domenica 24 luglio 2022

"Serre calde e Quindici canzoni" di Maurice Maeterlinck

 

Serres chaudes (Serre calde, Vanier, Parigi 1889) è il titolo della prima opera poetica di Maurice Maeterlinck (Gand 1862 – Nizza 1949), scrittore e drammaturgo belga di lingua francese, tra i massimi esponenti del simbolismo, sia nella forma poetica che in quella teatrale. I primi versi di Maeterlinck sono contrassegnati da atmosfere rarefatte; vi si respira una estenuazione dichiarata, che risulta maggiormente evidente leggendo i versi di poesie come Lassitude, Chasses lasses, Fauves las; molti sono anche i riferimenti al tedio (Serre d'ennui, Ennui, Ronde d'ennui) ed a una vaga e compiaciuta aura mistica (Oraison, Oraison nocturne, Amen); quest'ultima poi, a volte si mescola con una sensualità morbida, lievemente accennata (Tentations, Désir d'hiver). Moltissimi sono gli elementi che avvicinano quest'opera di Maeterlinck alla poetica dei simbolisti: una serie di luoghi (serre, foreste, prati, mari, castelli, ospedali), fiori (gigli, rose, nenufari), animali (cigni, pavoni, pecore, serpenti) e parti del corpo (mani, occhi) che frequentemente ricorrono nei versi di Serres chaudes; il tutto unito ad una spiritualità tipica nei letterati decadenti che si palesa nel dialogo fitto e accorato tra il poeta e la sua anima. Queste poesie ben presto furono apprezzate e tenute in particolare considerazione dai poeti nostrani, a cominciare da Gabriele D'Annunzio (si legga la poesia Le tristezze ignote compresa in Poema paradisiaco) per continuare coi poeti crepuscolari e non solo (si potrebbero menzionare molte poesie di Cosimo Giorgieri Contri, Guelfo Civinini, Guido Gozzano, Corrado Govoni, Marino Moretti, Fausto Maria Martini, Sergio Corazzini e altri ancora).

Douze chansons (Dodici canzoni, Stock, Parigi 1896) è la seconda opera poetica di Maeterlinck e si discosta di molto da Serres chaudes poiché, come si capisce anche dal titolo, trattasi in questo caso di componimenti che molto attingono dalle ballate e dalle canzoni popolari e contengono temi e personaggi legati al mondo delle fiabe. Pur essendo meno fondamentale della prima opera, anche Douze chansons divenne punto di riferimento per la realizzazione d'importanti opere poetiche italiane, come i primi volumi di Aldo Palazzeschi, Le sette leggende di Angiolo Orvieto e Il Re pensieroso di Ugo Betti.

Maurice Maeterlinck raccolse i suoi due libri in versi in un unico titolo: Serres chiude: suivies de Quinze chansons, nel 1912. Da questo libro è nata l'edizione italiana (con testo originale a fronte) a cura di Milo De Angelis, pubblicata dalla Mondadori di Milano nel 1989 (vedi foto in basso), esattamente cento anni dopo la prima apparizione di Serres chaudes. Da qui estraggo tre poesie tradotte in italiano dal curatore.

 

 


 

ANIMA

 

Mia anima!

Mia anima davvero troppo al riparo!

E queste greggi di desideri in una serra!

Aspettando una tempesta sulle praterie!

 

Andiamo verso i più ammalati!

Hanno strane esalazioni.

In mezzo a loro attraverso un campo di battaglia con mia madre.

A mezzogiorno viene seppellito un fratello d’armi

Mentre le sentinelle fanno colazione.

 

Andiamo anche verso i più deboli:

Hanno strani sudori;

Ecco una fidanzata ammalata,

Un tradimento di domenica,

E dei bambini in prigione.

(E più lontano, attraverso il vapore)

È una donna che muore sulla porta di una cucina?

O una suora che sbuccia verdure davanti al letto di un incurabile?

 

Andiamo, infine, verso i più tristi:

(All’ultimo, perché hanno dei veleni)

Le mie labbra accettano i baci d’un ferito!

Tutte le castellane sono morte di fame, questa estate, nelle torri della mia anima!

Eccola l’alba che entra nella festa!

Intravedo pecore lungo le banchine,

E c’è una vela sulle finestre dell’ospedale.

 

È lungo il cammino dal mio cuore alla mia anima!

E tutte le sentinelle son morte al loro posto!

 

Un giorno c’era una povera, piccola festa nei sobborghi dell’anima!

Si falciava la cicuta, una domenica mattina;

E tutte le vergini del convento guardavano passare i vascelli sul canale, un giorno di digiuno e di sole.

Mentre i cigni soffrivano sotto un ponte velenoso;

Venivano portati alberi intorno alla prigione,

Venivano distribuite medicine in un pomeriggio di giugno,

E i pasti dei malati si estendevano a tutti gli orizzonti!

 

Mia anima!

E quanta tristezza in tutto questo, anima mia! E quanta tristezza in tutto questo!

 

(da: Maurice Maeterlinck, "Serre calde e Quindici Canzoni", Mondadori, Milano 1989, pp. 43-45)

 

 

 

 

NOIA

 

I pavoni indifferenti, i pavoni bianchi sono fuggiti,

I pavoni bianchi sono sfuggiti alla noia del risveglio;

Non vedo i pavoni bianchi, i pavoni di oggi,

I pavoni che passano nel mio sonno,

I pavoni indifferenti, i pavoni di oggi,

Raggiungere svogliati lo stagno senza sole,

Sento i pavoni bianchi, i pavoni della noia,

Attendere svogliati il tempo senza sole.

 

(da: Maurice Maeterlinck, "Serre calde e Quindici Canzoni", Mondadori, Milano 1989, p. 57)

 

 

 

 

 

VETRO ARDENTE

 

Guardo le antiche ore,

Sotto il vetro ardente dei rimpianti;

E dal fondo blu dei loro segreti

I fiori emergono migliori.

 

Questo vetro sui miei desideri!

I miei desideri attraverso l’anima!

E l’erba morta che essa infiamma

Avvicinandosi ai ricordi!

 

La innalzo sui miei pensieri,

E vedo  sbocciare, in mezzo

Alla fuga del cristallo azzurro,

Le foglie dei dolori passati,

 

E persino si allontanano le sere

Morte così a lungo nella memoria,

Che turbano con il loro lento marezzo

L’anima verde di altre speranze.

 

(da: Maurice Maeterlinck, "Serre calde e Quindici Canzoni", Mondadori, Milano 1989, p. 81)

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