Serres chaudes (Serre calde, Vanier,
Parigi 1889) è il titolo della prima opera poetica di Maurice Maeterlinck (Gand
1862 – Nizza 1949), scrittore e drammaturgo belga di lingua francese, tra i
massimi esponenti del simbolismo, sia nella forma poetica che in quella
teatrale. I primi versi di Maeterlinck sono contrassegnati da atmosfere
rarefatte; vi si respira una estenuazione dichiarata, che risulta maggiormente
evidente leggendo i versi di poesie come Lassitude, Chasses lasses,
Fauves las; molti sono anche i
riferimenti al tedio (Serre d'ennui, Ennui, Ronde d'ennui) ed a una vaga e compiaciuta aura mistica (Oraison, Oraison nocturne, Amen);
quest'ultima poi, a volte si mescola con una sensualità morbida, lievemente
accennata (Tentations, Désir d'hiver). Moltissimi sono gli
elementi che avvicinano quest'opera di Maeterlinck alla poetica dei simbolisti:
una serie di luoghi (serre, foreste, prati, mari, castelli, ospedali), fiori
(gigli, rose, nenufari), animali (cigni, pavoni, pecore, serpenti) e parti del
corpo (mani, occhi) che frequentemente ricorrono nei versi di Serres chaudes; il tutto unito ad una
spiritualità tipica nei letterati decadenti che si palesa nel dialogo fitto e accorato tra il
poeta e la sua anima. Queste poesie ben presto furono apprezzate e tenute in
particolare considerazione dai poeti nostrani, a cominciare da Gabriele
D'Annunzio (si legga la poesia Le
tristezze ignote compresa in Poema
paradisiaco) per continuare coi poeti crepuscolari e non solo (si
potrebbero menzionare molte poesie di Cosimo Giorgieri Contri, Guelfo Civinini,
Guido Gozzano, Corrado Govoni, Marino Moretti, Fausto Maria Martini, Sergio
Corazzini e altri ancora).
Douze chansons (Dodici canzoni,
Stock, Parigi 1896) è la seconda opera poetica di Maeterlinck e si discosta di
molto da Serres chaudes poiché, come
si capisce anche dal titolo, trattasi in questo caso di componimenti che molto
attingono dalle ballate e dalle canzoni popolari e contengono temi e personaggi
legati al mondo delle fiabe. Pur essendo meno fondamentale della prima opera,
anche Douze chansons divenne punto di
riferimento per la realizzazione d'importanti opere poetiche italiane, come i
primi volumi di Aldo Palazzeschi, Le
sette leggende di Angiolo Orvieto e Il
Re pensieroso di Ugo Betti.
Maurice
Maeterlinck raccolse i suoi due libri in versi in un unico titolo: Serres chiude: suivies de Quinze chansons,
nel 1912. Da questo libro è nata l'edizione italiana (con testo originale a
fronte) a cura di Milo De Angelis, pubblicata dalla Mondadori di Milano nel 1989
(vedi foto in basso), esattamente cento anni dopo la prima apparizione di Serres chaudes. Da qui estraggo tre
poesie tradotte in italiano dal curatore.
ANIMA
Mia anima!
Mia anima davvero
troppo al riparo!
E queste greggi
di desideri in una serra!
Aspettando una
tempesta sulle praterie!
Andiamo verso i
più ammalati!
Hanno strane
esalazioni.
In mezzo a loro attraverso
un campo di battaglia con mia madre.
A mezzogiorno
viene seppellito un fratello d’armi
Mentre le sentinelle
fanno colazione.
Andiamo anche
verso i più deboli:
Hanno strani
sudori;
Ecco una
fidanzata ammalata,
Un tradimento di
domenica,
E dei bambini in
prigione.
(E più lontano,
attraverso il vapore)
È una donna che
muore sulla porta di una cucina?
O una suora che
sbuccia verdure davanti al letto di un incurabile?
Andiamo, infine,
verso i più tristi:
(All’ultimo, perché
hanno dei veleni)
Le mie labbra
accettano i baci d’un ferito!
Tutte le
castellane sono morte di fame, questa estate, nelle torri della mia anima!
Eccola l’alba che
entra nella festa!
Intravedo pecore
lungo le banchine,
E c’è una vela sulle
finestre dell’ospedale.
È lungo il cammino
dal mio cuore alla mia anima!
E tutte le
sentinelle son morte al loro posto!
Un giorno c’era
una povera, piccola festa nei sobborghi dell’anima!
Si falciava la
cicuta, una domenica mattina;
E tutte le
vergini del convento guardavano passare i vascelli sul canale, un giorno di
digiuno e di sole.
Mentre i cigni
soffrivano sotto un ponte velenoso;
Venivano portati
alberi intorno alla prigione,
Venivano
distribuite medicine in un pomeriggio di giugno,
E i pasti dei
malati si estendevano a tutti gli orizzonti!
Mia anima!
E quanta tristezza in tutto questo, anima mia! E quanta tristezza in tutto questo!
(da: Maurice Maeterlinck, "Serre calde e Quindici Canzoni", Mondadori, Milano 1989, pp. 43-45)
NOIA
I pavoni
indifferenti, i pavoni bianchi sono fuggiti,
I pavoni bianchi
sono sfuggiti alla noia del risveglio;
Non vedo i pavoni
bianchi, i pavoni di oggi,
I pavoni che
passano nel mio sonno,
I pavoni
indifferenti, i pavoni di oggi,
Raggiungere
svogliati lo stagno senza sole,
Sento i pavoni
bianchi, i pavoni della noia,
Attendere
svogliati il tempo senza sole.
(da: Maurice Maeterlinck, "Serre calde e Quindici Canzoni", Mondadori, Milano 1989, p. 57)
VETRO ARDENTE
Guardo le antiche
ore,
Sotto il vetro
ardente dei rimpianti;
E dal fondo blu
dei loro segreti
I fiori emergono
migliori.
Questo vetro sui
miei desideri!
I miei desideri
attraverso l’anima!
E l’erba morta
che essa infiamma
Avvicinandosi ai
ricordi!
La innalzo sui
miei pensieri,
E vedo sbocciare, in mezzo
Alla fuga del
cristallo azzurro,
Le foglie dei
dolori passati,
E persino si
allontanano le sere
Morte così a
lungo nella memoria,
Che turbano con
il loro lento marezzo
L’anima verde di
altre speranze.
(da: Maurice
Maeterlinck, "Serre calde e Quindici Canzoni", Mondadori, Milano
1989, p. 81)
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