“Il mare:
quant’acqua”: è il primo verso di una tra le dieci poesie che ho trascritto in
questo post, ma è stata anche la mia meravigliata esclamazione che – da quanto
mi dissero i miei genitori – pronunciai la prima volta che vidi il mare. Come
non meravigliarsi di fronte all’immensità del mare, alle sue onde e al cangiante
colore delle sue acque? Nelle poesie che ho scelto, spesso si assiste alla
nascita di una serie di meditazioni, stimolate proprio dalla visione del mare.
Qualche poeta, poi, in pochi versi sintetizza una sensazione di vivissima
gioia, scaturita guardando attentamente il colore azzurro del mare. C’è anche
chi si lascia andare alla fantasiosa visone di un mare del tutto particolare,
che può vedere la luce soltanto grazie alla invidiabile immaginazione di un essere
adulto, oppure di un bambino che – miracolo della fanciullezza – sa creare un
nuovo mare raccogliendo un po’ d’acqua all’interno di un secchiello.
ATTESA
di Giovanni
Descalzo (1902-1951)
Ancora reboando
con cavalloni
possenti
mare tu giungi
alla riva.
Sei bianco per
vivide scie lunari,
schiumeggi
infuriato
ma scorgo fra le
barche
silenziosi in
attesa
i pescatori.
Io non attendo la
calma.
Essi ti scrutano
attenti
certi ormai di
saperti spossato.
Per quale intuito
varano
a un tratto mentre
ancora
la bufera
imperversa?
Breve è la lotta
ché lenta declina
d'onda in onda la
cieca violenza
e giungono alla
cala
a tempo colla
bonaccia.
La mia esperienza
non è ancora saggezza
o non ha quiete
l'onda del male?
[da "La vana
fatica. Poesie (1928-1942)", San Marco dei Giustiniani, Genova 2002, p.
90]
AMICO - MI
CIRCONDA IL VASTO MARE
di Carlo
Michelstaedter (1887-1910)
Amico - mi
circonda il vasto mare
con mille luci -
io guardo all'orizzonte
dove il cielo ed
il mare
lor vita fondon
infinitamente. -
Ma altrove la
natura aneddotizza
la terra spiega
le sue lunghe dita
ed il sole
racconta a forti tratti
le coste cui il
mare rode ai piedi
ed i verdi
vigneti su coronano.
E giù: alle coste
in seno accende il sole
bianchi paesi
intorno ai campanili
e giù nel mare
bianche vele erranti
alla ventura. -
A me d'accanto,
sullo stesso scoglio
sta la fanciulla
e vibra come un'alga,
siccome un'alga
all'onda varia e infida
φιλοβαθεία. -
S'avviva al sole
il bronzo dei capelli
ed i suoi occhi
di colomba tremuli
guardano il mare
e guardano la costa
illuminata. -
Ma sotto il velo
dell'aria serena
sente il mistero
eterno d'ogni cosa
costretta a
divenire senza posa
nell'infinito.
Sente nel sol la
voce dolorosa
dell'universo, -
e l'abisso l'attira
l'agita con un
brivido d'orrore
siccome l'onda
suol l'alga marina
che le tenaci
aggrappa
radici
nell'abisso e ride al sole. -
Amico io guardo
ancora all'orizzonte
dove il cielo ed
il mare
la vita fondon
infinitamente.
Guardo e chiedo
la vita
la vita della mia
forza selvaggia
perch'io plasmi
il mio mondo e perché il sole
di me possa
narrar l'ombra e le luci -
la vita che mi
dia pace sicura
nella pienezza
dell'essere.
E gli occhi tremuli
della colomba
vedranno nella
gioia e nella pace
l'abisso della
mia forza selvaggia -
e le onde varie
della mia esistenza
l'agiteranno or
lievi or tempestose
come l'onda del
mar l'alga marina
che le tenaci
aggrappa
radici
nell'abisso e ride al sole. -
Pirano, agosto 1908
(da
"Poesie", Adelphi, Milano 1987, pp. 52-53)
Da
"MEDITERRANEO"
di Eugenio
Montale (1896-1981)
Antico, sono
ubriacato dalla voce
ch'esce dalle tue
bocche quando si schiudono
come verdi
campane e si ributtano
indietro e si
disciolgono.
La casa delle mie
estati lontane,
t'era accanto, lo
sai,
là nel paese dove
il sole cuoce
e annuvolano
l'aria le zanzare.
Come allora oggi
in tua presenza impietro,
mare, ma non più
degno
mi credo del
solenne ammonimento
del tuo respiro.
Tu m'hai detto primo
che il piccino
fermento
del mio cuore non
era che un momento
del tuo; che mi
era in fondo
la tua legge
rischiosa: esser vasto e diverso
e insieme fisso:
e svuotarmi così
d'ogni lordura
come tu fai che
sbatti sulle sponde
tra sugheri alghe
asterie
le inutili
macerie del tuo abisso.
(da "Ossi di
seppia", Mondadori, Milano 1992, p. 66)
IL MARE:
QUANT'ACQUA
di Nico Orengo
(1944-2009)
Il mare:
quant'acqua
da millenni
inquieta
capriola tra il
fondale
e la riva,
sgomitola
vele d'onde e
piane,
strappandosi, da
terra
all'orizzonte,
in voragini di
viola
e veli azzurri,
respirando
infantile
o in scoppi
d'asma,
vivendo il ventre
di una madre,
ampia.
