Sebbene esistano delle caratteristiche "universali" per riconosce, amare, raffigurare ed esaltare la bellezza femminea, bisogna aggiungere che tale
bellezza può essere interpretata, giudicata e osservata in modi diversissimi,
divenendo quindi una realtà soggettiva. Quest'ultima asserzione la si può
dimostrare andando ad analizzare le tante opere della storia dell'arte, in cui
la fanno da protagoniste le bellezze femminili, che, fin dalla comparsa
dell'uomo sulla terra, appaiono in grandissima quantità, pur evidenziando
elementi disparati e a volte contraddittori, riguardanti i canoni classici di
bellezza. Abbondanza di carni o magrezza; colore chiaro o scuro della
carnagione, dei cappelli e degli occhi; seni piccoli o grandi; estrema
giovinezza o elevata maturità... ragazze e donne che appaiono nelle pitture,
nei disegni, nelle sculture e anche nelle fotografie degli artisti, sono
diversissime tra loro, e ognuno di coloro che le osservano può, a seconda del
suo gusto personale, giudicarle più o meno belle. Qui però si parla di poesia,
e in particolare dei poeti italiani del Novecento; anche in queste dieci
liriche la bellezza viene trattata in maniere differenti: c'è chi dialoga con
una bella donna, affermando che la bellezza è una sorta di dono divino; chi,
fortemente attratto dal corpo, si lascia trascinare dai sensi e prefigura il
rapporto sessuale; chi rimane colpito particolarmente da una parte soltanto del
corpo femminile, come il volto o i capelli; chi è attratto, più che dal corpo,
dalla voce femminile; chi vede nella beltà di una donna qualcosa di
ultraterreno; chi infine paragona la bellezza femminile a quella dei fiori,
delle stelle o di altri entusiasmanti spettacoli naturali. Insomma, ognuno
tratta il tema a modo suo.
LA BELLEZZA
FEMMINILE IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO
BELLEZZA E BELLEZZA
di Riccardo
Bacchelli (Bologna 1891 - Monza 1985)
Improvvisa tu
chiedi, argutamente
Fuggitiva, che
merito sarebbe
Nascer bella. C'è
bellezza e bellezza,
E s'è sortita ad
avvivar la vita,
L'animo ad
animare,
Non è question di
merito: è dono!
La tua benemerenza
è d'esser nata
A amare e farti
amare, a dare vita
All'animo ed
animo alla vita.
(da "Versi e
rime, Primo Libro, La stella del mattino", Mondadori, Milano 1971, p. 82)
LA TUA BELLEZZA
di Marcello
Camilucci (Padova 1910 - Roma 2000)
La tua bellezza
si squaderna come la rosa.
Un petalo al
giorno ne bruco e salgo
più su come ladro
per più vedere
nel mondo e non
colgo che la tua pace.
Falso ogni altro
acquisto ma la cenere
del fondo ha
ancora il sapore della speranza,
ma il buio che
geme ha nostalgia del tuo raggio.
Gorgoglia il tuo
nome d'aria,
col profumo
risponde e col canto, il verde
dei prati è il
tuo passo fermo e sereno.
Nel cuore
dell'uomo appassisce la rosa,
chi sopra vi
riposa ne soffre le spine
pur se alla
felicità non sfugga l'aroma
e l'amore, alla
sua estate, le accolga felice.
Dà ai cieli il
colore della nostalgia e punge
come ortica i
sonni del piacere e della fatica.
La tocchi con gli
occhi e nel bruciore ritrovi
la notte stellata
che fu il tuo grembo,
il sole
squillante che fu la tua fanfara.
E dici grazie,
nel silenzio effuso,
per le parole,
che non muove la voce
ma il vento
remoto della Tua presenza.
(da "Tra il
fuoco e la luce", Quaderni di «Persona», Roma 1970, p. 16)
BELLA DAI BEI
CAPELLI
di Raffaele
Carrieri (Taranto 1905 - Pietrasanta 1984)
O bella dai bei
capelli
quando il tamburo
tace
dagli occhi ti
diparti
e la stella fuggi
che s'increspa
come l'ombra del
chiodo sul muro.
Io sono l'ombra
il chiodo il muro
e il mesto
silenzio del tamburo.
O bella dai bei capelli
quando lo
specchio si appanna
per nuove lune
vai e nuove terre.
(da
"Stellacuore", Mondadori, Milano 1970, p. 93)
FEDONE A MÈLITTA
di Giuseppe
Lipparini (Bologna 1877 - ivi 1951)
Mèlitta, tu lo
sai: non cerco l'amor de le donne;
anzi nessuna,
giammai, mi tenne sul ventre impudico.
Unica Filogìna
entrò nel mio letto una notte;
ma Filogìna, si
sa, è una donna e non è.
Pure tu sei così
bella, ch'io piego in pensarti i ginocchi,
come davanti alla
dea che Prassitèle scolpì.
