Tra i temi più
ricorrenti nei testi poetici di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo,
c'è senz'altro quello relativo alla possibile esistenza di uno o più esseri
ultraterreni che siano gli artefici della vita di ogni entità umana, animale o
vegetale. Esistono poesie bellissime su questo argomento, sia che vogliano in
qualche modo dimostrare l'esistenza di una divinità, sia che intendano
negarla seppure a malincuore. Qui sono presenti dieci poesie di poeti non molto
noti, in verità, che scrissero e pubblicarono versi durante il XX secolo; come
al solito, ho scelto soltanto poesie italiane, cercando una volta di più, tra i
volumi ormai dimenticati, o magari del tutto ignorati, qualche piccolo
capolavoro. Si noterà, leggendo questi versi, che domina il dubbio un po' in
tutte le voci poetiche selezionate, e lo stanno a dimostrare i
"forse", gli "eppure" che iniziano alcuni componimenti
poetici, così come i tanti punti interrogativi sparsi qua e là, significativi
del fatto che, pure in chi crede fermamente, esistano delle incertezze non
risolvibili. D'altronde, anch'io, nel mio insignificante piccolo, non ho mai
risolto l'eterno dilemma per eccellenza, che accomuna gran parte dell'umanità
(beato chi ha delle certezze assolute!), né, molto probabilmente, lo risolverò
fino alla fine dei miei giorni.
DIO IN 10 POESIE
DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO
Da
"NOTTURNO"
di Orlando Pier
Capponi (1917 - ?)
Ora che tutto è
pace, ora che il mondo
vertiginoso quasi
è una memoria
(affaticata la
città di sole
s'è distesa
daccanto al cimitero)
in me raccolto,
spingermi sull'orlo
dell'orbite m'è
caro; nell'interno
buio vagare, a
limitari ignoti,
con lampi di
pensiero finché, stanca,
sogna un approdo
l'anima che getta,
nel vuoto
esausto, un'àncora che è sempre
ricordo
d'un'immagine del mondo.
Lassù, svelato,
non altro che cielo;
e la luce degli
occhi, se protesa,
tocca montagne o
sfiora oceani d'acque.
(In quale sogno
apparvero le stelle,
in quale brama
fruttuosa la Terra,
in quale arsura
delle sabbie il mare?).
In te, potenza
assurda, tu puoi tutto,
creatura viva in
brevi giorni e notti:
ilare nume
cavalchi un pianeta;
forza offesa
squilibri ora il sistema.
Dunque chi sei,
quale la tua legge?
(da
"Processo al dolore", De Luca, Roma 1970, p. 38)
NON MORTE...
di Francesco
Carchedi (1909-1987)
Già inoltra
l'inverno:
qualche foglia
sui platani
verde resiste,
dove
una lampada la
intiepidisce.
Forse speranza
raggiungerà il
giubilo
di aprile: non
morte,
non vita
improvvisa,
ma tutt'uno, o
Iddio,
nella tua luce.
(da "Sono
sotto le stelle", Edizioni di «Dialoghi», Roma 1963, p. 91)
ALTRO NON SO
DIRTI
di Giuseppe
Gerini (1895 - ?)
Sei Tu che a
notte fonda mi desti,
sei Tu che mi
chiami?
Angoscia
la Tua voce, la
Tua presenza.
L'essere mio,
labile,
quel silenzio,
vive,
cecità fissa.
Chi sono?
Dove sono?
Tu sei che mi
chiami,
altro non so
dirti,
altro non so
gridarti che solo Tu sei
ed io vivo in Te
sommerso attimo.
(da "Nel mio
eterno, La Vedetta d'Italia, Fiume 1940, p. 33)
TI CERCO DA
MILL'ANNI...
di Luca Ghiselli
(1910-1939)
Ti cerco da
mill'anni e ancor non vedo
l'ombra dell'orma
Tua.
Tanto mi sei
lontano?
Non senti la mia
angoscia,
da che non ho più
voce,
chiamarti con il
palpito del cuore?
Non senti il mio
silenzio germogliare
com'acqua di
fontana?
Tanto mi sei
lontano?...
(da "Prose e
versi", Pananti, Firenze 1985, p. 375)
È VIVO IL DIO
DELL'ODIO
di Tommaso
Landolfi (1908-1979)
È vivo il dio
dell'odio,
Morto il dio
dell'amore: questo tace
Quanto il primo
schiamazza, urla e minaccia.
Oh insensibile
gioia,
Oh protezione
silenziosa offerta
Dal cuore amante
a quello che neppure
Conosce amore, o
spregia.
Quale dunque sarà
la nostra sorte
Se dovremo pagare
con amore
L'amore? Dio del
cielo, se
L'amore non sarà
premio dell'odio?
(da "Il
tradimento", Adelphi, Milano 2014, p. 47)
DIO SIGNORE
di Bruno Nardini
(1921-1990)
So d'un tempo che
fummo insieme felici,
quando non
c'erano altari
e ogni legge era
colpa agli occhi di Dio.
Un'età prima del
tempo;
e il Signore
abitava con noi nelle case,
viveva la nostra
vita, parlava le nostre
parole: per
quella Presenza
era sacro ogni
amore.
