mercoledì 6 luglio 2022

La fonte

 

Una fontana nascosta dentro il profondo d'un bosco

 so, dove cresce l'edera folta intorno;

 

quando s'accosta alcuno, ne svolano mille farfalle

 notturne con dipinte l'ali di rosso e bruno.

 

Sopra s'addensan le querce dal cupo dentato fogliame,

 donde sempre suona vario d'alati un canto.

 

Sulla fonte reclino il volto e m'ardono gli occhi,

 che cercano insaziati quanto ho smarrito altrove.

 

Ecco ch'io scorgo nell'acqua cento volti già noti:

 sono le mie speranze, pallide nella fonte.

 

Vogliono perdersi, via svanire per sempre con l'acque.

 Or s'indugiano ancora tenuemente tremano;

 

esse aspettano ch'io precipiti dentro le fredde

 correnti: al mio cadere pronte dilegueranno.

 




 

COMMENTO

La fonte è il titolo di una poesia di Luigi Siciliani (Cirò 1881 – Roma 1925) che ho trascritto dalla raccolta Arida nutrix, pubblicata dalla Società Editoriale Quintieri in Milano nel 1920. La medesima raccolta, era già uscita in altre due edizioni, leggermente differenti da questa; la prima, fu pubblicata nel 1909 presso l’editore Modes di Roma; la seconda, pubblicata dallo stesso editore della terza, uscì nel 1912.

Questi versi parlano di una fonte che si trova in un luogo recondito, all’interno di un fitto bosco. Intorno alla fonte, vivono e crescono piante ed animali; l’edera la circonda e, al di sopra di essa, vi è una concentrazione di querce, che si fanno notare per le loro foglie scure e dentellate. Sopra i rami delle querce vi sono degli uccelli, che probabilmente non si vedono, pur facendo percepire la propria presenza col loro canto assai diversificato. Chi si avvicina alla fonte, vede anche moltissime farfalle notturne, con ali rosse e nere, che si trovano nei pressi dell’acqua, e che volano via e si allontanano non appena avvertono la presenza di un estraneo. La fonte ha qualcosa di magico, che spinge chi vi si avvicina a specchiarsi nelle sue acque. Il poeta lo fa e vede, sulla superficie acquosa, tanti volti conosciuti; sono le sue speranze, che hanno preso le fattezze umane, e spiccano per la loro bianchezza. Queste speranze, divenute esseri viventi e pensanti, vorrebbero dileguarsi per sempre con l’acqua che scorre; ma per ora non si muovono, attendendo che il poeta cada dentro la fonte, e misteriosamente sia portato via dalle fredde correnti; solo in quel momento, le speranze spariranno per sempre.    

Nessun commento:

Posta un commento