Ritengo che sia
la migliore antologia su quel movimento artistico e letterario, nato più o meno
insieme alla nazione italiana e dipanatosi per circa un ventennio. Tale
movimento, che dai critici fu definito Scapigliatura, fu il primo a dimostrare un'avversione
pressoché totale nei confronti dei modelli di vita borghesi; altresì tentò un
rinnovamento della letteratura italiana, allontanandosi in maniera decisa da
qualsiasi tendenza o influenza romantica, in nome di un
"maledettismo" che faceva coppia con quello francese - in verità
assai più efficace - impersonato da un poeta incomparabile quale fu Charles
Baudelaire. Lirici della Scapigliatura
uscì per la prima volta nel 1965, presso la Mondadori di Milano; venne quindi
ristampato, con alcune modifiche apportate dal medesimo curatore: Gilberto
Finzi (1927-2014), nel 1997. Relativa a quest'ultima edizione, riporto (non è
la prima volta che lo faccio) la sinossi pubblicitaria presente nella quarta di
copertina del libro, che mi pare esprima in modo ineccepibile la sostanza e il
fine dell'antologia:
Quindici
scrittori del dopo-Unità e le loro esistenze tormentate; la loro poesia, un
lirismo ora superromantico ora liricamente innovatore. La Scapigliatura,
riletta nei versi e nelle prose poetiche, si rivaluta come complessa e
anticipatrice postavanguardia il cui orizzonte, a partire dai più frequentati
Emilio Praga, Igino Ugo Tarchetti e Arrigo Boito, si estende e si dirama in più
direzioni: verso il simbolismo, con Giovanni Camerana; verso il futurismo, con
Gian Pietro Lucini; verso una moderna idea del narrare, con Carlo Dossi. Un
panorama in cui chiedono posto e richiedono attenzione altri nomi meno famosi,
da Gualdo a Ghislanzoni, da Pinchetti a Fontana. Un libro che riproposto quasi
trentacinque anni dopo la prima edizione del 1965, ha contribuito a far
conoscere e amare uno dei più importanti movimenti letterari della seconda metà
dell'Ottocento.
Per quanto
riguarda i quindici scrittori selezionati, come è successo nei casi di altre
antologie simili, si parte dai nomi "sicuri" della Scaigliatura
(Praga, Tarchetti, Boito, Dossi, Faldella, Cagna e Camerana) per poi
sbizzarrirsi con l'inclusione di altri prosatori e poeti che sicuramente sono
stati vicini al movimento, ma che non possono definirsi "scapigliati"
a tutti gli effetti. Mi sembra comunque opportuna l'idea d'inserire, quale
ultimo scrittore preso in considerazione, Gian Pietro Lucini, ovvero colui che
fece da trade union tra l'ormai
superato movimento scapigliato e il simbolismo; ciò avvenne durante l'ultimo
decennio del XX secolo, quando i cosiddetti scapigliati avevano ormai esaurito
il loro compito - fa eccezione Camerana, che scrisse poesie anche agli albori
del nuovo secolo -; e sarà proprio Lucini, insieme ad altri scrittori
"rivoluzionari" come Paolo Buzzi e Enrico Cavacchioli, a instaurare
un nuovo legame tra un modo di scrivere classico, e quindi legato alla
tradizione dell'Ottocento, e un altro del tutto innovativo, rappresentato dal
verso libero, che può ben dirsi la prima espressione poetica "nuova"
del XX secolo. Ecco infine, seguendo l'ordine in cui si trovano nel libro,
l'elenco dei quindici scrittori qui antologizzati.
LIRICI DELLA
SCAPIGLIATURA
Emilio Praga,
Igino Ugo Tarchetti, Arrigo Boito, Antonio Ghislanzoni, Giulio Pinchetti,
Ferdinando Fontana, Giovanni Camerana, Giovanni Faldella, Giuseppe Cesare
Molineri, Achille Giovanni Cagna, Carlo Dossi, Luigi Gualdo, Ambrogio Bàzzero,
Pompeo Bettini, Gian Pietro Lucini.
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