No, non mi tentano
i baci, le strette furenti, ed i molli
voluttuosi
abbandoni, né le riposte beltà.
Pure verrò da
l'etèra che splende fra tutte le donne
come la luce del
sole sopra le stelle notturne.
Presso l'altar
d'Afrodite attendimi, bianca ed ignuda:
fa che l'incenso
bruci come nei templi sul mar.
Ardano mille
faci; non arda, ti prego, il tuo cuore:
che se volessi
baciarmi, Mèlitta!, io fuggirei.
Voglio restar su
la soglia, mirarti così lungamente,
ridere e piangere
insieme, senza sapere il perché.
(da "Le foglie
dell'alloro", Zanichelli, Bologna 1916, p. 390)
CHI È QUESTA
IMPROVVISA DEA CHE APPARE?
di Arturo Onofri
(Roma 1885 - ivi 1928)
Chi è questa
improvvisa dea che appare?
Occhi diafani
stellano di luna
Sotto il manto
ondeggiante delle chiome.
Da quella bocca,
che sui denti abbonda
nelle labbra
imbronciate, come un fiore,
la voce non la
intende altri che il mare.
Perché venne fra
noi come una donna?
Quel suo piccolo
capo trasparisce
di mattinate,
d’angioli e di giochi,
e nel girarsi
addita in sua dolcezza
che le pietre
traboccano di foglie,
le flore mettono
ali, e mandre brute
s’appassionano
d’ansie e di pensieri.
E noi, pregando
che assuma una figura
di beltà, la
parola in noi rinchiusa,
ne intravediamo,
come un sogno, il volto
nel modello che
in lei donna respira.
(da
"Terrestrità del sole", Vallecchi, Firenze 1927, p. 22)
BRUNA,
SELVAGGIA...
di Nino Oxilia
(Torino 1889 - Monte Tomba 1917)
Bruna, selvaggia
- Le pupille vive
strisciate d'oro,
ombrate da le ciglia
lussuriose e
morbide. In vermiglia
bocca i dentini
fior delle gengive.
Nuca perfetta.
Collo ove s'ingiglia
la neve e l'ambra
in ombre fuggitive
che dilagan pel
seno ove lascive
s'ergon le punte
in breve meraviglia.
Amo la sua
magrezza adolescente
e la sua forte
nudità pagana
così viva di
fremito e languore,
quando la bocca
arrotondata a cuore
versa nella mia
bocca avida e umana
la sua lussuria
disperatamente.
(da
"Poesie", Guida, Napoli 1973, p. 84)
BELLA DONNA
di Francesco
Pastonchi (Riva Ligure 1874 - Torino 1953)
Bella donna soave
che parlava
era come veder
nascere il giorno
lungo il mare con
voli di colombe
tra le palme e
spiegate vele uscire.
Una gemma le
sfavillò sul collo,
tremula ultima
stella nell'aurora.
(da "Endecasillabi", Mondadori, Milano 1949, p. 91)
BELLEZZA MONTANARA
di Agostino
Richelmy (Torino 1900 - Collegno 1991)
Vera divina tua
bellezza, o bionda
come il letame su
cui scalza stai,
riflessa è in un
garzon che dalla sponda
del carro alza il
tridente in via vai.
("Barbonse -
Valle d'Aosta")
(da
"Poesie", Garzanti, Milano 1992, p. 183)
BELLA FIGLIUOLA
di Rocco
Scotellaro (Tricarico 1923 - Portici 1953)
Bella figliuola
che non parli mai
e ti tieni
nascosta nei capelli
vorrei indovinare
gli anni che hai
dagli occhi che
mi paiono di agnelli.
Ti vedo che
contenta te ne vai
all'erba che si
fa male
già non si torna
mai.
(da "Tutte
le poesie 1940-1953", Mondadori, Milano 2004, p. 265)
PELLEGRINA
CELESTE
di Diego Valeri
(Piove di Sacco 1887 - Roma 1976)
Pellegrina
celeste, placata
la rissa dei venti,
strana riappari
agli occhi dei viventi
col tuo viso di
vergine annunziata.
Porti attorno
alla chiara testa
la festa delle
cose leggiere vaganti:
le rondini
turchine balenanti
nell'innumerevole
giro,
le bianche nuvole
che salgono lente
la china del cielo
e gocciano latte
su le pallide
acque stupefatte,
la danza smarrita
delle farfalle,
bianche con
bianche gialle con gialle,
le aperture del
grigio orizzonte
su le plaghe
lontane cristalline
dove abitano
ancora le memorie bambine.
Ma chi sa, bella,
che cosa chiudi
tra l'esili
braccia congiunte in croce,
chi sa quale dono
ci porti
di dolce bene o
di male atroce
serrato sui
piccoli seni nudi...
(da
"Poesie", Mondadori, Milano 1962, pp. 179-180)
Luis Ricardo Falero, "A classical beauty" (da questa pagina web) |
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