giovedì 3 ottobre 2019

Mattini d'ottobre


Di giorno in giorno il sole
si fa sempre più pallido.
È un pallore che fiacca i nervi
e l'anima rattrista:
un'agonia di luce che si spegne,
un singhiozzo che muore lentamente.
In queste mattine d'ottobre
io vagolante in mezzo alla ressa
vo come un'ombra che cader potrebbe
senza rumore,
assaporando il sole d'autunno
ch'è il solicello della lunga morte.



Ecco una delle poesie più belle e meno ricordate di Vincenzo Cardarelli (Corneto Tarquinia 1887 - Roma 1959). Lo scrittore tarquiniese la pubblicò per la prima volta sul Giornale della Sera del 28 ottobre 1947 col titolo Mattino d'ottobre; alla stessa maniera fu inserita nel volume Poesie edito da Fiumara in Milano nel 1949. Infine, col titolo definitivo venne inclusa a partire dalla terza edizione della raccolta complessiva Poesie, che la Mondadori di Milano pubblicò nel 1958.
Cardarelli scrisse diverse poesie dedicate alle atmosfere tipicamente autunnali (si ricordano Autunno, Autunno veneziano, Settembre a Venezia e Ottobre), evidentemente molto attratto da questa stagione, che spesso, a partire dal XIX secolo, è divenuta simbolo per eccellenza di disfacimento e di fine imminente. In questi pochi versi, che il poeta scrisse in tarda età, si respira la medesima sensazione di lento dissolvimento, comune a tanti altri scritti da poeti decadenti e simbolisti, italiani e non, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Qui, si focalizza l'attenzione sul sole: si parla di quelle giornate del primo autunno, soleggiate sì ma decisamente meno calde rispetto a quelle estive, per via della minore potenza con cui i raggi solari riescono a riscaldare la terra; il poeta, passeggiando in mezzo alla folla, ha la netta sensazione di essere simile a quel solicello (opportuno vezzeggiativo dell'astro che assicura la vita sul nostro pianeta) sempre più debole; si accontenta allora del poco vigore di quei raggi che gli giungono, e cerca di trarne il maggior beneficio possibile, sapendo che, come il sole, anche lui sta perdendo gradualmente la sua forza vitale, e che la morte, sebbene in modo lento, si sta avvicinando sempre di più.

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