La udivi in te
come le pause dei boschi,
ti cantava nel sangue
come la schiuma
delle maree, ti
correva incontro coi volti
della tua gente,
era sapore nel pane
del tuo
mezzogiorno.
Quel tempo prima
dei giorni
infinito così,
che pare un attimo, un punto.
Ora il tronco è
spaccato nel mezzo,
il fiume
divaricato lascia il suo letto,
nei solchi sta
mùtilo il seme.
Signore, per
quale peccato.
Per quale colpa,
Signore,
uno potrebbe
vivere e non vive;
l'uccello in
gabbia, il ramo tagliato,
questo nostro
sognare.
Tu che non puoi
separare dall'aria gli uccelli,
dalla terra il
seme, dall'amore l'amore.
Tu che ci hai
creato, che hai testimoniato.
Dio Signore! In
te si componga
ogni cerchio
spezzato.
(da
"Variazioni del sangue", Vallecchi, Firenze 1950, pp. 12-13)
SPERANZA
di Giorgio Umani
(1892-1965)
Come impronta del
pollice d'un Dio
questa mattina il
Cielo,
da nubi
tenuissime striato,
appariva allo
sguardo.
In ginocchio ho
pregato: Dove mena
questo duro
cammino che ho prescelto?
Per la gola del
monte ancora fosca
i rami spogli e
roridi dei faggi,
agitati dal
vento,
han sospirato
dolcemente: Spera.
Ed il Sole
nascendo
ha inondato di
luce la promessa
che m'è sembrata
suggellata, in Cielo,
con l'impronta
del pollice d'un Dio.
(da
"Parabole gnostiche", La Lucerna, Ancona 1925, p. 15)
FORSE...
di Nicola
Vernieri (1893-1965)
Forse c'ignori, o
Dio. Semini al vento
quest'anime,
semenza d'ombra e luce,
e le abbandoni al
dubbio e allo sgomento
che le incalzano;
e ciò che in noi traluce
di te, del Cielo,
questo pio barlume
fra il bene e il
male, nelle assidue lotte,
si accende e
spegne come il fioco lume
della lucciola
errante nella notte.
Che cosa è
l'uomo, o Dio, su questa terra,
in questo
brulichio di fiori e vermi,
d'ali e di code,
di cui porta i germi
nella sua carne
inquieta? È la misura
d'ogni cosa, di
Te, dell'universo,
o un granello di
polvere disperso
nella rapina
d'una forza oscura?
Ci vedi, o Dio,
ci segui? In noi trasfuso
sei l'anima
impigliata nel pensiero,
questo pianto di
luce circonfuso,
questo palpito
d'ala prigioniero;
o lontano, nel
vuoto sterminato,
giochi coi mondi,
e l'uomo più non vedi,
che impastato di
terra e di peccato
come formica
brancola ai tuoi piedi?
(da
"Itinerario", Istituto Statale d'Arte, Urbino 1954, p. 5)
PUR NON ERANO I
MONDI...
di Giuseppe
Villaroel (1889-1965)
Pur non erano i
mondi e Tu non eri
prima dell'uomo e
di sua stirpe, o Dio.
Infinito di te
stesso entro il finito
prendesti nome ed
ebbe voce e senso,
rivelato nel
verbo, il tuo prodigio.
Oltre il verbo ti
annulli; anche se splende
negli spazi il
respiro delle stelle.
Terrificante
stato, onde, sospeso
fuori della
materia, il tuo volere
resta inespresso
e solamente nasce
dalla tua legge
la materia e vige.
Struggente
affanno del pensiero. Fòlgora
da vàcue vene e
dal mortale corso
del sangue
marcescibile e non pulsa
al di là della
vita. O non sei, forse,
signore e schiavo
di te stesso, o Dio,
universa
coscienza, entro il groviglio
del filo che tu
fili e tu dipani
creato e creatore
unico giro?
(da "L'uomo
e Dio", Maia, Siena 1951, p. 131)
I DESIDERI
MANTERRANNO INCERTA
di Paolo Wenzel
(pseud. di Pietro Spinucci, 1921 - ?)
I desideri
manterranno incerta
la forma del mio
Dio, come la luce
che rapida si
muove da una cosa a l'altra
o l'altalena che
tra sole e pioggia
sopra un culmine
splendido ci issa
a filo delle
pergole più alte,
poi rapida
c'imbuca, e solo ha senso
quest'onda di
sangue ripetuta;
non c'è scampo,
mantenersi in alto
non dura, è
un'altra morte
che misura il
vuoto.
Così vidi
giostrare nel
grecale, come fuoco
tra nube e nube,
sofferente emblema
del mio spirito,
il falco...
Oh poterlo legare
al mio paletto
dove smania alla
frusta del mai visto
il cuore:
qualcosa d'imprendibile
che non s'avvera,
una pena immortale
in un laccio
straniero. Così chiesi
a Dio di
sovrastarmi,
d'allevare
incertezze, di spillare
la sua musica
pazza sino in fondo.
(da
"Antologia della poesia religiosa italiana contemporanea", Vallecchi,
Firenze 1952, p. 494)
|
Michelangelo, "Creazione di Adamo" (dettaglio) (da questa pagina web) |