Una fontana
nascosta dentro il profondo d'un bosco
so, dove cresce l'edera folta intorno;
quando s'accosta
alcuno, ne svolano mille farfalle
notturne con dipinte l'ali di rosso e bruno.
Sopra s'addensan le
querce dal cupo dentato fogliame,
donde sempre suona vario d'alati un canto.
Sulla fonte
reclino il volto e m'ardono gli occhi,
che cercano insaziati quanto ho smarrito
altrove.
Ecco ch'io scorgo
nell'acqua cento volti già noti:
sono le mie speranze, pallide nella fonte.
Vogliono perdersi,
via svanire per sempre con l'acque.
Or s'indugiano ancora tenuemente tremano;
esse aspettano
ch'io precipiti dentro le fredde
correnti: al mio cadere pronte dilegueranno.
La fonte è il titolo di una poesia di Luigi Siciliani (Cirò 1881 –
Roma 1925) che ho trascritto dalla raccolta Arida
nutrix, pubblicata dalla Società Editoriale Quintieri in Milano nel 1920.
La medesima raccolta, era già uscita in altre due edizioni, leggermente
differenti da questa; la prima, fu pubblicata nel 1909 presso l’editore Modes
di Roma; la seconda, pubblicata dallo stesso editore della terza, uscì nel
1912.
Questi versi
parlano di una fonte che si trova in un luogo recondito, all’interno di un
fitto bosco. Intorno alla fonte, vivono e crescono piante ed animali; l’edera
la circonda e, al di sopra di essa, vi è una concentrazione di querce, che si
fanno notare per le loro foglie scure e dentellate. Sopra i rami delle querce
vi sono degli uccelli, che probabilmente non si vedono, pur facendo percepire
la propria presenza col loro canto assai diversificato. Chi si avvicina alla
fonte, vede anche moltissime farfalle notturne, con ali rosse e nere, che si
trovano nei pressi dell’acqua, e che volano via e si allontanano non appena
avvertono la presenza di un estraneo. La fonte ha qualcosa di magico, che
spinge chi vi si avvicina a specchiarsi nelle sue acque. Il poeta lo fa e vede,
sulla superficie acquosa, tanti volti conosciuti; sono le sue speranze, che
hanno preso le fattezze umane, e spiccano per la loro bianchezza. Queste
speranze, divenute esseri viventi e pensanti, vorrebbero dileguarsi per sempre
con l’acqua che scorre; ma per ora non si muovono, attendendo che il poeta cada
dentro la fonte, e misteriosamente sia portato via dalle fredde correnti; solo
in quel momento, le speranze spariranno per sempre.
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