Prendendo in
considerazione il primo ventennio italiano del XX secolo, è possibile affermare
che la rivista politica e letteraria più importante e, direi, fondamentale
nell'ambito del rinnovamento della cultura e della vita nazionale, sia stata La Voce. Nata a Firenze alla fine del
1908 con caratteristiche esclusivamente politiche, ben presto allargò i suoi
orizzonti, dando spazio nelle sue prestigiose pagine ad articoli di eminenti
economisti, filosofi, storici e critici; nello stesso tempo, il lettore
affezionato ebbe l'opportunità di usufruire della presenza di prose e versi
pubblicati dai migliori scrittori italiani dell'epoca (Papini, Saba, Govoni,
Ungaretti, Cardarelli, Rebora, Sbarbaro ecc.). Il merito della creazione di un
giornale così ricco qualitativamente e così variegato in quanto a discipline e
tematiche trattate, va attribuito ai due direttori che si sono avvicendati alla
conduzione de La Voce: Giuseppe
Prezzolini e Giuseppe De Robertis, il primo dei quali, cercò sempre di far
prevalere la parte politica nella struttura del giornale; il secondo, al
contrario, diede spazio esclusivamente alla letteratura. Detto questo, aggiungo
che fu il critico Enrico Falqui a curare una prima antologia che raccogliesse
tutte le poesie pubblicate nella Voce;
questa venne alla luce nel 1966, grazie anche all'editore Vallecchi. Trentadue
anni dopo, il poeta e critico letterario Paolo Febbraro ne curò un'altra: I poeti italiani della «Voce» (Marcos y
Marcos, Milano 1998), che in sostanza ripropone tutti i testi poetici
susseguitisi all'interno della rivista fiorentina, fino al suo ultimo numero
che fu pubblicato nel dicembre del 1916. Il motivo per cui questa rivista
risulta determinante per ciò che concerne lo sviluppo della poesia italiana del
Novecento, va rintracciato, oltre che nell'indubbia genialità dei poeti, per la
loro capacità di contaminare l'estetica di Benedetto Croce con suggestioni
esterne, in particolare con quelle scuole o correnti letterarie come il
decadentismo e il simbolismo, che avevano già da anni impresso una decisa
svolta alla struttura e ai temi della poesia francese, rinnovandola a tal punto
da mescolarla con la prosa, dando il via così ad un concetto di liricità
"pura" che va al di là e al di sopra di ogni schema. Grazie agli
scrittori della Voce, anche in Italia
tale rivoluzionario concetto trova spazio e dà i suoi migliori esiti,
inaugurando quel "frammentismo" che sarà determinante, negli anni
successivi, per la nascita di una nuova poesia italiana, e che infine sfocerà
nell'ermetismo.
Come al solito,
chiudo riportando i nomi dei poeti presenti in questa antologia.
I POETI ITALIANI
DELLA VOCE
Giannotto
Bastianelli, Giovanni Boine, Dino Campana, Vincenzo Cardarelli, Carlo Carrà,
Salvatore Di Giacomo, Corrado Govoni, Piero Jahier, Gian Pietro Lucini, Nicola
Moscardelli, Aldo Palazzeschi, Giovanni Papini, Enrico Pea, Giuseppe
Prezzolini, Clemente Rebora, Umberto Saba, Camillo Sbarbaro, Ardengo Soffici,
Giuseppe Ungaretti.
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