domenica 22 novembre 2020

Antologie: I poeti italiani della «Voce»

 

Prendendo in considerazione il primo ventennio italiano del XX secolo, è possibile affermare che la rivista politica e letteraria più importante e, direi, fondamentale nell'ambito del rinnovamento della cultura e della vita nazionale, sia stata La Voce. Nata a Firenze alla fine del 1908 con caratteristiche esclusivamente politiche, ben presto allargò i suoi orizzonti, dando spazio nelle sue prestigiose pagine ad articoli di eminenti economisti, filosofi, storici e critici; nello stesso tempo, il lettore affezionato ebbe l'opportunità di usufruire della presenza di prose e versi pubblicati dai migliori scrittori italiani dell'epoca (Papini, Saba, Govoni, Ungaretti, Cardarelli, Rebora, Sbarbaro ecc.). Il merito della creazione di un giornale così ricco qualitativamente e così variegato in quanto a discipline e tematiche trattate, va attribuito ai due direttori che si sono avvicendati alla conduzione de La Voce: Giuseppe Prezzolini e Giuseppe De Robertis, il primo dei quali, cercò sempre di far prevalere la parte politica nella struttura del giornale; il secondo, al contrario, diede spazio esclusivamente alla letteratura. Detto questo, aggiungo che fu il critico Enrico Falqui a curare una prima antologia che raccogliesse tutte le poesie pubblicate nella Voce; questa venne alla luce nel 1966, grazie anche all'editore Vallecchi. Trentadue anni dopo, il poeta e critico letterario Paolo Febbraro ne curò un'altra: I poeti italiani della «Voce» (Marcos y Marcos, Milano 1998), che in sostanza ripropone tutti i testi poetici susseguitisi all'interno della rivista fiorentina, fino al suo ultimo numero che fu pubblicato nel dicembre del 1916. Il motivo per cui questa rivista risulta determinante per ciò che concerne lo sviluppo della poesia italiana del Novecento, va rintracciato, oltre che nell'indubbia genialità dei poeti, per la loro capacità di contaminare l'estetica di Benedetto Croce con suggestioni esterne, in particolare con quelle scuole o correnti letterarie come il decadentismo e il simbolismo, che avevano già da anni impresso una decisa svolta alla struttura e ai temi della poesia francese, rinnovandola a tal punto da mescolarla con la prosa, dando il via così ad un concetto di liricità "pura" che va al di là e al di sopra di ogni schema. Grazie agli scrittori della Voce, anche in Italia tale rivoluzionario concetto trova spazio e dà i suoi migliori esiti, inaugurando quel "frammentismo" che sarà determinante, negli anni successivi, per la nascita di una nuova poesia italiana, e che infine sfocerà nell'ermetismo.

Come al solito, chiudo riportando i nomi dei poeti presenti in questa antologia.

 

I POETI ITALIANI DELLA VOCE

 


Giannotto Bastianelli, Giovanni Boine, Dino Campana, Vincenzo Cardarelli, Carlo Carrà, Salvatore Di Giacomo, Corrado Govoni, Piero Jahier, Gian Pietro Lucini, Nicola Moscardelli, Aldo Palazzeschi, Giovanni Papini, Enrico Pea, Giuseppe Prezzolini, Clemente Rebora, Umberto Saba, Camillo Sbarbaro, Ardengo Soffici, Giuseppe Ungaretti.

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