domenica 14 ottobre 2018

Una poesia di Willy Dias


Di Willy Dias (pseudonimo di Fortunata Morpurgo Petronio, nata e vissuta a Trieste tra il 1872 e il 1956) avevo già parlato nel post a lei dedicato. Lì, ho segnalato la sua predilezione per la scrittura prosastica e il suo coraggio (firmò un documento per la libertà di stampa ai tempi del fascismo); nello stesso tempo ho ricordato che scrisse varie poesie pubblicate su riviste uscite tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, e che mai è stato pubblicato un volume in versi della scrittrice triestina. Ebbene, tra le poche poesie che ho letto, ritrovate nelle pagine di qualche vecchio giornale o in una ormai dimenticata antologia, penso che la migliore sia Cose morte, uscita per la prima volta in Domenica Letteraria del 2 febbraio 1896. Ecco il testo:

COSE MORTE

Il cofanetto, ornato
di leggiadre figure
(estranee creature
che un artista ha sognato)

esala un tenue odore
di dolci cose morte
forse di rose smorte
che han perduto il colore

perduta la bellezza.
L'anima, tristemente
che ricorda, che sente
pensa la giovinezza

pensa il tempo lontano,
(o creature sparite
o larve che inseguite
abbiamo sempre invano

e sempre invano amato,
nulla resta di voi,
tranne il ricordo in noi,
tranne il dolor passato).

Lettere, che d'amore
ci feste impallidire
per le quali morire
pareva nulla al cuore,

e ch'empiste il cassetto
con la carta ingiallita,
un palpito di vita
non ci destate in petto.

Passò il tempo e gli affanni
e tra le cose morte
e tra le rose smorte
fuggirono gli anni.

E travolse l'oblio
le bocche che baciammo,
gli sguardi che scambiammo,
pallidi di desio.

La nebbia lentamente
cade gelida al piano,
svanisce nel lontano
l'amor, gelidamente.


La stessa poesia, con diverso titolo e con alcune varianti nel teso, fu ripubblicata su Poesia nell'agosto del 1908; anche di questa nuova versione riporto il testo:

IL COFANETTO

Il cofanetto ornato
di leggiadre figure
(esili miniature
d'un artista malato)

esala tenue odore
di dolci cose morte
(forse di rose smorte
che non hanno colore,

che non hanno bellezza).
L'anima, tristemente
per te ricorda, sente,
pensa la Giovinezza,

pensa il tempo lontano.
(O creature sparite,
o larve che inseguite
abbiamo sempre invano,

e sempre, invano, amato,
nulla resta di voi,
solo il ricordo in noi,
solo il dolor passato).

Lettere, che canzoni
foste d'ignoti cieli
per cui fummo crudeli
per cui fummo più buoni.

Ora nel cofanetto
siete carta ingiallita
che un palpito di vita
non sa destare in petto.

Passarono gli anni,
e con le cose morte,
e tra le rose smorte
l'ebbrezze e i disinganni.

E travolse l'oblio
le bocche che baciammo,
gli sguardi che scambiammo,
pallidi di desio...

La nebbia lentamente
scende gelida al piano,
svanisce nel lontano
l'amor, gelidamente...

La prima versione fu ripescata da Glauco Viazzi e da Vanni Scheiwiller, che la inserirono nel secondo volume dell'antologia Poeti simbolisti e liberty in Italia, uscito nel 1972 (Scheiwiller, Milano). Questa composizione della Dias anticipa i temi cari al crepuscolarismo, come il piacere di ricordare le cose e gli avvenimenti di un passato ormai remoto; l'occasione di questi malinconici ricordi, possono essere offerti da foto ingiallite riunite in un vecchio album, dal ritrovamento di oggetti frusti e obsoleti che erano nascosti in qualche sgabuzzino della casa o, come nel caso di Cose morte, da un cofanetto che racchiude delle lettere d'amore scritte in gioventù. È, insomma, la ricerca dei feticci, delle reliquie di un tempo beato che ha fatto perdere quasi ogni traccia di sé. Come non citare, in questo preciso ambito, anche le buone cose di pessimo gusto che Guido Gozzano elenca in alcuni versi de L'amica di Nonna Speranza. Il fatto che la rivista creata da Marinetti, dopo ben dodici anni dalla sua prima apparizione, accolse la poesia della Dias, sta a confermare l'attualità di quei versi, seppure inseriti in pagine dove molto spesso ne comparivano altri ben più innovativi, come quelli dei poeti futuristi. Giustamente Viazzi e Scheiwiller non si dimenticarono della scrittrice triestina, inserendola in un'antologia importante, che fu pure la prima ad occuparsi di poeti italiani simbolisti e liberty. 




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