Nel giorno in cui si celebra San Francesco d'Assisi, mi
pare opportuno pubblicare un post dedicato al santo patrono d'Italia, ovvero a
colui che riuscì a rifondare e riformare la chiesa, indirizzandola di nuovo
verso quei valori fondamentali su cui si basava alla sua nascita e che la
rendono grande: quei valori che si rifanno alla fraternità, alla povertà,
all'umiltà e alla pace. Le 10 poesie che ho selezionato non sono forse tra le
più belle, ma certamente tra le meno note. In questi versi vengono riassunti i
temi e le opere che hanno caratterizzato maggiormente la vita di S. Francesco:
le sue parole indimenticabili che si ritrovano nel Canto delle creature; la sua divina capacità di dialogare con gli
animali; la sua rinuncia totale agli agi e alle ricchezze in nome di una fede
pura ed estremamente coerente; la sua vicinanza al mondo dei sofferenti e degli
ultimi. Non sono assenti talune leggende che rendono ancor più intrigante la
vicenda umana di questo santo imparagonabile per eccezionalità e basilare non
solo per la religione cristiana, ma per tutta l'umanità che vuole vivere in
pace ed in fratellanza. Oggi, abbiamo ancor più da imparare da San Francesco,
basterebbe soltanto aprire il nostro cuore e saper percepire fino in fondo il
suo importantissimo messaggio.
SAN FRANCESCO
D'ASSISI IN 10 POESIE DI 10 POETI ITALIANI DEL XX SECOLO
IL CANTICO DELLE
CREATURE
di Graziella
Ajmone (pseud. di Grazia Maria Ajmone, Borgo di Terzo 1912 - Gardone 1993)
Piagato e
dolorante ma felice,
cieco ma aperti
gli occhi oltre l'azzurro,
cantava San
Francesco tra gli ulivi
la laude nova.
Intorno ad ascoltare
stavano intente
tutte le creature.
Poi frate vento,
tra le fronde, lieve
passò
musicalmente. Qualche uccello
s'avvicinò con
breve frullo d'ali
e cinguettò lì
presso piano piano.
Risposero altre
voci da lontano.
L'acqua nella sua
fuga trasparente
canzoni mormorò
semplici e chiare.
Parve che un'onda
d'armonia salisse
dalla terra, dai
fiori e dalle siepi,
dagli alberi e
dalle acque verso il sole,
verso le stelle,
fino a Dio Creatore.
Ed il Santo poeta
all'armonia
del creato donava
le parole.
(da
"Mattutino", Vita e Pensiero, Milano 1942, p. 18)
LE STIMMATE O IL
PICCOLO UCCELLO
E IL GRANDE
SPARVIERO
di Elena Bono
(Sonnino 1921 - Lavagna 2014)
Parlavi nella
lingua
misteriosa ed
acuta degli uccelli
che noi abbiamo
perduta.
T'ascoltavano i
passeri e i falchetti
corvi colombe
gufi neri
alzàvole
verdi-argentate
e tutti tutti i
viandanti
del cielo che non
ha strade
tutti fermissimi
attenti
le puntute
pupille
fisse su te,
le piume strette
al corpicino
spasimoso,
gli impazienti
viandanti
del cielo che non
ha strade.
Lui è piombato su
te
Grande Sparviero
nel rombo
roteante delle ali,
le sei spade
incrociate
di fuoco
divampante;
e tu, piccolo
uccello,
tenevi strette
le braccia al
petto
in ultima difesa
prima di aprirle
in resa
alle spade di
fuoco
divampante.
O forse era
pazienza comandata
al cuore
spasimoso,
impaziente
viandante
del cielo che non
ha strade.
(da "Poesie.
Opera omnia", Le Mani, Recco 2007, p. 452)
SANTO FRANCESCO
di Andrea Cason
(? - ?)
Assunto in pace,
Francesco di Dio,
bianco viso
d'amante,
cori di luce
avventi
al tramontare dei
pini.
Grembo di stelle,
Francesco di Dio,
una letizia abiti
arcana:
puro del mondo e
povero
t'imparadisi nel
riso.
Angelo scuro,
Francesco di Dio,
le mani doni al
cielo:
t'imbianchi alto
nel monte
a vie di
Paradiso.
Carne d'amore,
Francesco di Dio,
vivi dagli occhi
il sangue,
che rompe il viso
chiaro
di Cristo, Dolce
Signore.
(da «L'Eroica»,
novembre-dicembre 1941)
SAN FRANCESCO DEI
MONTI
di Beniamino De
Ritis (Ortona a Mare 1888 - Roma 1956)
O San Francesco,
contro la minaccia
dei venti ed il
furor delle tempeste,
propizio sopra le
montane creste
veglia il magro
profil della tua faccia;
mentre d'antiche
visioni in traccia,
dischiudi gli occhi
a un'estasi celeste,
e tra un largo
respiro di foreste
apri, lodando, al
tuo Signor le braccia.
Talor, salendo
dalla valle lieta,
lungo le rupi
scintillanti al sole,
dal bianco
polverio delle cascate,
un vol d'uccelli,
innanzi a te s'acqueta
come se fosse per
le vie nevate
persuaso da tue
dolci parole.
