Nacque a Catanzaro nel 1841 e morì a Palermo nel 1905. Dopo aver studiato nella città natale e a Crotone, iniziò a girovagare per l'Italia stazionando in molte città italiane del nord, del centro e del sud. Visse sempre alla giornata, facendo i più disparati mestieri. L'ultima fase della sua esistenza risultò problematica, sia per i malanni che lo colpirono, sia per le disagiate condizioni economiche in cui si ritrovò. Fu poeta ribelle in tutti i sensi, pur mostrando alcuni accenti romantici. Va considerato tra i migliori autori di versi del secondo Ottocento italiano, malgrado risulti troppo spesso escluso dalle antologie che si occupano di questo specifico periodo storico. La sua opera poetica, difficilmente reperibile, si disperde in svariati volumi e volumetti, i cui editori furono spesso occasionali.
Opere poetiche
"Alcuni
versi", Tip. del Pitagora, Catanzaro 1869.
"In
giovinezza. Versi (1857-1873)", Tip. Asturi, Catanzaro 1873.
"Hjemalia",
Milano 1877.
"Odi
pagane", Galli, Milano 1879.
"Odi alla
povertà", Bologna 1879.
"Canzoniere",
Sommaruga, Roma 1883.
"Rime"
(con lo pseud. di Conte di Lara), Sommaruga, Roma 1884.
"Nuovo
canzoniere", Tip. F. Principe, Cosenza 1888.
"Rottami",
L'Avvenire Letterario, Milano 1890.
"Risonanze",
Pierro, Napoli 1891.
"Il libro
del vespro", Tip. della Lotta, Cosenza 1894.
"Poemi
antichi", Aprea, Cosenza 1894.
"Prometeo",
Salvatore Marino, Cosenza 1899.
"Laocoonte",
Aquila 1899.
"Poemi della
notte", Tip. Piazza, Avola 1903.
"Kokodé.
Rapsodia", Piccitto e Antoci, Ragusa 1903.
Presenze in
antologie
"Dai nostri
poeti viventi", 3° edizione, a cura di Eugenia Levi, Lumachi, Firenze 1903
(pp. 265-267)
"I Poeti
Italiani del secolo XIX", a cura di Raffaello Barbiera, Treves, Milano
1913 (pp. 1246-1247).
"Poeti
minori del secondo Ottocento italiano", a cura di Angelo Romanò, Guanda,
Bologna 1955 (p. 211).
"I poeti
minori dell'Ottocento", a cura di Ettore Janni, Rizzoli, Milano 1955-1958
(vol. III, pp. 185-194).
"Poeti della
Scapigliatura", a cura di Mario Petrucciani e Neuro Bonifazi, Argalìa,
Urbino 1962 (pp. 227-232).
"Poeti
minori dell'Ottocento italiano", a cura di Ferruccio Ulivi, Vallardi,
Milano 1963 (pp. 563-566).
"Poesia
dell'Ottocento", a cura di Carlo Muscetta ed Elsa Sormani, Einaudi, Torino
1968 (pp. 1816-1822).
"Poeti della
rivolta", a cura di Pier Carlo Masini, Rizzoli, Milano 1977 (pp. 129-138).
Testi
S'IO NON SOGNASSI
MAI...
S'io non sognassi
mai, se non potessi,
sull'ali azzurre
de la fantasia,
volar, volare a'
tuoi fervidi amplessi,
maliarda del
core, o poesia;
se restare
inchiodato io qui dovessi
a 'l nero scoglio
de la vita mia,
a lottar sempre
co' nemici istessi,
cui son parenti
invidia e codardia;
se mi vietassi
inebbriarmi a' tuoi
labbri stillanti,
o Venere divina,
se Lieo mi
negasse i doni suoi,
a' quattro venti
anch'io ti griderei
cieca noverca e
lurida sgualdrina;
anch'io, Natura,
ti bestemmierei.
(da
"Canzoniere", Sommaruga, Roma 1884, p. 25)
INCANTESIMO
Vorrei che il
mondo tutto in un giardino
per opra di una
maga si cangiasse,
e fosse sempre
limpido mattino,
e fosse ovunque
fiori ed olezzasse.
E, in mezzo a
fior, vorrei di marmo fino
ch'alto un
palagio e grande si levasse,
e te, del core
mio sogno divino,
quivi la maga
subito portasse.
Bianco e amante
colombo io ne verrei
a insanguinar le
penne e a franger l'ale
nel tuo verone e
ti risveglierei.
Poi, nelle stanze
tue cangiando aspetto,
te, core del mio
cor, stringer vorrei,
trepidante
d'amor, forte sul petto.
(da
"Rime", Sommaruga, Roma 1884, p. 13)
DOLCE PASSATO
(da
P. Bourget.)
Dal tuo funebre talamo, rispondi,
qual magico
potere or ti rileva
dolce passato,
mentre incerta e scura
cala la notte?
Sta pallor di morte
su la tua fredda
bocca, e ne' tuoi grandi
occhi, che non àn
guardo, io de le spente
speranze leggo la
immutabil pace.
Pur te fantasma
d'una vita umana,
te fantasma di
un'anima radduce
a me Pietà. Tu
dal profondo gorgo
de' dì, che furo
tra le ceree dita
rechi la rosa de'
ricordi colta
nel cimitero,
dove dormon tutti
gli orgogli della
forte giovinezza
e l'alte gioie e
i ben diletti affanni.
Schiude la rosa i
petali odorati
e vagamente le
voci d'un tempo
tra i molli e
malinconici profumi
ricantano le lor
dolci canzoni.
(da
"Risonanze", Pierro, Napoli 1891, p. 20)
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