Se ci sono dei
poeti che ho amato alla follia, e che ancora amo con la stessa intensità,
questi sono i crepuscolari. Tra di essi, ve ne sono alcuni che spiccano, e che
un po' tutti conoscono, perché sono entrati a far parte della nostra migliore
letteratura; ma ve ne sono altri meno noti o del tutto sconosciuti, che,
malgrado ciò, a mio avviso meritano considerazione. Per questo ho voluto ricordare
alcuni tra i migliori versi dei grandi e piccoli poeti crepuscolari,
riportando, per ciascuno di loro, degli emblematici, bellissimi frammenti
poetici. Eccoli dunque, uno dopo l'altro: si parte da Guido Gozzano e Sergio
Corazzini per giungere a nomi praticamente ignorati da tutti.
FRAMMENTI CREPUSCOLARI
Il mio sogno è
nutrito d'abbandono,
di rimpianto. Non
amo che le rose
che non colsi.
Non amo che le cose
che potevano
essere e non sono
state... Vedo la
case, ecco le rose
del bel giardino
di vent'anni or sono!
(da Cocotte di Guido Gozzano)
Guido Gozzano |
Io voglio morire,
solamente, perché sono stanco;
solamente perché
i grandi angioli
su le vetrate
delle cattedrali
mi fanno tremare
d'amore e di angoscia;
solamente perché,
io sono, oramai,
rassegnato come
uno specchio,
come un povero
specchio melanconico.
(da Desolazione del povero poeta sentimentale di Sergio Corazzini)
Sergio Corazzini |
Chinar la testa
che vale?
Che vale fissare
il sole?
Ciò che vorresti
non vuole
chi è più forte,
o mortale.
Non c’è né duolo
né gioia,
non ci son luci
né ombre:
il grigio, il
grigio che incombe
sui cuori e un
tarlo: la noia.
(da Che
vale? di Marino Moretti)
Marino Moretti |
O tristezza d'
andare al camposanto
senza la
compagnia di qualche fiore,
tristezza de la
bara senza pianto
che procede per
l'ultime dimore !
La stradicciuola
è stretta in mezzo a gli orti
pieni di rose e
di malinconia...
Oh pensate, pensate
a tutti i morti
che passarono
lungo questa via!
(da La via
de la Certosa di Corrado Govoni)
Corrado Govoni |
Venerdì santo,
entrato in agonia,
non ha la sua
campana che lo pianga...
come un mendico,
cui nulla rimanga,
rassegnato si
muore sulla via...
Prega, e ricorda
nella tua preghiera
tutte le cose che
ci lasceranno:
anche il ramo
d'olivo che l'altr'anno
ci donò, per la
Pasqua, Primavera.
(da Venerdì
santo di Fausto Maria Martini)
Fausto Maria Martini |
Ore della notte,
ore del sole,
uguali tutte,
che non ridete
a chi v'aspetta
sole.
Ore sole come
solo pane,
per oggi e per
dimane,
e per tutti i
giorni
di tutte le
settimane.
(da Ore
sole di Aldo Palazzeschi)
Aldo Palazzeschi |
O gioia di essere
solo!
non l'ombra d'un
conosciuto
vicino, toltone
il muto
dottore che avrei
preso a nolo.
Non ascolterei
che la sola
Natura, l'unica
amica;
non compirei piú
la fatica
di dire una mezza
parola.
(da Alcuni
desideri di Carlo Vallini)
Carlo Vallini |
È dolce guardare
a distanza,
come fra nebbie,
il passato:
pensar: "Ciò
ch'è stato, è stato:
pure un barlume ne
avanza!"
Bella eravate? Lo
penso.
E foste buona? È
men certo.
Credo perfin che
ho sofferto
un dolor vano, ma
intenso.
(da Tra i
veli de la memoria di Carlo Chiaves)
Carlo Chiaves |
Sono solo. Ha
piovuto. C'è una luce
bianca là dentro
ai pini neri. Cuce
una donnetta in
nero un panno bianco.
La luce e il
panno: bianco. I pini e l'abito: nero.
Oltre quel nero e
bianco, tutto è grigio; il sentiero
grigio, le case
grigie. Mi sento l'occhio stanco.
(da Studio
in bianco e nero di Nino Oxilia)
Nino Oxilia |
La gloria? la
sposa?
- È poca
vittoria.
