toteninsel" (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Arnold_B%C3%B6cklin_-_Die_Toteninsel_I_(Basel,_Kunstmuseum).jpg)

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