(da
"Nell'orto degli ulivi", Officine Grafiche, Ortona a Mare 1908, p. 5)
SANTA ILLUMINATA
di Giuseppe
Fedele (Monreale 1878 - ivi 1941)
L'eremo è questo
di Francesco? In faccia
al sereno del
ciel vivo splendore,
Ei forse qui levò
alte le braccia,
gli occhi levò
cantando a Dio Signore?
Oh, qual
l'addusse solitaria traccia,
quali fiamme tra
voi s'ebbe il suo cuore,
ditemi, antiche
quercie, a cui s'allaccia
l'edera ancor,
come un pensier d'amore!
Qui dove par che
da le rocce aneli,
pei tronchi
urgendo e per le rame attorte,
come un'impetuosa
anima ai cieli,
non sentia de la
vita Egli sgorgare
gl'immensi fiumi
e conflagrar più forte
l'insaziata
volontà d'amare?
(da
"Vergiliae", Gustavo Travi Editore, Palermo 1930, p. 151)
SAN FRANCESCO
di Augusto Garsia
(Forlì 1889 - Firenze 1956)
Attorno a Te le
opposte creature
chiami
benedicendo, san Francesco:
nature fosche e
limpide nature
tutte raduni a
l'amoroso desco.
Pascono Tua bontà:
nel rio fresco
si dissetano
insieme, a l'onde pure,
lupi ed agnelli;
e fiorisce il pesco
e splende ne le
ghiacce notti oscure.
Intorno ciascuna
in suo latino
l'aquila e la
colomba la Tua lode,
o San Francesco,
e Tu nel Tuo divino
amplesso questa
terra che in Te gode
accogli stringi
innalzi oltre il destino
caduco, alle
raggianti eccelse prode.
(da «Giornale di
Politica e di Letteratura», ottobre 1927)
FRANCESCO
D'ASSISI
di Augusto
Gaudenzi (? - ?)
Nato negli agi,
in cerca d'avventura
vivea, gli amici
erano al vizio sprone;
solo pensier
d'ogni mondana cura
avea il figliuol
di Bernardone.
Ma la voce di
Dio, per sua ventura,
destò l'alma
sopita, una missione
gli diè che nei
seguaci suoi perdura.
D'un sacco si
coprì, cinse un cordone.
Da quel giorno,
poeta pellegrino,
per l'Umbria
verde andò cantando amore,
nel rozzo saio,
con il capo chino.
Fu tregua agli
odi, il francescano ardore
vinse; trassero,
al canto suo divino,
le turbe a Lui,
come a Gesù Signore.
(da «Frate
Francesco», settembre-ottobre 1926)
SAN FRANCESCO
di Teresah
(pseud. di Corinna Teresa Gray Ubertis, Frassineto Po 1877 - Roma 1964)
Francesco disse a
Gesù:
— Voglio bene al
cielo,
voglio bene al
mare,
voglio bene al
sole;
voglio bene al
cuore
che gode e che si
duole;
e a suor Chiara,
ed a tutte
le piccole
sorelle;
pure alle
rondinelle,
ed a tutte le
cose,
alle piccole
ghirlande
di rose.
E dovrei voler
bene
solamente a Dio
grande!
Perdonami, Gesù.
—
Gesù rise cogli
angeli
e rispose piano:
— Voglio bene al
cielo,
voglio bene al
mare,
voglio bene al
sole;
voglio bene al
cuore
che gode e che si
duole;
e a suor Chiara
ed a tutte
le piccole
sorelle;
pure alle
rondinelle,
ed a tutte le
cose,
alle piccole
ghirlande
di rose.
E voglio bene al
santo,
a quel piccolo
santo
che mi somiglia
tanto...
Perdonati Gesù. —
(da «Rivista di
Roma», 25 aprile 1908)
PER LA NASCITA DI
SAN FRANCESCO
di Federigo Tozzi
(Siena 1883 - Roma 1920)
Oggi il sole, che
è nostro frate, si alza
dell'anima tuo
pieno, San Francesco.
E la mattina, poveretta
e scalza,
viene a sedersi
all'umile tuo desco.
E Santa Chiara,
che è di lei più bella,
va sull'uscio per
un segno di croce;
poi dice: vieni
innanzi, mia sorella!
E tutti gli
usignoli han la sua voce.
(da "Le
poesie", Vallecchi, Firenze 1981, p. 98)
LEGGENDA
FRANCESCANA
di Giuseppe
Urbani (L'Aquila 1877 - ivi 1946)
Non un riso di
verde avea la terra
bianca per neve,
e il Santo se n'andava,
in quel candore,
chino, assai pensoso,
e lo seguiva la
sorella Chiara.
A un tratto si
levò: Sorella, disse,
è d'uopo che tu
segua un'altra strada;
il mondo è tristo
e mormora di noi.
Come potrò,
fratello, abbandonarti,
Chiara rispose,
se mi volle Iddio
sulle tue peste
lungo il tuo cammino?
Ah, no! disse
Francesco, tornerai
quando la terra
sarà tutta in fiore.
Triste nel cuore,
la sorella buona
baciò del Santo
l'umile capestro,
e, addio, disse,
fratello, e se n'andò.
Si rivolse
Francesco a riguardarla;
ed ecco
un'improvvisa primavera
rider d'intorno e
in ogni cespo un fiore
ardere, e ovunque
uno sbocciar di rose.
Disse Francesco
allor: divino è il segno,
Sorella, tu sarai
sempre con me!
(da
"Poesie", Fratelli Palombi Editori, Roma 1979, p. 88)