(da
"Cartoline di mare vecchie e nuove", Einaudi, Torino 1999, p. 8)
MAR ROSSO
di Aldo
Palazzeschi (1885-1974)
Non è un
ampissimo mare,
si vedono bene i
confini e i contorni,
la forma che ha:
ha forma di
cuore, e posa
in una terra
azzurra
sotto un cielo di
rosa.
Son l'acque d'un
rosso assai cupo,
ma vivo, fremente.
Non ha questo
mare ne onde ne flutti,
ma ha
nell'ammasso uniforme
dei palpiti
forti, ineguali,
s'abbassa e
s'innalza,
si espande o
comprime.
Padrone del mare
è un giovine
principe, fulvo bellissimo.
In piedi alla
prua d'una lancia
egli vive girando
il suo mare.
Padrone assoluto
egli gira
traversa percorre ineguale
in tutti i
possibili sensi.
La punta
acutissima
di quella
terribile lancia
trafigge,
trapassa, trafora
l'ammasso
purpureo dell'acque,
ne balzano alti
gli spruzzi
in gorghi ed in
fiotti;
s'innalzano
l'acque
al passare di
quella terribile lancia.
Il principe in
piedi, impassibile,
neanche un
istante rallenta il suo corso,
neppure uno
spruzzo lo bagna,
la veste sua
bianca
non porta una
macchia
del rosso
dell'acque.
Padrone assoluto
egli gira
traversa percorre ineguale
in tutti i
possibili sensi il suo mare,
diritto alla prua
della lancia
terribile,
fulvo,
bellissimo.
Un gemito,
un fremito,
che sembra
l'affanno
d'eterno ed
uguale dolore,
vien su da quel
mare
che ha forma di
cuore, e posa
in una terra
azzurra
sotto un cielo di
rosa.
(da
"Poesie", Preda, Milano 1930, pp. 141-143)
IL MARE È TUTTO
AZZURRO
di Sandro Penna
(1906-1976)
Il mare è tutto
azzurro.
Il mare è tutto
calmo.
Nel cuore è quasi
un urlo
di gioia. E tutto
è calmo.
(da "Tutte
le poesie", Edizione Club, Milano 1982, p. 12)
LE VIE DEL MARE
di Francesco
Valerio Ratti (1877-1944)
Quando l'Oceano
si distende
piano, morbido,
quale
pallido tessuto
orientale
di meraviglioso
lavoro,
sotto il Sole che
pende
come un gran disco
d'oro
sulla calma
equatoriale,
più piane del
piano del mare
che si leva in
respiri lenti,
si vedon le
correnti
svolgersi e
biancheggiare
come fiumane di
latte,
lentissimamente
attratte
dal desiderio
polare.
Sono le
sconosciute vie
dell'Oceano profondo,
che da un capo
all'altro del mondo
continuamente
notte e die,
per le solitudini
eterne
delle cupe
caverne
vagan con un gran
giro tondo.
Sono le vie non
conosciute
che fan con lenti
passi
le meduse e i
sargassi
e l'alghe
sradicate;
sono le vie
deserte e mute
che fanno le navi
perdute,
capovolte
dimenticate.
(da "Canti
velieri", Gonnelli, Firenze 1912, pp. 15-16)
SECCHIELLO
di Fernanda
Romagnoli (1916-1986)
Il bimbo
inginocchiato sulla sabbia rovente
leggeva il mare
nel secchiello colmo:
il sasso blu nel
fondo e la conchiglia gialla
e il cavalluccio
stecchito: dolcemente
lui l'incitava a
galla con il piccolo dito.
Parlottava fra
sé, rideva nel suggello
delle ciglia
abbassate, del cappelluccio stinto.
Né sopra lui
l'azzurro aveva attinto
ad altro mare che
al suo, nel suo secchiello.
(da "Il
tredicesimo invitato e altre poesie", Scheiwiller, Milano 2003, p. 126)
MARE-COLORE
di Diego Valeri
(1887-1976)
Mare fanciullo
insaziato di giuoco,
vecchio mare
insaziato di pianto,
tu che sei lampo
e fango
e cielo e sangue
e fuoco,
oggi hai lasciato
alle lente rive
orgoglio e forza,
gaiezza e dolore:
oggi non sei che
colore,
un bel colore che
vive.
(da
"Poesie", Mondadori, Milano 1960, p. 295)
IL MARE
di Cesare Vivaldi
(1925-1999)
Sulla linea
dov'erano i gabbiani
una riga continua
bianca e grigia
si profila
un'immagine, una nera
presenza.
Che come vetro
incrina
la scia perduta
di quei voli, labili
più degli angeli:
cade
su di me uno
straziante tintinnio
d'ali.
O mestissima
pioggia, fumigante
di salnitri
autunnali! Se qualcosa
ancora in mare
biancheggia, sirene
levano l'alte
code di pesce: in
un canto schiumoso
tutto con sé
inabissano.
E il mare un
attimo
esita e sta,
finché non prende
vento e vola, urlante
onda che batte
sull'ignoto.
Follemente
salpato
verso piani che
appena si dividono
dall'ombra.
(da "Poesie
scelte 1952/1992", Newton Compton, Roma 1993, p. 30)
Czesław Znamierowski, "The sea at night" (da questa pagina web) |
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