E poco sono anche
le stelle
lucenti su me.
Io sento altre
cose più belle,
nostalgico io
vivo di cosa
che al mondo non
è.
(da Mentre
l'esilio dura di Giulio Gianelli)
Giulio Gianelli |
Quando, la notte,
dormivo,
io non temevo di
niente;
c'era con me la
mia mamma:
c'era nell'ombra
la luce.
Ora, non so
perchè faccia
questo infinito
viaggio;
sono
stanchissimo: cade
sopra il mio
petto la testa.
(da Un
fanciullo di Tito Marrone)
Tito Marrone |
E come aulian le
viole
le tue perdute
parole,
canzone
dell'anima mia!
Oh, potervi ancor
cantare
parole
dimenticate,
piccole rime
abbandonate
nella lontananza
serena
d'un dolce aprile
che fu...
(da Una
romanza dimenticata di Guelfo Civinini)
Io son disfatto
da una pace eterna-
mente uguale, una
pace eternamente
monotona; mi
struggo lentamente.
Miserere di me,
arbori santi,
date un pianto al
mio cor dei vostri pianti;
è primavera e nel
mio petto inverna!
(da Gli
Ulivi di Umberto Bottone)
Da quanto tempo,
immemore, mi aggiro
ospite
involontario in mezzo ad ospiti
occulti nel
castello della Noia?...
Cerco invano la
stanza che m'accolga,
la crisalide
bigia dove il sogno
tessere possa
qualche filo d'oro...
(da L'albergo della della Noia di Remo Mannoni)
Abbandono per le
vie che l'ora imbruna!
ultimo canto,
ultimo fulgore!
L'azzurro, tra le
lagrime, dispare!
Anima mia,
carezza il tuo dolore;
ritorneranno, il
dì che i sogni aduna,
le sorelle
paranze del tuo mare!
(da Alle
fonti di un perenne desiderio di Alberto Tarchiani)
Guardami. Sono
un'ombra, sono l'ombra
de l'eternità
profonda,
il dolore del
dolor mio.
Tu pure mi vedrai
passare:
passano gli
astri, passano i rosai;
tutto. Tu pure
passerai,
tu pure: anche il
mio dolore.
(da Ombre
di convalescenza di Yosto Randaccio)
Crepuscolo,
autunno del giorno!
Pianger non odi i
violini?
Son ciechi, van
come bambini
incerti nei
passi, in catena.
Non dicono mai la
lor pena,
- li avete mai
uditi parlare? -
Il giorno è sì
lento a passare!
(da Domenica di Guido Ruberti)
Infine ecco i
volumi da cui provengono i versi riportati.
Guido Gozzano (1883-1916):
"I colloqui", Treves, Milano 1911.
Sergio Corazzini (1886-1907) e Alberto Tarchiani (1885-1964): "Piccolo libro inutile", Tipografia Operaia
Romana, Roma 1906.
Marino Moretti (1885-1979):
"Poesie scritte col lapis", Ricciardi, Napoli 1910.
Corrado Govoni (1884-1965):
"Armonia in grigio et in silenzio", Lumachi, Firenze 1903.
Fausto Maria
Martini (1886-1930): "Poesie provinciali", Ricciardi, Napoli 1910.
Aldo Palazzeschi (1885-1974):
"Poemi", Blanc, Firenze 1909.
Carlo Vallini (1885-1920):
"Un giorno", Streglio, Torino 1907.
Carlo Chiaves (1882-1919):
"Sogno e ironia", Lattes, Torino 1910.
Nino Oxilia (1889-1917):
"Gli orti", Alfieri & Lacroix, Torino 1918.
Giulio Gianelli (1879-1914):
"Mentre l'esilio dura", Streglio, Torino 1904.
Tito Marrone (1882-1967):
"Liriche", Artero, Roma 1904.
Guelfo Civinini (1873-1954):
"I sentieri e le nuvole", Treves, Milano 1911.
Umberto Bottone (1888-1965):
"Lumi d'argento", La Speranza, Roma 1906.
Remo Mannoni (1883-1966):
"Fermento", Manzoni, Roma 1931.
Yosto Randaccio (1880-1965):
"Poemetti della convalescenza", Meloni-Aitelli, Cagliari 1909.
Guido Ruberti (1885-1955):
"Le Evocazioni", Casa Editrice Centrale, Roma 1909.
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